Una corsa mai vista. Guida essenziale del Tour de France 2020

Giovanni Battistuzzi

Tappe, partecipanti, favorite, incognite e sorprese. Mai come quest'anno la Grande Boucle è un punto interrogativo grande quanto la Francia (sperando che il Covid non giochi sporco)

UNA SORPRESA IN GIALLO

Sarà quando l’azzurro del mare lascerà spazio alle collinette della Franci agricola e osserveremo come i colori di sfondo non saranno più quei colori, quelli a cui siamo sempre stati abituati che ci apparirà tutto strano. Che luglio non c’è, che le vacanze non sono alle porte, che il meglio è già passato e non arriverà. Il Tour de France che scavalla agosto per scalare settembre è qualcosa di mai visto, eppure mai come ora necessario. Perché la pandemia di Covid-19 ha rischiato di far saltare tutto, Grande Boucle compresa. E se fosse successo il futuro di questo sport sarebbe stato molto diverso, irreversibilmente cambiato, e il rischio di ritrovarsi senza una gran parte di squadre al via della stagione successiva non così remoto. Il Tour andava salvato perché attorno a questa corsa passa la sostenibilità economica delle formazioni che permettono al ciclismo di andare avanti. Piaccia o non piaccia la situazione è questa. Più di metà degli sponsor ha bisogno della vetrina francese per giustificare gli investimenti su questo sport, ha bisogno delle dirette in centonovanta paesi per garantirsi il ritorno economico. Per non parlare degli sponsor della corsa che investono milioni per mettere il loro marchio su transenne, striscioni e messaggi in sovrimpressione. Non è più il ciclismo di Coppi e Bartali, nemmeno quello di Anquetil e Merckx, questo è chiaro da un po’. 
Il Tour de France partirà. E lo farà con una due giorni di partenze e arrivi a Nizza. Poi la solita alternanza. Prima i Pirenei, poi le Alpi, infine la passerella a Parigi. 

 

Se le portate principali non cambiano, perché non possono cambiare, sono esse stesse il Tour e la sua meraviglia, il menu è ben più ricco, più sofisticato, più invitante. L’edizione 2020 presenta una serie di intingoli che possono cambiano sapore ai piatti, sconvolgere ciò a cui siamo abituati. 

 

Sarà una sorpresa questa Grande Boucle. E lo sarà per molte ragioni. 

 

La prima settimana

La seconda settimana

La terza settimana

I favoriti

Tutti i partecipanti

Le norme anti-Covid

IL PERCORSO - LA PRIMA SETTIMANA

Il Tour cercherà di portare un po’ di giallo nella zona rossa. La regione delle Alpi Marittime è infatti una delle diciannove regioni dove i casi registrati di Covid-19 hanno subito una preoccupante impennata. Per questo le autorità locale hanno imposto delle restrizioni al numero degli spettatori lungo il percorso, hanno imposto il blocco di tutte le manifestazioni correlate al Tour e limitato l’accesso alle salite che i corridori affronteranno. E le salite in questa Grande Départe ci sono e sono tante.

 

Da Nizza si parte e a Nizza si arriva per due giorni di fila. La prima tappa è un’ouverture ritmata e vallonata, con qualche ascesa sonora e diversi piani per non strafare, l’ultimo quello verso l’arrivo, ché in fondo è giusto dare a tutti la possibilità di sperare di poter indossare la prima maglia gialla. Velocisti, uomini da classiche, gente di tigna e coraggio, finisseur e, perché no, qualche avanguardista testardo hanno più di una possibilità di agguantare la vittoria.

 

 

Se prologo ed epilogo saranno uguali, tutto il resto cambierà nel corso della seconda tappa. Perché i corridori si troveranno sotto le ruote il meglio prealpino che la regione ha da offrire: Col de la Colmiane e Col de Turini, uno dopo l’altro. E poco importa se sono poste a una certa distanza dal traguardo. Perché le gambe un po’ più stanche lasceranno al Col d’Eze e al Col des Quatre Chemins la possibilità di scremare ciò che è da scremare.  

