Guida (non solo cromatica) alla stagione ciclistica 2020

Giovanni Battistuzzi

Il World Tour parte dall'Australia (ma già si corre in tre continenti). Ecco tutte le maglie, gli appuntamenti e i nuovi protagonisti della stagione ciclistica

Un carrozzone colorato inizierà, da martedì 21 gennaio, a muoversi per il mondo. Si parte dall'Australia, si finirà in Cina. Da gennaio a ottobre il gran carrozzone del ciclismo mondiale raggiungerà quattro continenti. Il preambolo della stagione è il solito, il Tour Down Under, e pure l'epilogo non cambia, il Gree-Tour of Guangxi, anche se per molti tutto finirà sulle strade del Lombardia.

 

Qualcosa è cambiato dall'anno scorso, anche a livello visivo. E tocca, come ogni gennaio iniziare a farci l'occhio. Ecco qui una guida cromatica, squadra per squadra, per sapere quale colore cercare in gruppo per individuare il proprio corridore preferito:

 


 

Le squadre del 2020 e come individuarle

WORLD TOUR (cliccate sul nome della squadra per andare sulla pagina dedicata)

AG2R La Mondiale

Astana Pro Team

Bahrain-Mclaren

Bora-Hansgrohe

CCC Team

Cofidis, Solutions Crédits

Deceuninck-Quick-Step

EF Education First

Groupama-FDJ

Israele Israel Cycling Academy

Lotto Soudal

Mitchelton-Scott

Movistar Team Canyon

Team NTT

Team Ineos

Team Jumbo-Visma

Team Sunweb

Trek-Segafredo

UAE Team Emirates

PROFESSIONAL

Androni Giocattoli - Sidermec

Bardiani - CSF - Faizanè

Vini Zabù - KTM

Alpecin-Fenix

 


 

Il calendario del 2020 

Nell'anno olimpico, sabato 25 luglio ci sarà la prova maschile su strada e il 26 quella femminile, le stagioni del ciclismo non cambiano. Si sverna da qualche parte al di là degli oceani, ci si ritrova a fine febbraio per le prime prove sul pavé, il 3 marzo ci si sfiderà sugli sterrati toscani per le Strade Bianche, poi sarà tempo di Parigi-Nizza e Tirreno-Adriatico, prima di abbracciare la primavera con la Milano-Sanremo (17 marzo).

 

La stagione delle pietre avrà il suo clou tra il 27 marzo, Harelbeke, e il 12 aprile, Parigi-Roubaix, poi toccherà alle Ardenne prendere il testimone con il mezzo il Limburgo dell'Amstel a fare da spartiacque tra due mondi che in pochi sono riusciti a unire (l'ultimo è Philippe Gilbert).

 

Il Giro d'Italia inizia il 9 maggio, il Tour de France il 27 giugno, la Vuelta il 14 agosto.

 

I Mondiali si correranno ad Aigle-Martigny, in Svizzera, dal 20 al 27 ottobre.

 

