Il Tour de France 2019 tappa dopo tappa. La guida

Giovanni Battistuzzi

Da Bruxelles a Parigi attraverso 21 tappe, 23 giorni e 3.460 chilometri. Ecco tutte le altimetrie e i segreti della 106esima edizione della Grande Boucle

Saranno 3.460 chilometri. Saranno 23 giorni e 21 tappe. Sarà giallo, almeno per colore dominante, quello dei girasoli che farà da sfondo ai corridori, quello del sole sopra la testa, quello dei cappellini a bordo strada, quello della maglia più ambita, che da sola e per un giorno può cambiare una carriera, "anche la vita", raccontò Nicolas Barone nel 1977, vent'anni dopo quel 3 luglio 1957 che lo vide davanti a tutti, anche se per nemmeno 24 ore. "A pensarci non ci credo ancora. Sono sempre stato un corridore come tanti. Poi arrivò quella maglia gialla e ancora oggi qualcuno mi chiede come la penso su quello che succede nel ciclismo". Sarà battaglia, tentativo di sovversione, perché da troppo vincono i soliti, ossia quelli del fu Team Sky ora Team Ineos. Sarà una spada che taglia la Francia da oriente a occidente, da nord-est a sud ovest. Saranno prima Vosgi, poi Pirenei, infine Alpi. Sarà alta quota, salite infinite, discese altrettanto. Sarà il Tour de France, il solito Tour de France (?), oppure un nuovo Tour de France. Chissà.

  

Intanto prepariamoci a quello che verrà per in questi 23 giorni d'estate, quella più gialla, quella più bella, quella a pedali.

  


Il racconto del Tour de France 2019


  

Tutte le tappe del Tour de France 2019

1a tappa, sabato 6 luglio: Bruxelles-Bruxelles (192km)
2a tappa, domenica 7 luglio: Bruxelles-Bruxelles (crono a squadre, 27km)
3a tappa, lunedì 8 luglio: Binche-Epernay (214km)
4a tappa, martedì 9 luglio : Reims-Nancy (215km)
5a tappa, mercoledì 10 luglio: Saint-Dié-des-Vosges-Colmar (169km)
6a tappa, giovedì 11 luglio: Mulhouse-Planche des Belles Filles (157km)
7a tappa, venerdì 12 luglio: Belfort-Chalon-sur-Saône (230 km)
8a tappa, sabato 13 luglio: Macon-Saint-Etienne (199km)
9a tappa, domenica 14 luglio: Saint-Etienne-Brioude (170km)
10a tappa, lunedì 15 luglio: Saint-Flour-Albi (218km)

Martedì 16 luglio: riposo

11a tappa, mercoledì 17 luglio: Albi-Toulouse (167km)

12a tappa, giovedì 18 luglio : Toulouse-Bagnères-de-Bigorre (209 km)
13a tappa, venerdì 19 luglio: Pau-Pau (cronometro individuale, 27 km)

14a tappa, sabato 20 luglio: Tarbes-Col du Tourmalet (117km)  

15a tappa, domenica 21 luglio: Limoux-Prat-d’Albis (Foix) (185km)

Lunedì 22 luglio: riposo

16a tappa, martedì 23 luglio: Nîmes-Nîmes (177km)

17a tappa, mercoledì 24 luglio: Pont-du-Gard-Gap (207km)

18a tappa, giovedì 25 luglio: Embrun-Valloire (206km)

19a tappa, venerdì 26 luglio: Saint-Jean-de-Maurienne-Tignes (123km)

20a tappa, sabato 27 luglio: Albertville-Val Thorens (131km)

21a tappa, domenica 28 luglio: Rambouillet-Parigi (127km)

1a tappa, sabato 6 luglio: Bruxelles-Bruxelles, 192km

Tra Fiandre e Vallonia, tra muri e côtes, tra pavé e asfalto, tra Merckx e Merckx. Cinquant'anni fa la Francia assistette alla rivoluzione Eddy (l'Italia l'aveva vista sorgere già un anno prima) che durò cinque anni e sconvolse tutto il mondo del ciclismo. Il Belgio ne celebra l'anniversario con la Grand Départ, in una tappa copertina e anticipatrice. Su e giù dal Grammont, più semplicemente il Muur, ossia il meglio di tutti i muri di Fiandra. Poi passaggio a Meensel-Kiezegem, luogo di nascita del Cannibale e a Woluwe-Saint-Pierre, lì dove il più forte iniziò a pedalare.

