Il Tour de France e l'invenzione dell'asfalto. A Nizza vince Kristoff

Il norvegese è la prima maglia gialla. In riva al Mediterraneo è la pioggia la grande protagonista della prima tappa della Grande Boucle

Giovanni Battistuzzi

L'ingegnere Marion se l'era studiato bene, e a lungo. Aveva valutato costi e approvvigionamenti, solidità e tenuta, praticità di costruzione e di utilizzo. E dopo tutto questo lavoro di conto e di pennino s'era convinto che meglio non avrebbe potuto esserci, che quel composto di bitume e pietra triturata era quello che faceva per la comunità a cui prestava servizio come ingegnere civico. Perché avrebbe eliminato due grossi fastidi: il rischio di sporcarsi e quello di scivolare. D'altra parte gli svizzeri sono gente pratica e quelli di città c'hanno un rapporto un po' così con la terra: preferiscono tenerla a debita distanza.
Quando nella primavera del 1849 l'ingegnere Marion inaugurò a Travers, cantone di Neuchatel le prime tre strade completamente d'asfalto, in preda all'eccitazione, promise ai suoi concittadini che nessuno da quel giorno sarebbe più scivolato sul selciato.

 

Che a Travers non ci siano state più scivolate nessuno può dirlo. Ciò che è sicuro che se l'ingegnere Marion avesse detto ieri ai corridori del Tour de France quelle stesse parole, una fragorosa pernacchia si sarebbe levata verso il cielo di Nizza.
Nella città dove cielo e mare hanno sempre lo stesso colore, un'azzurro intenso, ieri chi il cielo muove ha voluto fare uno scherzo a tutti. Nubi scure come questi tempi strani hanno invaso prima l'orizzonte poi tutto il resto. Miliardi di goccioline si sono riversate sulle schiene dei corridori, hanno conquistato le strade, dettando la loro legge, quella della gravità. E così i corridori hanno potuto toccare con mano, con spalle e con natiche l'invenzione dell'ingegnere Marion. E l'hanno trovata per niente confortevole.

 

Eppure l'ingegnere Marion su una cosa aveva ragione: l'asfalto è veramente democratico. A sé ha attratto campioni e gregari, velocisti e scalatori, prudenti e incauti. L'Astana l'ha sfidato in discesa prima che Miguel Angel Lopez finisse addosso un albero. Tony Martin ha provato a far da paciere. Per un po' la tregua ha retto. Poi tutto è ricominciato come prima, è la corsa, e nuove chiamate al suolo ci sono state. Alla fine ha brindato Alexander Kristoff su Mads Pedersen e Cees Bol. C'est la vie.

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