 

 

La terza tappa darà una occasione ai velocisti. Verso Sisteron si sale e non poco, ma nelle prime fasi della corsa, poi la strada si fa più gentile. 

 

 

La quarta tappa è l’esatto contrario della precedente. Le asperità sono tutte nel finale e a Orcières-Merlette si giungerà dopo sette chilometri tutti all’insù (anzi di più perché la strada, anche se piano, inizia a salire prima). Primo arrivo in salita, nulla di impossibile. O forse sì per una buona parte del gruppo. 

 

 

A Privas, arrivo della quinta tappa, gli sprinter potrebbero reclamare spazio. Ma sarà uno spazio che dovranno conquistarsi perché prima dell’ultimo chilometro ci sono tre strappetti di quelli che restano nelle gambe e di gente veloce e coriacea ce n’è parecchia. Wout Van Aert su tutti. 

 

 

Per arrivare a Mont Aigoual ci sono 8,3 chilometri al quattro per cento. Una sciocchezza si sarebbe portati a pensare. Eppure non è così. Perché prima di quegli ottomila metri finali, la sesta tappa concede ai corridori il Col de la Lusette. E qui i chilometri sono undici e la pendenza è al sette. L’ascesa finale può essere cassa di risonanza di difficoltà e appiattimento di sogni rivoluzionari tanto per. Ma se la rivoluzione è seria ecco che qualcosa si più costruire davvero. 

 

 

La settima tappa avvicina i corridori ai Pirenei. Ma i Pirenei rimangono sullo sfondo. Lo sprint accenderà il finale di Lavaur. 

 

 

Loudenvielle è valle e nemmeno delle più conosciute. Ma i Pirenei sono sconosciuti di natura e aspri e arrabbiati, soprattutto tutti attorno. Col de Menté, Port de Balès e Col de Peyresourde sono da scalare e da discendere. E in queste zone di Francia anche le discese fanno la loro gran figura. E per fortuna il Tour de France se sta sempre più accorgendo. 

 

 

A ovest di Laruns i Pirenei iniziano già a stancarsi di essere grandi montagne. Si abbassano, di abbelliscono, ma sono pur sempre Pirenei, “hanno un cuore cattivo”, diceva Ottavio Bottecchia. E che aveva ragione il buon Ottavio lo capiranno i corridori. Cime basse ma verticali. Se farà caldo sarà un inferno. Se pioverà sarà un inferno. Le conclusioni le trae chi legge. 

 

IL PERCORSO - LA SECONDA SETTIMANA

L’inizio della seconda settimana è un festival per velocisti. 168 chilometri lisci e spediti. A Saint-Martin-de-Ré se la giocheranno gli sprinter. Se ci saranno sorprese saranno sorpresone.

 

 

L’undicesima tappa porta a Poitiers. Tutto porta a pensare che si ripeta ciò che è accaduto il giorno precedente. Ma questa è zona di battaglie e di colpi di mano. E la storia a volte si ripete. 

 

  
A Sarran le cose si complicano, la strada sale e scende di continuo ma forse non abbastanza per vedere stravolgimenti. Se il gruppo però si dimentica della fuga questa può trovare terreno buono. Anche per sconvolgere ciò che si pensa scontato.

 

 

Non stesse correndo il Tour de France si potrebbe guardare l’incanto che c’è attorno. Ma una grande corsa offusca gli occhi e distrae dal contesto. Peccato. Verso la cima del Puy Mary si sale e la strada è una coltellata. Il finale ha le possibilità di diventare spettacolare. Basta volerlo.

 

 

La quattordicesima tappa è un tagadà. La strada subisce forze centripede e centrifughe che l’altimetria non palesa del tutto. Verso Lione ci può essere terreno buono per rivolte da bassa e alta classifica. Ma è solo una possibilità. L’altra, e forse più probabile, è che la paura per il dopo stringa le ambizioni dell’oggi. 

