un Giro da mediano
Giro d'Italia 2020. Richeze si è fatto pesce
L'argentino nella prima tappa, la Monreale-Palermo, è arrivato 88esimo a 1'39" da Filippo Ganna. Il viaggio tra chi arriva in mezzo al gruppo inizia da lui
Maximiliano è un corridore vincente, e molto, ma quasi sempre per interposta persona. Lui che le volate le faceva e qualche volta le vinceva. Poi ha capito che era più soddisfacente concedere la propria bravura a uomini ancora più veloci
Da Monreale per la prima tappa del Giro d’Italia sono partiti in centosettantasei. Al traguardo sono arrivati tutti tranne Miguel Angel Lopez, ritirato. A casa c’è andato anche Luca Covili, centosettantacinquesimo, ma a oltre sette minuti da Filippo Ganna. Troppo. Fuori tempo massimo. Ha dovuto cambiare bici due volte, perso minuti per problemi meccanici. Le giurie hanno regolamenti al posto del cuore: a casa pure lui.
I primi li conoscono, salgono sui podii, spesso vestono di rosa. Gli ultimi hanno avuto la loro gloria, hanno avuto i loro cantori e le loro attenzioni. Si sono vestiti di nero, per maglia o per numero, hanno ricevuto salami e prosciutti, formaggi ed applausi. A quelli che arrivano in mezzo invece non ha pensato mai nessuno. I loro sono nomi riempitivi da ordine d’arrivo. Esistono, ma li si salta a piè pari. È venuto il momento di parlare di quelli che arrivano in mezzo, anzi di quello che arriva più in mezzo di tutti. Un Giro da mediano, in medio stat Giro.
Maximiliano Richeze: ottantottesimo a un minuto e trentanove da Filippo Ganna. Mediano ma per eccesso verso il basso, che se gli arrivati sono dispari, si preferisce quello battuto dalla matematica. Ed è un bel paradosso Maximiliano Richeze. Vincente, e molto, ma quasi sempre per interposta persona. Perché lui che le volate le faceva e qualche volta le vinceva (trentasei successi in carriera, anche se molti in gare e paesi non di grande tradizione ciclistica, direbbero i precisi), ha capito che era più danaroso e soddisfacente diventare altro, concedere la propria bravura a uomini ancora più veloci. E così si è trasformato in pesce. Un pesce pilota, l’uomo da seguire, quello che trova, crea, immagina spazi, alza la velocità quel che serve, non eccede mai né per eccesso, né per difetto.
Disse Marcel Kittel. “Maximiliano ha la capacità di leggere la strada, gli avversari e le mie gambe. E il bello è che lo fa in meno di un secondo. Quando parte basta seguirlo e molto spesso la vittoria è certa. Una volta sbagliò a lanciare la volata per due volte di fila, ed era mortificato. La prima la persi, la seconda la vinsi lo stesso. Anche perché eravamo rimasti io, lui ed altri quattro o cinque corridori”.
Dopo Kittel ha lanciato Fernando Gaviria ed Elia Viviani. Si è trovato bene con entrambi, con il colombiano di più. Un meccanismo quasi simbiotico, sincronismo quasi perfetto. Gaviria ha passato un brutto 2019. Sembrava imbolsito, incapace di vincere, un altro corridore. L’UAE allora lo ha fatto riunire con l’amico fidato, con il corridore “che posso seguire a occhi chiusi. Di lui mi fido più di quanto mi fidi delle mie gambe”. Dice Richeze di Gaviria (a Cicloweb): “Penso che il tutto sia dovuto principalmente alla fiducia reciproca e al fatto che siamo entrambi sudamericani. Condividiamo più o meno la stessa cultura e quindi per noi è stato facile riuscire a creare un legame importante”. Dice Gaviria di Richeze: “Ha fiuto, brillantezza mentale, intelligenza. Ti metti alla sua ruota e sai che lui fa la cosa giusta”. Dice Richeze di Gaviria: “Abbiamo sempre l’abitudine di parlarci per capire in che modo impostare lo sprint e per comprendere le sue sensazioni. Se lui predilige una volata più esplosiva di altre, io ho la fortuna di riuscire a fare un certo tipo di lavoro ma comunque per me non è un problema impostare lo sprint anche in progressione”. Dice Gaviria di Richeze: “Senza di lui avrei vinto meno”.
A Palermo la volata è stata lunga 13 chilometri, quelli dal primo intertempo all’arrivo. Richeze non ha tirato per nessuno, s’è limitato di tirare la sua carretta all’arrivo. Ha preso venti secondi da Gaviria.