 

Al di là delle giuste celebrazioni, il Tour de France inizierà con una tappa mossa, nervosa, più complicata di quello che sembra. Un po' perché ci sono 1.533 di dislivello, un po' perché la planimetria è un toboga di stradine e stradelle, un po' perché il finale tira all'insù, non molto ma abbastanza per rimanere sulle gambe a qualche velocista. 

2a tappa, domenica 7 luglio, Bruxelles (cronometro a squadre), 27 chilometri

Qualche su e giù, qualche curva e controcurva, qualche periocolo, ma niente di serio. Tocca picchiare forte sui pedali e farlo in sintonia con i compagni di squadra. Serve l'orchestra, i solisti devono mettersi da parte. In 27 chilometri è difficile perdere tanto da compromettere il Tour, ma se ne può perdere abbastanza per dovere iniziare ad attaccare. Il che è un bene.

3a tappa, lunedì 8 luglio: Binche-Epernay (214km)

Da nord a sud, dal Belgio alla Francia, dalla quiete al caos, dalle côtes agli strappi. E sono strappi duri, nulla di impossibile, ma capaci di restare nei polpacci. In tutto sono oltre 2 mila metri di dislivello, con qualche sprazzo di pianura per poter recuperare, ma nemmeno troppo.

 

Il finale è in leggera salita, gli ultimi chilometri sono francesi ma occhieggiano alle Ardenne. Il nome che tutta la Francia aspetta è Julian Alaphilippe. Ed è un nome ovvio, a patto che Sagan non sia quello di dodici mesi fa e che la squadra stia attenta a non lasciare troppo spazio alla fuga. Per i coraggiosi c'è la côte de Mutigny, che è corta ma verticale, che è a una quindicina di chilometri dal traguardo, la distanza buona per stuzzicare l'immaginazione.

4a tappa, martedì 9 luglio : Reims-Nancy (215km)

La Côte de Maron è poca cosa: 2,5 chilometri a 5.1 per cento. È a 15 chilometri, ma c'è tutto il tempo per rientrare, anche perché le squadre sono ancora fresche e le strade che conducono a Maron, dove inizia la salita sono larghe e abbastanza tranquille. I velocisti proveranno a giocarsi le loro carte, a meno che la pioggia non sconvolga un finale veloce, ma nel quale bisogna saper guidare la bicicletta.

5a tappa, mercoledì 10 luglio: Saint-Dié-des-Vosges-Colmar (169km)

Si fa il periplo della catena dei Vosgi, d'altra parte "il modo migliore per faticare il giusto è quella di evitare le salite: meglio cento chilometri in più che andar su e giù per monti". Lo diceva Robert Chattal, collega di Henri Desgrange, primo patron del Tour de France. Desgrange disse a Chattal che era un mezzo uomo, un senza palle e non lo volle più come collaboratore. Poi si ritrovarono in una brasserie di Parigi e bevvero così tanto da far la pace. Fu Chattal a far scoprire i Vosgi a Desgrange: era di Ammerschwhir. E da Ammerschwhir inizierà l'ultima salita di giornata: 4,6 chilometri al 6,1 per cento. Niente di impossibile, ma un bel trampolino per fare un po' di confusione: sicuramente per la tappa, difficilmente per la classifica. Anche perché il giorno dopo i Vosgi si scalano per davvero.

6a tappa, giovedì 11 luglio: Mulhouse-La Planche des Belles Filles (157km)

Sei salite e sette gran premi della montagna in 157 chilometri. Pianura? Poca e niente, anzi ad eccezione dei primi quindici chilometri niente. In totale i metri di dislivello sono quasi quattromila e gli ultimi sette chilometri sono tutti all'insù verso La Planche des Belles Filles. Che è di più della salita affrontata al Tour del 2012, del 2014 e del 2017. Ci sono cento metri di dislivello in più, che poi sono mille e cento metri in più da percorrere, ossia un muro al 24 per cento e un mal di gambe assicurato.

 

Qui hanno vinto Chris Froome, Vincenzo Nibali e Fabio Aru. Il primo non ci sarà, gli altri capiranno (forse) qui cosa sarà del loro Tour.