 

 

Il dopo, d’altra parte, sono 17 chilometri al sette e passa per cento. Il Grand Colombiere è il primo arrivo in salita vecchia scuola. Salita lunga, che molla ogni tanto per poi dar sfogo di cattiveria. Chi si è nascosto sino a questo momento dovrà uscire allo scoperto. Il resto sarà un concerto di facce tirate, stanche, qualche crisi, la certezza che ora si balla sul serio. 

 

IL PERCORSO - LA TERZA SETTIMANA

Per salire a Villard-de-Lans ci sono due chilometri che arrivano dopo una ventina di chilometri d’altipiano tutto a circa mille metri introdotto dal Montée de Saint-Nizier-du-Moucherotte, cioè salita vera, lunga quasi una dozzina di chilometri. E prima ancora il Col de Porte e la Cote de Revel. Se si crea un’alleanza tra chi si trova avanti al Montée c’è modo di far saltare un po’ la corsa. 

 

 

Fino a Méribel è salita discretamente difficile, ma nulla di impossibile. Poi tutto cambia. Per salire al Col de la Loze tutto cambia e si complica. La strada si impenna e la montagna diventa respingente per chi non la sa domare. Anche perché prima c’è il Col de la Madeleine a intoppare muscoli e buone intenzioni. La diciasettesima tappa è un tappone vecchia scuola. Di quelli che non deludono mai. 

 

 

E ancor più vecchia scuola è la diciottesima tappa, quella che porta a La Roche-sur-Foron. Sei passi, anche se solo cinque sono Gpm. Si sale subito e pianura non ce n’è. L’ultima grande salita è a oltre trenta chilometri dall’arrivo ed è il Plateau des Glières, montagna cara alla Resistenza francese. Per arrivarci in cima c’è da mettersi alle spalle un muro di sei chilometri e altri due facili facili che possono essere quelli giusti per scavare minuti. Per sfruttare l’occasione e riscrivere ciò che è stato scritto ci vuole coraggio. La speranza è che non manchi. 

 

 

Verso Champagnole le Alpi saranno solo immagine in lontananza. Di pianura non ce n’è. Di montagna neppure. Se qualcuno vuole controllare la corsa dovrà metterci anima e soprattutto tanto fiato. Gli avanguardisti si potranno sbizzarrire. 

 

 

Trentasei chilometri a cronometro. Penultimo atto del Tour de France. Trenta sono mossi, gli ultimi sei verticali. Si arriva a La Planche-des-Belles-Filles. Non è cronoscalata ma quasi. A sera il nome del vincitore del Tour sarà certo. Forse. 

 

 

Dopo tre settimane i Campi Elisi. Sprint finale e tanti saluti. Anche se a distanza di sicurezza. 

 

CHI VINCE IL TOUR DE FRANCE?

Fosse un anno normale ci sarebbero due nomi su tutti: Egan Bernal e Primoz Roglic. Ma dato che un anno normale non è allora di pretendenti alla maglia gialla ce ne sono un po’ di più, anzi parecchi. Perché nessuno ha seguito un avvicinamento normale e quelli che stavano meglio sono incorsi in cadute e problemi fisici. Il colombiano ha mal di schiena, lo sloveno un po’ di botte non del tutto assorbite. E si sale subito, quindi il tempo di adattamento è minore e gli acciacchi si faranno subito sentire. 

 

Partire forte quest’anno potrebbe essere la scelta giusta. E visto il percorso gente come Julian Alaphilippe (non considerate i distacchi al Delfinato, aveva detto chiaramente che non avrebbe fatto classifica), Adam Yates, Alejandro Valverde, Rigoberto Uran, Daniel Martin, Romain Bardet e perché no Sergio Higuita potrebbero costruirsi un vantaggio interessante. Se così fosse saranno necessari attacchi e la corsa diventerebbe uno spettacolo. 

