La cronometro di Roglic alla Vuelta è un concentrato di psicologia

Lo sloveno conquista la decima tappa della corsa spagnola e veste la maglia rossa. I tre modi per correre una cronometro e l'insegnamento di Miguel Indurain

Giovanni Battistuzzi

Ci sono tanti modi per interpretare una cronometro. Il primo, quello che solitamente utilizza chi non è un fenomeno contro il tempo, è partire tranquilli, giusto per fare la gamba, e poi accelerare progressivamente. Il secondo è quello di partire forte ma dosando lo sforzo, spalmare insomma le energie su tutta la lunghezza della corsa. Il terzo è quello che Miguel Indurain sintetizzava in un concetto, in un verbo che nonostante fosse all'infinito, suonava imperativo: "Menare". Sosteneva il Navarro che per andare forte a cronometro bisogna immaginare di essere su di un binario e farsi trainare dal treno, ma un treno che ha fretta e corre il più veloce possibile.

 

Della terza scuola di pensiero è Primoz Roglic. Anche per lui "menare" è l'unico verbo da seguire, l'unica necessità. Menare e fare il più male possibile. Perché, di norma, gli scalatori le cronometro le soffrono e alle salite, il luogo dove si esaltano, devono arrivarci col morale a terra, mogi e distanti.

 

La cronometro d'altra parte – come le grandi saliti, quelle lunghe e infinite – è un concentrato di psicologia, a volte spiccia, molto spesso alla buona, ma abbastanza utile per accartocciare sicurezze, farsi invadere dalle domande, dai dubbi, da quei "ma se io in realtà..." che appesantiscono la testa e con essa le gambe.

 

Chi dalla decima tappa della Vuelta è uscito con la testa sgombra è proprio Roglic: vincitore e maglia rossa, soprattutto con la certezza che ora tocca agli altri fare quello che millantavano alla vigilia della corsa, ossia farlo saltare in salita. Lo sloveno si è limitato a fare quello che ha sempre fatto da quando saltava con gli sci. Seguire i binari, prendere lo slancio, volare, atterrare il più in là possibile. E il più in là possibile è un bell'in là: 1'29" davanti a Pogacar, 1'38" davanti a Valverde, 2' davanti a Lopez, 3'06" davanti a Quintana. Più o meno quello che aveva pronosticato prima del via. Ma mettere in pratica quel che si era pronosticato a volte è il miglior modo per proseguire in quello che si vuole ottenere. E Roglic è sempre stato chiaro su quello che vuole ottenere: tutto.

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