Girodivino
Un bicchiere di Albana alla Nove Colli
C'è chi alla granfondo che parte e arriva a Cesenatico va per "fare il tempo" e chi per un brindisi con gli amici. Il sor Giulio è da 25 anni che ci va per questo. Il Giro doveva correrla oggi per festeggiare i 50 anni
La dodicesima tappa del Giro d'Italia 2020 doveva partire e arrivare a Cesenatico, sul percorso della Nove Colli. La dodicesima tappa di GiroDiVino (qui trovate tutte le altre puntate) è da leggere bevendo una bottiglia di Centurione - Romagna Sangiovese superiore, della cantina Ferrucci, Castelbolognese (RA).
“Le gambe non sono più quelle di una volta”, anche se a vederle non si direbbe. “Ma gli anni si sa non si arrestano e tocca farci i conti”. E i conti parlano comunque di quasi una dozzina di migliaia chilometri all’anno. “Anche se quest’anno saranno un po’ meno visto che mio figlio e sua moglie lavorano e con le scuole chiuse i nipotini li teniamo a bada io e mia moglie”. Il sor Giulio ha dovuto accorciare le uscite, ma non si cruccia, che “con sto coronavirus bisogna ritenersi fortunati a non essere all’ospedale” e poi “l’appuntamento quest’anno non ci sarà”.
L’appuntamento per lui è la Nove Colli, la granfondo che parte e arriva da Cesenatico. La prima la corse venticinque anni fa “per fare il tempo, ma non avevo ancora cinquant’anni e le gambe che andavano una meraviglia”. Poi del tempo “non me ne è più fregato niente, anche perché non sempre con i ragazzi della bici siamo riusciti a prendere il pettorale. Però ci siamo sempre presi qualche giorno per salire in camper e per infilarci nel percorso. Anche l’anno scorso, sempre noi quattro come venticinque anni fa. Anzi, prima eravamo in cinque ma uno si è risposato dodici anni fa a quasi sessant’anni e con una di quindici più giovane. E ha lasciato la bici”.
Da quell’abbandono la Nove Colli del sor Giulio non è stata più la stessa. “Perché allora eravamo sulla sessantina, chi l’aveva già raggiunta e chi era in dirittura d’arrivo, e non aveva più senso prenderci una stancata cosmica a fare il lungo. Si iniziò a fare quello che si riusciva. E quello che si riusciva era sempre meno. Ma mica è stato peggio, anzi”. Perché le bici c’erano, gli amici pure e il vero appuntamento non è mai mancato. “Perché alla Nove Colli ci si può perdere strada facendo, ché uno va più forte e l’altro più piano. Ma in cima al Gorolo ci siamo sempre aspettati. E invece di proseguire per il percorso si facevano un paio di chilometri in più, si saliva su a San Giovanni in Galilea e al bar si brindava con un bicchiere di Albana bello fresco”. Sorride il sor Giulio, anzi se la ghigna proprio. “Perché a me l’Albana mica piace, ma le prime due volta c’avevano solo quella e una tradizione non la si può mandare a rotoli”.
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