 

Sino alla Planche prima del 2012 non ci veniva nessuno e la gente se ne andava per mancanza di possibilità. Quando l'amministrazione locale decise, assieme agli organizzatori del Tour, di asfaltare la strada e creare tre piattaforme multifunzionali per prepararsi all'arrivo di tappa, gli ambientalisti gridarono al disastro ambientale. Nel 2015, i residenti di Plancher-les-Mines protestarono per la mancanza di benefici economici nonostante il lavoro svolto nel 2011, gli ambientalisti gli diedero man forte per sottolineare che l'ambiente era stato compromesso per sempre. L'amministrazione locale suggerì ai primi che senza offerta alberghiera non poteva esserci turismo, ai secondi di aspettare i dati del ministero prima di fasciarsi la testa. A fine 2018 al di là di qualche vandalizzazione e qualche auto bruciata per protesta, sono arrivati i primi dati certi. I turisti sono arrivati grazie ai bed & breakfast e a Airbnb e l'impatto ambientale delle opere realizzate è nullo. Anzi, sono tornate specie animali che non si vedevano da decenni e la qualità dell'aria è migliorata tornando agli anni Sessanta.

7a tappa, venerdì 12 luglio: Belfort-Chalon-sur-Saône (230 km)

È la tappa più lunga del Tour de France 2019, è la prima dopo le prime salite, ma è anche tra le più facili. Se non ci si mette il vento a fare scherzi ci sarà il solito copione: via la fuga, gruppo che insegue, che inghiotte gli avanguardisti, che si lancia verso la voltata.

8a tappa, sabato 13 luglio: Macon-Saint-Etienne (199km)

Non c'è una salita che si ricorda o si ricorderà, ma tant'è, non serve. Perché per arrivare a Saint-Etienne ci sono quasi quattromila metri di dislivello e sette Gran premi della montagna e altrettanti strappi senza punti per la maglia a pois. A lato della strada ci saranno i vigneti del Beaujolais e quelli che si arrampicano tra i Monts du Lyonnais. Ma non ci sarà tempo per bere, si spera. La festa inizierà dopo. La speranza, almeno per i produttori di vino, è che non finisca come nel 1953 quando, dopo la vittoria di Louison Bobet, i tifosi protestarono contro l'ordinanza comunale che vietava la vendita di alcolici e forzarono una delle cantine locali e finirono tutte le bottiglie. "Fu la più grande ubriacatura generale che io ricordi", scrisse dieci anni dopo Félix Lévitan.

9a tappa, domenica 14 luglio: Saint-Etienne-Brioude (170km)

Si arriva a casa di Romain Bardet ma nessuno aspetterà Romain Bardet. Gli esperti dicono che non è tappa per lui. Eppure la Côte de Saint-Just è un bel trampolino, la prima parte della discesa è tosta e poi ci sono pochi rettilinei e molte curve. Se uno ha gambe e determinazione può pure provare il colpo gobbo. E non è detto che non possa andare in porto. 

10a tappa, lunedì 15 luglio: Saint-Flour-Albi (218km)

L'altopiano del Cantal è uno dei posti più afosi di Francia. Se il vento spira da sud diventa insopportabile. Prima di Albi ci sono tante salitine, anche se nulla di impossibile. Si può terminare in volata. 

11a tappa, mercoledì 17 luglio: Albi-Toulouse (167km)

Dopo la prima giornata di riposo ecco 167 chilometri di strade che salgono dolcemente e altrettanto dolcemente scendono. Ci vuole incoscienza per provare ad anticipare i velocisti.

12a tappa, giovedì 18 luglio : Toulouse-Bagnères-de-Bigorre, 209 chilometri

Sul Monné, il monte che guarda dall'alto Bagnères-de-Bigorre, per oltre cent'anni a cavallo dell'anno Zero, resistette libera e indipendente una piccola comunità di pastori aquitani. Erano una sessantina di persone, un paio di centinaia di capre, nessun guerrigliero e solo qualche lancia per difendersi. Nessuno gli aveva avvisati che i romani avevano conquistato tutta la zona.