Ecco le date di tutte le principali corse del 2020

21.01-26.01 Tour Down Under (Australia)
26.01-02.02 Vuelta a San Juan (Argentina)
02.02 Cadel Evans Road Race (Australia)
16.02 Trofeo Laigueglia (Italia)
23.02-29.02 UAE Tour (Emirati Arabi Uniti)
29.02 Classic sud Ardeche (Francia)
29.02 Omloop Het Nieuwsblad (Belgio)
01.03 Kuurne-Brussel-Kuurne (Belgio)
01.03 La Drome Classic (Francia)
07.03 Strade Bianche (Italia)
08.03 GP Industria & Artigianato (Italia)
08.03-15.03 Paris – Nice (Francia)
11.03-17.03 Tirreno – Adriatico (Italia)
18.03 Nokere Koerse (Belgio)
19.03 GP de Denain (Francia)
20.03 Bredene Koksijde Classic
21.03 Milano – Sanremo (Italia)
23.03-29.03 Volta Catalunya (Spagna)
25.03 Driedaagse De Panne (Belgio)
25.03-29.03 Settimana Internazionale Coppi e Bartali (Italia)
27.03 E3 Harelbeke (Belgio)
29.03 Gent – Wevelgem (Belgio)
01.04 Dwars door Vlaanderen (Belgio)
01.04-04.04 Giro di Sicilia (Italia)
04.04 GP Miguel Indurain (Spagna)
05.04 Ronde van Vlaanderen (Belgio)
06.04-11.04 Itzulia Basque Country (Paesi Baschi)
08.04 Scheldeprijs (Belgio)
12.04 Paris – Roubaix (Francia)
15.04 Brabantse Pijl (Belgio)
19.04 Amstel Gold Race (Paesi Bassi)
19.04 Tro-Bro Léon (Francia)
20.04-24.04 Tour of the Alps (Italia)
22.04 La Flèche Wallonne (Belgio)
26.04 Liège-Bastogne-Liège (Belgio)
26.04 Giro dell’Appennino (Italia)
28.04-03.05 Tour de Romandie (Svizzera)
01.05 Eschborn-Frankfurt (Germania)
09.05-31.05 Giro d’Italia (Italia)
31.05-07.06 Critérium Dauphiné (Francia)
07.06-14.06 Tour de Suisse (Svizzera)
14.06-19.06 Adriatica Ionica Race (Italia)
27.06-19.07 Tour de France (Francia)
05.07-11.07 Tour de Pologne (Polonia)
25.07 CC San Sebastian (Paesi Baschi)
25.07 Giochi Olimpici prova in linea (Giappone)
29.07 Giochi Olimpici prova a cronometro (Giappone)
29.07-09.08 Volta a Portugal (Portogallo)
14.08-06.09 Vuelta a España (Spagna)
16.08 Cyclassics Hamburg (Germania)
16.08 Ride London Classic (Gran Bretagna)
23.08 Bretagne Classic (Francia)
29.08 Brussels Classic (Belgio)
31.08-06.09 BinckBank Tour (Belgio e Paesi Bassi)
10.09 Campionati Europei prova a cronometro (Italia)
11.09 GP Québec (Canada)
13.09 Campionati Europei prova in linea (Italia)
13.09 GP Montreal (Canada)
16.09 Giro di Toscana (Italia)
17.09 Coppa Sabatini (Italia)
19.09 Memorial Pantani (Italia)
20.09 Trofeo Matteotti (Italia)
20.09 Campionati del Mondo prova a cronometro (Svizzera)
27.09 Campionati del Mondo prova in linea (Svizzera)
30.09 Coppa Agostoni (Italia)

01.10 Coppa Bernocchi (Italia)
03.10 Giro dell’Emilia (Italia)
04.10 GP Bruno Beghelli (Italia)
06.10 Tre Valli Varesine (Italia)
07.10 Milano – Torino (Italia)
08.10 Gran Piemonte (Italia)
10.10 Il Lombardia (Italia)
11.10 Parigi – Tours (Francia)
15.10-20.10 Gree – Tour of Guangxi (Cina)

AG2R La Mondiale

Nella vita c’è bisogno di certezze. E così, visto che nessuno in Francia ha trovato qualcosa da ridire, nulla è cambiato in casa Ag2r. Non la maglia, sempre a tre colori, marron-bianco-azzurro a bande orizzontali. Non negli obbiettivi: Tour de France e classiche francesi in testa. Non nei nomi. O quasi. Perché sono arrivati due sprinter alle prime armi ma di talento (l’inglese ex Team Katusha Harry Tanfield e il neopro francese Clemente Champoussin) e un cacciatore di fughe e tappe, ma di fondo e con la capacità di leggere la corsa, il nostro Andrea Vendrame. Ma la grande novità è quella che Romain Bardet non sarà al via del Tour (a far bene in classifica ci penserà Pierre Latour), ma del Giro d’Italia. Dopo anni di grandi speranze, buoni risultati (un secondo e un terzo posto nel 2016 e 2017) e qualche delusione (il sesto posto del 2018 e il quindicesimo del 2019), il professor Bardet proverà a tirarsi fuori da un presente che lo vede lontano da dove avrebbe voluto (e forse potuto) essere già da qualche stagione, ossia tra i grandi interpreti delle tre settimane. 

 

L’Ag2r rimane nel complesso una formazione affidabile che può migliorare le 14 vittorie del 2019. Molto dipenderà dalle fughe nelle corse a tappe (Gougeard, Bidard, Cherel e Vendrame su tutti), da Bardet e dalla conferma del talento (grande) di Benoît Cosnefroy, uno che già nelle Ardenne potrebbe battere i primi colpi. 