 

Bernal e Roglic, ma non solo loro. Perché Guillaume Martin ha dimostrato di essere maturo per stare coi migliori; Tadej Pogacar è uno che per talento vale i migliori della nuova generazione del ciclismo mondiale e sul podio non sfigurebbe; Emanuel Buchmann è la riedizione moderna dei migliori cani segugio della storia del ciclismo, gente coriacea e incapace a staccarsi o ad alzare bandiera bianca; Mikel Landa ha una voglia matta di far vedere che negli anni scorsi gli altri si sbagliavano e lui era davvero un capitano; Nairo Quintana ha una voglia matta di far vedere che lui non era in crisi, erano gli altri che non lo capivano; Richie Porte è uno che non molla mai se la sfortuna non lo rapisce; Thibaut Pinot sa che questa è la sua occasione, quella di mettersi a ruota di Bernard Hinault e riportare in Francia la maglia gialla. E ce la può fare. 

 

E poi ci sono i guardiaspalle che tanto guardiaspalle non sono. Perché Richard Carapaz e Tom Dumoulin sono ragazzi intelligenti che sanno stare al loro posto, ma sanno anche di avere gamba e forza per fregarsene di tutto e dimostrare sulla strada che le gerarchie nel ciclismo non sono così gerarchiche.  

 

E in un romanzo giallo va spesso a finire che è l’insospettabile il colpevole. 

I PARTECIPANTI AL TOUR 2020

TEAM INEOS
1 Bernal Egan
2 Amador Andrey
3 Carapaz Richard
4 Castroviejo Jonathan
5 Kwiatkowski Michal
6 Rowe Luke
7 Sivakov Pavel
8 Van Baarle Dylan

 
TEAM JUMBO – VISMA
11 Roglic Primoz
12 Bennett George
13 Jansen Amund Grøndahl
14 Dumoulin Tom
15 Gesink Robert
16 Kuss Sepp
17 Martin Tony
18 Van Aert Wout

BORA-HANSGROHE
21 Sagan Peter
22 Buchmann Emanuel
23 Großschartner Felix
24 Kämna Lennard
25 Muhlberger Gregor
26 Oss Daniel
27 Pöstlberger Lukas
28 Schachmann Maximilian


AG2R LA MONDIALE
31 Bardet Romain
32 Chérel Mikaël
33 Cosnefroy Benoit
34 Latour Pierre
35 Naesen Oliver
36 Peters Nans
37 Venturini Clément
38 Vuillermoz Alexis

DECEUNINCK-QUICK STEP
41 Alaphilippe Julian
42 Asgreen Kasper
43 Bennett Sam
44 Cavagna Remi
45 Declercq Tim
46 Devenyns Dries
47 Jungels Bob
48 Mørkøv Michael

GROUPAMA-FDJ
51 Pinot Thibaut
52 Bonnet William
53 Gaudu David
54 Küng Stefan
55 Ladagnous Matthieu
56 Madouas Valentin
57 Molard Rudy
58 Reichenbach Sebastien


BAHRAIN-MCLAREN
61 Landa Mikel
62 Bilbao Pello
63 Caruso Damiano
64 Colbrelli Sonny
65 Haller Marco
66 Mohoric Matej
67 Poels Wout
68 Valls Rafael

EF PRO CYCLING
71 Uran Rigoberto
72 Bettiol Alberto
73 Carthy Hugh
74 Higuita Sergio
75 Keukeleire Jens
76 Martinez Daniel
77 Powless Neilson
78 Van Garderen Tejay

TEAM ARKEA-SAMSIC
81 Quintana Nairo
82 Anacona Winner
83 Barguil Warren
84 Ledanois Kevin
85 Quintana Dayer
86 Rosa Diego
87 Russo Clément
88 Swift Connor

MOVISTAR TEAM
91 Valverde Alejandro
92 Cataldo Dario
93 Erviti Imanol
94 Mas Enric
95 Oliveira Nelson
96 Rojas José Joaquin
97 Soler Marc
98 Verona Carlos


TREK-SEGAFREDO
101 Porte Richie
102 Eg Niklas
103 Elissonde Kenny
104 Mollema Bauke
105 Pedersen Mads
106 Skujins Toms
107 Stuyven Jasper
108 Theuns Edward