 

"Bagnères-de-Bigorre è un luogo della fantasia", disse lo scrittore parigini Georges Bernanos. "È meraviglioso: non succede mai niente. È per questo che è perfetto per immaginare il mondo, trovare le storie". A Bagnères-de-Bigorre i Pirenei si presentano a questo Tour de France. È una presentazione tanto affascinante quanto ben dosata: ventitré chilometri di salita in due tornate prima di venti chilometri di strada a discendere. C'è il Col du Peyresourde, poi l'Horquette d'Ancizan per tentare il colpo. Basteranno? Sicuramente. Ma per tanare i fuori forma.

13a tappa, venerdì 19 luglio: Pau-Pau (cronometro individuale), 27 km

Ventisette chilometri e tutti vallonati. Ventisette chilometri per provare a mettere minuti sugli inseguitori, difficile anche per i migliori specialisti. Ventisette chilometri per difendersi al meglio, possibile a patto di dimostrare di andare forte. 

14a tappa, sabato 20 luglio: Tarbes-Col du Tourmalet (117km)

Le cronometro hanno la capacità di ingannare: lasciano spesso strascichi imprevedibili nelle gambe. Ciò che era vero ieri, potrebbe non esserlo oggi, anche perché l'arrivo è alto, è tosto, è infinito. È, soprattutto, il Col du Tourmalet.

 

Quando si ha a che fare con il Tourmalet bisogna lasciar perdere i dati. Lunghezza, pendenza media, pendenza massima, altitudine non contano. È tutto un inganno, una perdita di tempo. Quello che conta è il clima. Se c'è il sole è un inferno. Se ce la pioggia pure. Se tira il vento è un inferno. Se non tira il vento lo è ancor peggiore. Quella che sale verso il Tourmalet "è una strada meravigliosa, l'evidenza che il genio umano è qualcosa di straordinario", dichiarò Napoleone III il giorno dell'inaugurazione – nel 1859 – della strada da lui voluta. Qualche anno dopo, precisamente nel 1865, si corresse: "Il Tourmalet è una strada maledetta, un covo di vipere e banditi". In sei anni diverse diligenze erano state rapinate sulla strada e i colpevoli mai trovati.

 

I banditi a questo Tour avranno occasione di rinverdire i fasti. C'è spazio per dare la prima botta, per capire chi può saltare. È il primo duemila che i corridori si troveranno sotto le ruote. È il primo duemila della storia del Tour. È il luogo nel quale Octave Lapize gridò a Desgrange: "Sei un assassino".

 

E chi dice che ormai è una salita datata incapace di fare la differenza è un motociclista.

15a tappa, domenica 21 luglio: Limoux-Prat-d’Albis (Foix) (185km)

La seconda settimana si chiude al Prat d'Albis. Sono i Pirenei orientali, quelli della Contea di Foix, quelli meno alti, meno lunghi, meno affascinanti. Sono quelli però più pericolosi. E non per pendenze o per difficoltà altimetriche. È l'asfalto e la strada a creare problemi, è il vento e l'umidità a poter affossare qualunque resistenza.

 

Al Prat d'Albis il Tour non c'era mai arrivato in 105 edizioni e in 118 anni di storia. Verso il Prat d'Albis in molti sognano il volo. D'altra parte è il posto giusto: è un dei siti più apprezzati per il decollo dei parapendii. 

16a tappa, martedì 23 luglio: Nîmes-Nîmes (177km)

Si arriva dove si parte e questo dettaglio basterebbe per invogliare la gente a nascondersi in città. D'altra parte la città si sviluppa quasi a raggiera attorno all'Arena, centro dell'Écusson, il nome del centro storico che ebbe origine in epoca romana. Vie strette e una uguale all'altra, il massimo per le imboscate, tanto che in epoca medievale a molti conquistatori venne in mente di raderla al suolo e ricostruirla per agevolare il controllo della popolazione. Nessuno mise mai in pratica il piano però perché nessuno durò mai abbastanza.

 

Non poteva essere altrimenti per una città deve il suo nome al dio celtico Nemausus, dio del caos e della fertilità, una specie di Bacco ma molto più libidinoso. Se qualcuno avrà voglia di fare la rivoluzione dovrà però impegnarsi parecchio. Di terreno buono per fare selezione ce ne è poco.