Astana Pro Team

La capitale del Kazakistan ha cambiato nome, la squadra del Kazakistan no. Rimane Astana che è un meraviglioso anacronismo storico. A prima vista non c’è nulla di nuovo. Maglia sempre azzurro Astana con inserti gialli, pantaloncini neri. Anche i capitani sono gli stessi: Jakob Fuglsang per le Ardenne (e poi Giro da uomo di classifica e Tour da spalla) e Miguel Angel Lopez (che si concentrerà sulla Grande Boucle). Al loro fianco un po’ di guastatori. Perso Pello Bilbao, sono rimasti i fratelli Izaguirre, Alexey Lutsenko e Omar Fraile ai quali si sono aggiunti il russo Aleksandr Vlasov, scalatore di talento, e i baschi Alex Aranburu e Oscar Rodriguez. Per le classiche delle Fiandre è arrivato Davide Martinelli. La perdita di Dario Cataldo e Davide Villella è importante: gregari del genere sono rari. 

 

Gli uomini di Vinokourov pedaleranno su biciclette Wilier Triestina, un altro po’ d’Italia. 

Bahrain - McLaren

Cambia tutto nell’isola del Golfo Persico. Innanzitutto dal colpo d’occhio. Non più un completo degno di una copertina in pile, ma una maglia patchwork rosso-arancio-nera. D’altra parte serviva un bel colpo di mano per tentare di superare la fine del regno di Vincenzo Nibali. Il triumvirato Allert-Ellingworth-Erzen c’ha provato andando in Spagna a prendersi Mikel Landa. Toccherà a lui provare a conquistare ciò che lo Squalo ha solo sfiorato: un grande Giro. Ci proverà col Tour quest’anno l’ex Movistar. Al suo fianco è arrivata gente tosta. Da Wout Poels a Rafael Valls, da Pello Bilbao a Enrico Battaglin, oltre alle conferme di Damiano Caruso e Hermann Pernsteiner. 

 

Per migliorare le sedici vittorie del 2019, serviranno gli sprint vincenti di Mark Cavendish, che proverà sulle bici Merida a cancellare la sua peggior stagione da quando è professionista. L’anno scorso lo hanno bloccato diversi problemi fisici, forse, dicono dall’Isola di Mann, risolti. Dovesse andar male l’azzardo ci saranno i soliti Sonny Colbrelli e Matej Mohoric. Il futuro invece potrebbe parlare inglese. Alfred Wright in pista va alla grande, su strada ha iniziato da poco, ma a Londra e dintorni sono sicuri di avere un nuovo Cav. 

Bora-hansgrohe

Quarantasette vittorie in un anno. Nel 2019. Duro fare meglio, soprattutto visti i saluti di Sam Bennet (che da solo ne aveva messi in saccoccia tredici). Il peso degli sprint sarà così tutto sulle spalle, per altro belle solide, di Pascal Ackermann. Il tedesco a 26 anni sembra essere pronto a trasformarsi definitivamente in uno dei migliori velocisti al mondo, grazie anche alle tredici vittorie dell’anno scorso. I grandi giri saranno terreno di caccia per Emanuel Buchmann, quarto all’ultimo Tour, e per l’altra grande speranza del ciclismo tedesco, quel Lennard Kämna che si pensava fosse solo un gran passista, ma che l’anno scorso ha dimostrato di saper reggere, e bene, pure in salita. Per tutto il resto c’è Peter Sagan. Lo slovacco ha una voglia matta di mettersi alle spalle la peggior stagione della carriera, dove in ogni caso ha conquistato quattro vittorie di cui una al Tour. Il debutto al Giro d’Italia a maggio potrebbe essere una buona occasione, anche perché il percorso, almeno all’inizio, lo favorirà. La maglia rosa, almeno per qualche giorno, è alla sua portata. 

 

Tra i nuovi c’è Ide Schelling. Segnatevi il nome, perché l’olandese va forte, ha talento e buona inventiva.  

CCC Team

Ilnur Zakarin per la classifica nei grandi giri. Anche se sarebbe meglio per le fughe, specialità nella quale il russo si è contraddistinto negli ultimi anni. Matteo Trentin per le classiche. Fausto Masnada per sorprendere. Jan Hirt per rendere dura la corsa. E poi c’è ancora Greg Van Avermaet, ossia classe da pietre e fughe. E sarà proprio nei tentativi da lontano che la formazione polacca potrà dare il suo meglio – sperando di migliorare il bottino di sei vittorie del 2019 –, grazie anche a gente come Alessandro De Marchi, Will Basta (che dopo un anno di apprendistato potrà provare a dire la sua, il talento ce l’ha, anche nel grande ciclismo). Per gli sprint c’è Jakub Mareczko, che ha l’occasione, l’ennesima, per trasformarsi in un velocista vincente lasciandosi alle spalle il ruolo di (eterna?) promessa. Occhio a Georg Zimmermann: il talento c’è, l’esperienza no, ma potrebbe arrivare in fretta.