CCC TEAM
111 Van Avermaet Greg
112 De Marchi Alessandro
113 Geschke Simon
114 Hirt Jan
115 Koch Jonas
116 Schär Michael
117 Trentin Matteo
118 Zakarin Ilnur

COFIDIS

121 Martin Guillaume
122 Consonni Simone
123 Edet Nicolas
124 Herrada Jesus
125 Laporte Christophe
126 Perez Anthony
127 Périchon Pierre-Luc
128 Viviani Elia


UAE TEAM EMIRATES
131 Pogacar Tadej
132 Aru Fabio
133 De La Cruz David
134 Formolo Davide
135 Kristoff Alexander
136 Laengen Vegard Stake
137 Marcato Marco
138 Polanc Jan

ASTANA PRO TEAM
141 Lopez Miguel Angel
142 Fraile Omar
143 Houle Hugo
144 Izagirre Gorka
145 Izagirre Ion
146 Lutsenko Alexey
147 Sánchez Luis León
148 Tejada Harold

LOTTO SOUDAL
151 Ewan Caleb
152 Cras Steff
153 De Buyst Jasper
154 De Gendt Thomas
155 Degenkolb John
156 Frison Frederik
157 Gilbert Philippe
158 Kluge Roger

MITCHELTON-SCOTT
161 Yates Adam
162 Bauer Jack
163 Bewley Sam
164 Chaves Esteban
165 Impey Daryl
166 Juul Jensen Christopher
167 Mezgec Luka
168 Nieve Mikel

ISRAEL START-UP NATION
171 Martin Daniel
172 Greipel André
173 Hermans Ben
174 Hofstetter Hugo
175 Neilands Krists
176 Niv Guy
177 Politt Nils
178 Van Asbroeck Tom


TOTAL DIRECT ENERGIE
181 Bonifazio Niccolo
182 Burgaudeau Mathieu
183 Calmejane Lilian
184 Cousin Jérôme
185 Grellier Fabien
186 Sicard Romain
187 Soupe Geoffrey
188 Turgis Anthony

NTT PRO CYCLING TEAM
191 Nizzolo Giacomo
192 Boasson Hagen Edvald
193 Gibbons Ryan
194 Gogl Michael
195 Valgren Michael
196 Kreuziger Roman
197 Pozzovivo Domenico
198 Walscheid Max

TEAM SUNWEB
201 BENOOT Tiesj
202 ARNDT Nikias
203 BOL Cees
204 HIRSCHI Marc
205 KRAGH ANDERSEN Søren
206 NIEUWENHUIS Joris
207 PEDERSEN Casper
208 ROCHE Nicolas

B&B HOTELS-VITAL CONCEPT
211 ROLLAND Pierre
212 BARTHE Cyril
213 CHEVALIER Maxime
214 COQUARD Bryan
215 DEBUSSCHERE Jens
216 GAUTIER Cyril
217 PACHER Quentin
218 REZA Kevin

LE REGOLE ANTI-COVID

Tre bolle in una.

 

Una per tutta la carovana che quando non sarà in corsa sarà in albergo e quando non sarà in albergo in corsa. Trenta persone al massimo e non una di più, nessun contatto con l'esterno. Una semi-clausura indispensabile.

 

Una per il pubblico. Poco e con pass. Mascherine e distanze interpersonali obbligatorie ovunque, pure nelle salite. Ancora non è certo quanto percorso sarà chiuso agli spettatori, sicuramente il ritrovo di partenza a Nizza. Poi si vedrà.

 

Una per i corridori. Nessun selfie, nessun autografo, nessun contatto con chi non vive nella bolla.

 

Per salvare il Tour de France tutto sarà controllato. Corridori, staff e organizzazione in primis. Due test prima di partire poi tamponi e sierologici durante le due giornate di riposo. Se qualcuno presenta sintomi compatibili con il Covd i medici delle squadre lo dovranno riferire immediatamente agli organizzatori. Scatterà l'isolamento e sarà mandato a casa. Due positivi in una settimana tra i corridori e tutta la squadra dovrà andare a casa.

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