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Imola 2020, un paradosso di Mondiale
Iniziano i Mondiali di ciclismo con la cronometro femminile. Sabato e domenica le prove in linea: una corsa che non prevede pianura che si conclude in un circuito automobilistico
Olindo Guerrini a Imola ci andava a prendere il vino. Partiva da Sant’Alberto, pochi chilometri a nord di Ravenna, tra la Baiona e la valle di Comacchio, con il padre, caricavano damigiane e poi ritornavano prima del Vespro. Per anni Imola per lui era solo un ricordo infantile, qualcosa di bello che forse non esisteva. Quel ricordo infantile divenne adulto solo a inizio del Novecento quando il poeta e scrittore decise di ritornare a Imola partendo da Bologna con l’amico Ettore Govoni. Partirono che era settembre per “una gaudia scampagnata” in cerca di “tavole sincere e collinari” e si ritrovarono ad arrampicarsi “per erte d’infame malevolenza che aprono gli stomaci e ti prosciugano di sete. Un errore è ricercare nel presente la fanciullezza. Perché quel che appare dolce ai ricordi e pure alla vista, su di una bicicletta la dolcezza perde. E cresce la fame”.
Le colline che fanno da orizzonte a Imola saranno il proscenio per altre biciclette in questi giorni di un altro settembre. Non più attrezzi di ferro “con il manubrio all’insù al modo torinese”, ma monoscocca di carbonio con il manubrio all’ingiù come chi confà ai corridori. La “città che mite sta fuori dalla Romagna pur essendo Romagna” sarà tra oggi e domenica il centro del mondo, terra di un Mondiale in forma e in tono minore, ché il Covid-19 questo impone: poca festa e tante grane.
L’Union Cycliste Internationale ha avuto ragione, o gli è andata bene. La scelta di Imola come sede dei Mondiali di ciclismo 2020 è stata la migliore, almeno pandemicamente parlando. In Italia, rispetto alla Francia che aveva avanzato la candidatura di una rassegna iridiata in Alta Saona – con l’ascesa della Planche des Belles Filles dentro il circuito finale –, la pandemia c’è ma, per ora, è meno allarmante. Soprattutto l’Emilia-Romagna non è zona rossa come l’Alta Saona e ciò toglie un problema alla federazione internazionale: non c’è il rischio che qualcuno decida di sospendere la manifestazione.
Si correrà, con assicurazioni del caso: controlli, tamponi, limitazioni degli eventi di corredo e vigilanza anti assembramento nel circuito. Quello che un tempo sarebbe stato un mondiale di polizia, oggi è il migliore dei mondi possibili perché quanto meno garantisce alle ruote delle biciclette di scorrere. Il comitato organizzatore presieduto da Marco Pavarini ha fatto un mezzo miracolo per riuscire a rendere tutto possibile. Chapeau. Non era facile, tantomeno scontato.
Niente di nuovo, almeno per Guerrini che di Imola scriveva che era “un paradosso di terra”. E almeno su questo gli organizzatori hanno preso spunto dal poeta. Perché far finire una corsa che non prevede pianura, che garantirà alle gambe dei corridori 4.623 metri di dislivello in 258 chilometri, in un circuito automobilistico nel quale la Ferrari di Michael Schumacher nel 2004 girò a 220.905 chilometri orari di media è un paradosso anch’esso. Soprattutto perché a contendersi la vittoria non ci sarà alcun velocista. Nel 2002 i belgi erano stati più onesti: a Zolder, sul tracciato dell’ Omloop van Terlaemen, Mario Cipollini regolò il gruppo al termine di un Mondiale dedicato alla velocità.
Se ci sarà sprint sarà tra pochi. Gli altri si spargeranno per il circuito, fiaccati nelle gambe dalla salita che porta a Ca’ di sopra di Mazzolano e verso Toranello. In entrambi i casi due chilometri e spicci di lunghezza con pendenza media di poco superiore al sette per cento.
Terreno infido, buono per imboscate, adatto a chi vuole affidarsi al coraggio. Di pianura non ce n’è, s’è detto, di lunghi rettilinei anche. Le buone abitudini in ogni caso sono state preservate.
Si inizia contro il tempo. Due prove, oggi e domani, solo per professionisti, prima le donne poi gli uomini. Il minimo indispensabile. Ma già è tanto.
IL PERCORSO DELLA CRONOMETRO MONDIALE DONNE E UOMINI
IL PERCORSO DEL MONDIALE IN LINEA DONNE
LA NAZIONALE ITALIANA
Donne: Elisa Balsamo, Elisa Longo Borghini, Marta Cavalli, Elena Cecchini, Tatiana Guderzo, Erica Magnaldi, Soraya Paladin, Katia Ragusa, Debora Silvestri
Uomini: Andrea Bagioli, Alberto Bettiol, Gianluca Brambilla, Damiano Caruso, Fausto Masnada, Vincenzo Nibali, Diego Ulissi e Giovanni Visconti.
Tutte le altimetrie contenute in questo articolo sono state tratte dal sito de La Flamme Rouge, che chi scrive consiglia di visitare.