Cofidis, Solutions Crédits

La maglia è bianca bordata di rosso, ma quella che, almeno fino all’estate, sarà più seguita è quella bianca con una banda blu e azzurra. La vestirà Elia Viviani, capitano veloce della terza squadra francese del World Tour. La promozione è arrivata in inverno, il capitale umano è buono, soprattutto perché ad aiutare il campione olimpico dell’Omnium sono arrivati Fabio Sabatini, pesce pilota di Elia da una vita, Simone Consonni e Julien Vermote. Per i grandi giri c’è Guillaume Martin, pronto a fare il salto di qualità giusto per sistemarsi quanto meno tra i dieci della generale. Per le fughe, oltre ai soliti Rossetto, Maté e i fratelli Herrada è arrivato Nathan Hass. L’idea è semplice: tutti per Viviani (e quando si può, tutti in fuga).

 

Il campione europeo ha voluto con lui pure il fratello Attilio, che ha già vinto la sua prima corsa stagionale alla Tropicale Amissa Bongo.

Deceuninck - Quick Step

La maglia un tempo blu, è ora prevalentemente bianca. E molto Castorama, formazione degli anni Novanta rimasta nella memoria dei tifosi per la loro divisa da muratori. L’addio di Elia Viviani, Philippe Gilbert e Enric Mas, probabilmente, almeno nei numeri, non peserà. Perché è arrivato Sam Bennett. Perché c’è Remco Evenepoel con un anno in più e tanta voglia di stupire (parteciperà al Giro d’Italia a maggio). Perché ci sono Kasper Asgreen e Rémi Cavagna pronti a occupare spazi sempre più consistenti e di responsabilità nel Wolfpack (a cui si aggiunge un prospetto interessante per le classiche delle pietre: Davide Ballerini). Rimangono le solite certezze: Zdenek Stybar e Yves Lampaert. E soprattutto c’è un Julian Alaphilippe sempre più convinto delle sue immense capacità. 

 

Nei grandi giri la speranza è James Knox, l’incertezza, ma di talento, è Bob Jungels (bravissimo a far tutto, con il rischio però di non riuscire a trovare una sua dimensione), la scommessa è Joao Almeida, l’aiutante Mattia Cattaneo. 

 

E c’è un Andrea Bagioli tutto da scoprire. 

EF Pro Cycling

I colori sono gli stessi, rosa e blu, i protagonisti pure. Rigoberto Uran a tirare le file, i suoi connazionali Sergio Higuita e Daniel Felipe Martinez a provare a spaccare il volo in salita. Questo almeno per i grandi giri. Per le classiche c’è Alberto Bettiol, capace di essere protagonista sia nelle Fiandre (sperando in un bis al Fiandre), sia in terreni asfaltati e movimentati. Per dar manforte all’italiano nelle gare di un giorno sono arrivati Jens Keukeleire (utile anche a tirar acqua nei grandi giri) e Magnus Cort, un tempo uomo da volata divenuto un osso duro da lotta e da avventura. 

Groupama – FDJ

Col tricolore francese addosso ci saranno pressoché gli stessi uomini dell’anno scorso. Thibaut Pinot su tutti. È ancora lui il capitano della formazione francese. È ancora lui la speranza di una formazione che crede ancora molto nel suo uomo più talentuoso, a cui però è sempre mancato qualcosa, e la fortuna, per ottenere ciò che meriterebbe: un posto nel podio di una grande corsa. 

 

Se Pinot è il centro gravitazionale della squadra, David Gaudu è il talento su cui non si può non puntare. Il suo talento è assoluto, la sua capacità di cambiare ritmo in salita può mettere in difficoltà tutti. Gli manca la continuità, ma per quella c’è tempo. Farà ancora da spalla a Thibaut al Tour. Forse. 

 

Arnaud Démare è la certezza per le volate. Al suo fianco proverà a crescere Simon Guglielmi, uno che ha spunto in volata, tenuta in salita e capacità di leggere la corsa. Gli manca un po’ di fondo, si farà. 

