Girodiruota – GiroDiVino
Una scelta di vita
L'ottava tappa del Giro d'Italia 2020 doveva partire da Castrovillari e arrivare a Brindisi. Nel brindisino si è conclusa la grande fuga dall'America di Frank, pubblicitario che si è dato all'uva
L'ottava tappa del Giro d'Italia 2020 doveva partire da Castrovillari e arrivare a Brindisi. L'ottava tappa di GiroDiVino (qui trovate tutte le altre puntate) è da leggere bevendo una bottiglia di Melograno, della Azienda Agricola Melillo, Villa Castelli (BR).
Quando, una volta sceso dall’aereo, montò la bicicletta e iniziò a pedalare verso sud, con il vento a spingerlo docile alle sue spalle, gli sembrò che il cielo nella sua testa fosse meno nero, che le idee tornassero a circolare serene, libere dai miasmi del recente passato. Aumentò la cadenza delle pedalate, quasi volesse andare in fuga da se stesso.
In America aveva lasciato anni di delusioni. Un matrimonio andato a male e finto peggio, un lavoro che non amava, una città che lo stava schiacciando tra strade affollate e troppi rumori. S’era preso un mese di pausa da ogni cosa con la scusa di occuparsi di ciò che suo zio aveva lasciato a suo padre. Suo zio Giacinto era morto qualche mese prima lì dove era nato, in quel paese di quattro case che il suo vecchio aveva lasciato decenni e decenni fa per cercare di fare fortuna dall’altra parte dell’oceano. Non c’era riuscito, ma quanto meno se l’era cavata, aveva messo su famiglia e dato un’istruzione e un futuro decenti ai suoi figli. Al paese non c’era più tornato, nemmeno per salutare il fratello, ché i rapporti erano quelli che erano. Da sempre. D’altra parte mica era facile aver a che fare con quell’orso del Giacinto, che mai aveva voluto gente attorno.
Ci vado io, disse Frank. Suo padre aveva alzato le spalle e aveva mogugnato un vendi tutto, tanto io vecchio e non ci torno, casa mia è qua.
Frank Lorusso era partito qualche settimana dopo, direzione Malpensa, con la sua bici e due borse al seguito giusto per avere qualcosa da vestire per il viaggio. Aveva poco più di un migliaio di chilometri da pedalare, due settimane a prendersela con calma. In Italia non c’era mai andato, nonostante il suo cognome. Passò Lombardia, Emilia, Romagna, attraversò Marche, Abruzzo, Molise, fermandosi quando ne aveva voglia, giusto per assaggiare e bere quelle regioni che sino ad allora aveva solo visto online o su Rai International.
Ci mise undici giorni a raggiungere la meta. Se l’era immaginata diversa. Il paese era un insieme disordinato di case basse accerchiato da campi sterminati e il mare nemmeno si intuiva.
Ci mise un po’ a trovare la casa che fu dello zio. Era fuori dall'abitato, qualche campo attorno, erba alta e vigne messe male. L’interno era spartano e disadorno. Poco male, ci sarebbe stato poco. La prima cosa che fece fu andare a un’agenzia immobiliare che subito gli disse che tra abitazione e terreno poco c’avrebbe preso. Poco male, ci sarebbe stato poco, ripeté.
Dopo due giorni di noia e nullafacenza, Frank riprese la bicicletta e iniziò a girare per la Puglia. Raggiunse il mare, esplorò la campagna. E già che c’era, se ne andò a zonzo pure per i suoi campi. Iniziò a sistemare qua e là, a ritirare su la vigna, a pulire la rimessa degli attrezzi. Quando fu il giorno di prendere il treno per tornarsene a casa, chiamò l’aeroporto.
La custodia della sua bici arrivò qualche giorno dopo. Il suo lavoro lo riprese a fare online, come avrebbe potuto fare anche prima, ma mai aveva fatto perché casa sua era diventato un inferno. Certo lì dov’era non era un paradiso e i campi e la vigna erano mal di schiena e mal di spalle, fatica vera, ma almeno il cielo nella sua testa era sgombro di nubi e il freddo e l’afa di New York erano talmente distanti da sembrargli un’eco di un’altra vita.
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