17a tappa, mercoledì 24 luglio: Pont-du-Gard-Gap (207km)

Dal Col de la Sentinelle al traguardo ci sono sedici chilometri, tanta discesa e neppure troppo facile e tre strappi. C'è la possibilità di tentare il colpo buono per vincere la tappa, c'è la possibilità di rientrare per giocarsi lo sprint, c'è la possibilità che nulla accada.

 

Dipende molto da come il gruppo attraverserà la Vaucluse, molto dipenderà soprattutto da cosa vorrà fare il Maestrale che qui quando soffia è un turbine che tutto può. Il Mont Ventoux guarderà dall'alto i corridori passare, questa volta senza intervenire

18a tappa, giovedì 25 luglio: Embrun-Valloire (206km)

Il Col du Galibier deciderà tutto. Se non il Tour, sicuramente la tappa di oggi. Prima si scaleranno il Col de Vars e il Col d'Izoard tanto per mettere stanchezza sulle gambe. Poi ci penserà il grande gigante a sistemare i conti di chi vuole la maglia gialla. È l'unica tappa di montagna di ampio chilometraggio in tutta la Grande Boucle. È l'unica tappa di montagna che porterà i corridori tre volte sopra i duemila metri. È l'unica tappa alpina che non finirà con l'arrivo in quota, quindi è frazione democratica, rende onore a tutti i due lati della montagna. E sino a Plan Lachat è discesa tosta, tecnica, difficile. È il tempo buono per la rivoluzione, per ribaltare classifiche e gerarchie.

 

19a tappa, venerdì 26 luglio: Saint-Jean-de-Maurienne-Tignes (123km)

Non c'è nulla di più alto e maestoso e mistico del Col de l'Iseran. I corridori saliranno sino ai 2.751 metri di quello che lo scrittore Jean-Jacques Rousseau, originario di Chambéry (paese a una cinquantina di chilometri dal colle), chiamerà "massiccio d'acqua dalla cima incerta". Sino all'Ottocento infatti la cima dell'Mont Iseran si credeva potesse essere sicuramente più alta di quella del Monte Rosa e del Cervino, e pareggiare per altitudine con il Monte Bianco. Nel Settecento una setta di animisti si rifugiarono nei boschi del monte, a poche decine di chilometri da Bonneval-sur-Arc in cerca dello spirito della Terra che secondo loro abitava nella montagna incappucciata. Al Tour del 1938 il belga Félicien Vervaecke fu il primo a raggiungere la cima. Era riuscito a guadagnare quasi un minuto sulla maglia gialla Gino Bartali, era pronto a buttarsi in discesa quando vide Henri Desgrange avvicinarsi. Gli tirò la bottiglia d'acqua che aveva in mano urlandogli che era un pazzo scriteriato, che a certe quote le biciclette dovevano essere vietate.

 

Ancora oggi l'Iseran è il valico carrabile più alto d'Europa. Ancora oggi è una salita di tutto rispetto, ma difficilmente oggi potrà invogliare qualcuno all'impresa solitaria. Verso Tignes però c'è possibilità di tentare l'imboscata. La tappa è breve quindi chi vorrà inventarsi qualcosa dovrà mettere i gregari a lavorare sin dalla partenza, altrimenti tutto si complica. 

20a tappa, sabato 27 luglio: Albertville-Val Thorens (131km)

La Val Thorens non finisce mai. Sono 33,4 chilometri di strada all'insù. Sono quasi duemilametri di dislivello per arrivare in cima, sono lunghi rettilinei che sembrano non finire e strada larga che sembra non salire. È una strada che "ti logora l'anima", raccontò Vladimir Poulnikov che qui nel 1994 andò in crisi quando sembrava potesse entrare facilmente nei primi cinque della classifica. D'altra parte è una salita che non esisteva, che nessuno aveva pensato potesse essere utile per il semplice fatto che non portava a niente. La realizzarono nel 1990 per i Giochi Olimpici Invernali del 1992 che si tenevano ad Albertville. A questo Tour sarà l'ultima occasione per fare qualcosa di buono. Il giorno dopo sarà Parigi, il giorno dopo sarà tutto già deciso.

21a tappa, domenica 28 luglio: Rambouillet-Parigi (127km)

La volata sarà serale, circa verso le 21,30. La volata sarà in mondo visione. La volata sarà la fine di tutto. Ciao Tour, ci vediamo l'anno prossimo.

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