Israel Start-Up Nation

L’anno scorso il Giro, la Sanremo e le classiche delle Ardenne. Quest’anno tutto. Per i biancazzurri d’Israele è arrivata la promozione nel World Tour e si è trasformata nella Katusha. Dalla squadra russa sono arrivati Biermans, Dowsett, Hollenstein, Navarro, Würtz Schmidt, Zabel. E soprattutto Nils Politt, un gigante da pietre, spunto veloce e fondo. Gli manca qualcosa per trasformarsi in un vincente, ma forse meno di quello che si è spinti a pensare. Il tedesco ha un gran motore che ogni tanto però non è spinto da una convinzione altrettanto forte. Se la trova a Tel Aviv e in Germania avranno da esultare. ù

 

Per le corse a tappe e le classiche delle Ardenne il capitano sarà Dan Martin. L’irlandese ha 33 anni, un rendimento ondivago, ma talento per far male e stare nelle posizioni buone della classifica. 

 

Davide Cimolai e Rick Zabel si giocheranno le volate con André Greipel. Il tedesco per molti è finito da un pezzo, ma è uno che non molla mai e che ha esperienza e talento per risorgere. 

Lotto Soudal

Più nero che bianco o rosso. Ma è il colore della maglia, ben altra tinta è invece quella delle attese. Perché nella squadra belga è tornato Philippe Gilbert e il primo grande obbiettivo è fissato per il 21 marzo. Appuntamento a Sanremo. Lì Gilbert proverà a conquistare l’unica Classica monumento che gli manca. 

 

Non di soli ritorni però vive la Lotto. Perché tra i nuovi c’è pure John Degenkolb, una bella variabile nelle strategie di squadra sulle corse nel pavé. 

 

Il resto è noto. Caleb Ewan per le volate (che proverà a insegnare a Stefano Oldani alcuni trucchetti), Thomas De Gendt per le imprese, Tim Wellens per le corse di un giorno e le fughe montane. Carl Fredrik Hagen potrebbe essere l’uomo da classifica nelle corse a tappe: va forte ovunque, non eccelle in niente, ma ha tigna e capacità di stringere i denti. 

Mitchelton-Scott

Se non tutto, quanto meno molto, dipenderà dalle sorti di Simon e Adam Yates. Saranno loro le punte per i grandi giri e per le classiche delle Ardenne. Al loro fianco non è cambiato nulla: Lucas Hamilton e Jack Haig però hanno un anno di corse in più e un bel talento da mettere in mostra sia come spalle, sia, in caso, per provare a fare i primattori. Nessuno nella squadra australiana lo ammetterà mai, ma se i due nazionali riuscissero a fare il salto di qualità ecco che i programmi potrebbero cambiare. Sempre che Esteban Chaves non risorga dalle ceneri di troppi problemi fisici. Difficile, ma le vie del Signore sono infinite e pure quelle delle montagne non scherzano. 

 

Il resto della ciurma è fatta da gente tosta, d’esperienza e di capacità di soffrire per i capitani. Con un due campioni nazionale in più: Cameron Meyer il 12 gennaio ha colto il secondo successo stagionale; prima di lui, a cronometro, c’era riuscito Luke Durbridge. Per ora due vittorie su due corse. Fare meglio era impossibile. 

Movistar Team

Il triumvirato (diventato quadrumvirato) è evaporato in un inverno. Mikel Landa, Nairo Quintana se ne sono andati dopo tante speranze e poche vittorie. Qualche rimpianto in più per l’addio di Richard Carapaz. Ma tant’è. Eusebio Unzué non è uno che rimpiange il passato, anzi. È uno che ha sempre in testa il futuro e la capacità di interpretare i tempi che cambiano. Anche se i suoi tempi in realtà non cambiano mai. Alejandro Valverde corre ancora e questo basta per avere certezze. Trentanove anni per lui non sembrano troppi per stupire ancora. Dovesse andar male ecco che ci sono le alternative. Prima su tutte Enric Mas, uno che in salita va forte e soprattutto uno che non ha paura di scattare. Marc Soler invece è rimasto con l’idea di fare finalmente il capitano dopo un anno di troppo di gregariato alle spalle. Chissà. Intanto al Tour si troverà Mas e toccherà alla strada decidere chi di loro si dovrà sacrificare. 

 

Al suo fianco c’è gente tosta. Rojas, Carrettero, Pedrero e Verona garantiscono adeguata protezione ovunque. E sono arrivati Dario Cataldo e Davide Villella, una garanzia di ritmo e chilometri in testa.  

 

E poi c’è il colombiano Einer Augusto Rubio. Ha 21 anni (22 a febbraio), un motore che in salita va fortissimo e la dinamite nel cambio di ritmo. Attenzione. 

NTT Pro Cycling

La fu Dimension Data ora si chiama NTT. Ed è cambiato tutto. Da Bjarne Riis in giù. Detto che nessuno sentiva la mancanza del danese, sarà proprio l’ex vincitore (col sangue marmellata) del Tour la possibile svolta per la formazione sudafricana che ora veste di blu e punta a raccogliere qualcosa di più del misero bottino dell’anno scorso: sette vittorie, nessuna importante. 
La squadra è un miscuglio di esperienza e gioventù. E un bel po’ di promesse mai sbocciate. Primo tra tutti Louis Meintjes. Lo scalatore sudafricano non ne azzecca una da due anni, ma a quanto dicono quest’inverno avrebbe messo la testa a posto e così in palla non è mai stato. Almeno a gennaio. Sperare non costa nulla. Gino Mäder è ancora giovane, ha avuto un passaggio al professionismo poco convincente, ma ha talento e può quest’anno trovare i suoi spazi. Spazi che proveranno a ritagliarsi due corridori d’esperienza come Domenico Pozzovivo e Roman Kreuziger. 

 

Boasson Hagen e Valgren hanno in mente le classiche del nord. Nizzolo le volate. Matteo Sobrero e Samuele Battistella un mondo di sogni da realizzare. 

Team Ineos

Nell’ordine, almeno di Tour de France portati a casa, ci sono: Chris Froome, Geraint Thomas, Egan Bernal. C’erano quando sulle maglie c’era scritto Sky, quando le maglie cambiarono e apparve la scritta Ineos. Ci sono ancora. E con loro da quest’anno c’è pure Richard Carapaz. Uno che l’anno scorso il Giro d’Italia non l’ha vinto perché Nibali e Roglic si sono guardati, ma l’ha vinto e basta. L’ecuadoriano si ripresenterà al via della corsa rosa e l’idea è quella di vincerla. Per il Tour invece verrà riproposta la coppia Bernal-Thomas. Per quanto riguarda Froome invece bisognerà aspettare. La caduta dell’anno scorso ne ha rallentato la preparazione invernale e il calendario per il 2020 non è ancora deciso. Dovrebbe essere al via della Grande Boucle, ma tutto il programma di avvicinamento è ancora fumoso. 

  

La maglia è la stessa dell’anno scorso, i protagonisti principali pure. Tra i nuovi c’è Rohan Dennis, uno che può essere utile per aiutare i quattro capitani a vincere tutti e tre i grandi giri, perché è questo l’obbiettivo principale del Tour: realizzare ciò che nessuna squadra è mai riuscita a fare. Arrivasse pure una classica del nord (Moscon ci proverà sulle pietre fiamminghe, Ganna dovrebbe puntare invece alla Roubaix) nessuno si lamenterebbe. 

Team Jumbo Visma

Migliorare il 2019 è difficile. Almeno per numero di vittorie: cinquantuno. E così la formazione olandese ha per obbiettivo quello di migliorare la qualità. L’anno scorso è arrivata la Vuelta, quest’anno si punta al Tour de France. E per riuscirci accanto a Primoz Roglic è arrivato Tom Dumoulin. Saranno loro i capitani in terra di Francia, con Steven Kruijswijk a fare quello che sa fare meglio: partire da gregario e trasformarsi in protagonista della corsa. Al Giro i gialloneri (quest’anno il giallo sarà più scuro e il nero occuperà il petto) invece punteranno ai successi di tappa. Dylan Groenewegen viene da una stagione nella quale ha confermato di essere tra i velocisti più forti in gruppo (quindici vittorie) e il percorso della corsa rosa potrebbe agevolarlo nel trovare vittorie anche in Italia, paese nel quale ha corso poco e vinto niente. “E per essere considerato il più forte, un velocista deve prima o poi dimostrare di saper vincere anche in Italia”, parola di Rik Van Steembergen. 

 

Se Tom Dumoulin è il presente, una garanzia per le corse a tappe, in Olanda pensano di essersi assicurati anche un pezzo importante di futuro. E non solo perché per il secondo anno di fila ci sarà Wout Van Aerts, che vuole puntare a conquistare qualcosa, se non tutto, tra Fiandre e Roubaix (molto dipenderà però dall’aver superato o meno lo shock per la caduta al Tour dell’anno scorso). A ronzare nella testa di Richard Plugge c’è soprattutto un nome: Tobias Foss. Il norvegese ha conquistato il Tour de l’Avenir l’hanno scorso, quest’anno muoverà i primi passi nel professionismo, ma sa andare fortissimo sia in salita che a cronometro e soprattutto ha le idee chiare: “Non so sinceramente quali siano i miei limiti. L’unica cosa che so è che posso andare forte e ho una voglia incredibile di dimostrare di non essere secondo a nessuno”. 

Team Sunweb

La maglia è rimasta pressoché la stessa di un anno fa, rossa con due strisce bianche sul petto, eppure è cambiato tutto. Perché Tom Dumoulin non c’è più (si è trasferito al Team Jumbo) e con lui se ne sono andati i sogni di vittoria in un grande giro. O forse no, perché i tedeschi sono convinti di avere in casa l’erede d’alta classifica: Sam Oomen, uno che in salita sa e può stare con i più forti. 

 

L’addio al talento olandese in ogni caso comporta mutazioni radicali: la classifica generale non sarà più il primo obbiettivo, si punta su altro, su fughe e volate. Le nove vittorie del 2019 sono un minimo da provare a lasciare alle spalle. E per riuscirci il team tedesco ha deciso di puntare ancora su Michael Matthews, sempre meno velocista sempre più corridore da classiche e tentativi da lontano, e su una banda di giovanotti con tanta voglia di fare bene. Tra questi c’è Tiesj Benoot. Il belga l’anno scorso ha iniziato a vincere qualcosa, ora vuole raccogliere i frutti di una maturazione fisica e tattica evidente. Punterà alle Ardenne, tradendo così il suo amore per le pietre delle Fiandre. Alberto Dainese è la scommessa negli arrivi veloci. È un neopro, ma tra gli under ha fatto vedere di possedere due caratteristiche importanti per poter far bene anche tra i grandi: resistenza e un’ottima capacità di capire la corsa.  

Trek - Segafredo

Sulla maglietta il bianco ha preso il posto del rosso e viceversa. Ma non è questa la novità più importante. C’è altro. E questo altro ha un nome, Vincenzo, e un cognome, Nibali. Lo Squalo arriva alla corte di Luca Guercilena con un obbiettivo principale: conquistare la medaglia d’oro alle Olimpiadi. Magari da aggiungere alla maglia rosa del Giro d’Italia. E sarebbe una doppia accoppiata perché in rosa c’è anche il campione del mondo Mads Pedersen che con l’iride addosso vuole cercare di portare a casa ciò che gli sta più a cuore: una vittoria sul pavé. Che sia Fiandre o Roubaix non importa. 

 

L’importanza dell’arrivo di Nibali è però anche in prospettiva, perché in maglia Trek corre (e potrebbe continuare a correre anche dopo il 2021) Giulio Ciccone, ossia la grande speranza del ciclismo azzurro nelle corse a tappe (e c’è anche Nicola Conci che quest’anno potrebbe fare un altro passo in avanti e dimostrare il suo talento). La vittoria di tappa e la maglia azzurra conquistate al Giro dell’anno scorso, oltre ai due giorni in maglia gialla al Tour, sono i primi segnali di un talento pronto a occupare prosceni importanti nelle corse a tappe. Correre un anno a grandi livelli con lo Squalo gli darebbe l’occasione di imparare a gestire le corse, di apprendere la differenza che esiste tra essere un buon corridore e un gran protagonista del ciclismo. E per cercare di agevolare il più possibile il duo italiano, Guercilena ha portato in Trek Kenny Elissonde, che in tre anni di Sky/Ineos ha imparato i segreti del lavoro per i capitani. 

 

Al Tour la formazione italoamericana invece punterà su Bauke Mollema e Richie Porte, con il primo che si dedicherà a ciò che gli riesce meglio, le fughe, e il secondo che proverà a 34 anni a riprendersi il tempo che troppa sfortuna gli ha fatto perdere. 

UAE - Team Emirates

Si riparte dalle 29 vittorie del 2019. Un buon risultato che però ha lasciato qualche malumore. Perché si poteva e forse si doveva fare di più. E così Mauro Giannetti e Beppe Saronni hanno deciso che servivano delle correzioni. In primis fornire al proprio velocista di punta uno dei migliori pesci pilota in circolazione. Fernando Gaviria avrà così ai suoi servizi Maximiliano Richeze e questo potrebbe fare la differenza per lo sprinter colombiano dopo un anno con più ombre che luci.  

 

Se il reparto velocità è stato sensibilmente migliorato (sono rimasti Jasper Philipsen e Alexander Kristoff), anche per quanto riguarda le grandi corse a tappe la UAE dovrebbe stare tranquilla. Tadej Pogačar, terzo in generale all’ultima Vuelta, è rimasto e, con un anno d’esperienza in più, vuole provare a far bene sia nelle Ardenne sia al Tour.  

 

Al Giro invece parteciperà il nuovo acquisto Davide Formolo che dopo gli anni alla Bora ha deciso di passare alla corte di Saronni per provare a fare quel salto di qualità che ancora non gli è riuscito. Il ruolo da capitano al Giro se lo dovrà giocare con Fabio Aru. Il sardo dopo due anni orribili sa che questa può essere l’ultima occasione per far tacere le malelingue che lo danno per finito. Può farcela. 

 

Tra i volti nuovi tre sono veramente interessanti. Andrés Camilo Ardila è uno tra gli scalatori più interessanti in circolazione; Alessandro Covi ha dimostrato tra gli under di poter fare la differenza quando la strada sale; Brandon McNulty va forte, e molto, ovunque.  

Androni Giocattoli - Sidermec (professional)

La banda Savio sarà al via del prossimo Giro d’Italia. E questa è un’ottima notizia innanzitutto per lo spettacolo. E poco importa che i grandi protagonisti del 2019 – Fausto Masnada, Mattia Cattaneo e Marco Frapporti – abbiano preso altre strade. In maglia Androni sono molti i corridori che possono fare ottime cose nella corsa rosa. A partire da Kevin Rivera. Savio ha fatto crescere con calma il talento costaricano e quest’anno potrebbe essere l’anno giusto per metterlo alla prova in una grande corsa. In salita Rivera sa fare la differenza, a cronometro si difende, per fare bene nella generale forse non basterà, ma per divertire sulle strade della corsa rosa tutto ciò può essere sufficiente. E attenzione a Jefferson Alexander Cepeda. 

 

Per il resto il solito mix di attaccanti e giovani interessanti da far crescere. Qualcuno potrebbe, al solito, ritagliarsi un ruolo importante al Giro. 

Bardiani - CSF - Faizané (professional)

Giovanni Carboni è il talento più in vista della banda Reverberi che quest’anno sfoggerà un completo viola e verde che certo non passerà inosservato. Al suo fianco Filippo Zaccanti potrebbe essere la sorpresa tra le sorprese. Il bergamasco ha alle spalle già due stagioni tra i pro, qualche infortunio di troppo e una gran voglia di riprendersi il tempo perso sinora. È uno che non molla, in salita non si stacca facilmente, nelle fughe può trovare la sua dimensione. Per gli sprint ci sono Giovanni Lonardi e Matteo Pelucchi. Il primo ha 23 anni e già due piazzamenti tra i dieci allo scorso Giro. Il secondo è arrivato già ai trenta, ma qualche anno fa ne ipotizzavano una gran carriera. In maglia Bardiani può rinascere. 

Vini Zabù - KTM

Giovanni Visconti è il nome attorno cui gira tutta la formazione di Luca Scinto. Al Giro proverà a ritornare alla vittoria che gli manca dal 2013. Al suo fianco si muoveranno diversi corridori interessanti, primo tra tutti quell’Andrea Garosio che l’anno scorso al Giro si è dato un gran da fare per supportare Vincenzo Nibali. In salita ci sa fare e non è fermo in volata. Anche lui proverà a essere protagonista nelle fughe. In maglia verde fluo è arrivato Marco Frapporti: lo vedremo avanti al gruppo a cercare l’impossibile.

Alpecin - Fenix

Sarà il blu scuro il colore di Mathieu Van der Poel. Nuovo sponsor, stessa squadra per Gunny, ma con un pacchetto di compagni ben più sostanzioso per tentare di scalare le gerarchie del ciclismo mondiale. I risultati eccezionali dell’anno scorso hanno fatto moltiplicare gli inviti. E non c’è grande classica che non potrà correre Gunny. Al suo fianco è arrivata gente d’esperienza e di talento. A partire da Petr Vakoč sino ad arrivare a Sacha Modolo e Kevin Sbaragli, utilissimi guardiaspalle per le classiche delle pietre. Per l’avventura nelle Ardenne c’è invece Louis Vervaeke.  

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