giro di tavole
Giro d'Italia 2020, Ulissi ha seguito Pirandello: si è risistemato, confortato e risolto
Per il premio Nobel nulla era meglio di un màccu di favi per risollevarsi da un momento non buono
Ad Agrigento il toscano della UAE vince la seconda tappa del Giro davanti a Peter Sagan. Il piatto di oggi è tipico della cucina girgentina, ma è diffuso in tutta la Sicilia e risale lo stivale almeno sino alla Puglia. Ma non ditelo allo scrittore e drammaturgo
Sosteneva Luigi Pirandello che quando era un po’ giù di forze o aveva fastidi di stomaco o qualche linea di febbre il modo migliore per sistemare tutto era sedersi a tavola e farsi portare un màccu di favi, ché “il màccu di favi bello caldo risistema, conforta, soprattutto risolve”.
Fave secche lessate a lungo e poi pestate sino a farne crema grossolana, olio, un po’ di pepe, sale a piacimento. E sopra bietoline lesse – o cicoria o erbette di campo –, magari con un mezzo peperoncino tritato, per gradire. Altro giro d’olio e via a mangiare. Magari accompagnandolo con un bicchiere di rosso forte, che si sa, fa sangue buono.
Il màccu di favi lo si mangia dalla Sicilia alla Puglia, anche se con nomi e varianti diverse – per quanto si possa variare la fava con qualche altra verdura –, nonostante il premio Nobel fosse convinto che fosse ricetta girgentina.
In molti oggi salendo verso Agrigento, verso l’arrivo della seconda tappa della seconda tappa del Giro d’Italia 2020, avevano bisogno di qualcosa che “risistema, conforta, soprattutto risolve”.
Ne avevano bisogno Thomas De Gendt (Lotto Soudal), Mattia Bais (Androni Sidermec), Etienne Van Empel (Vini Zabù Brado KTM), Ben Gastauer (Ag2r La Mondiale) e Alessandro Tonelli (Bardiani Csf Faizané) che si erano fatti avanguardisti dopo un paio di chilometri dal via chi alla ricerca di una improbabile affermazione, chi alla ricerca di una maglia blu (De Gendt ha vinto il Gpm, ma non è bastato), chi per farsi un po’ vedere e basta.
Ne aveva bisogno Michael Matthews che aveva ancora un po’ di fastidi di stomaco per l’esclusione dal Tour de France e per un addio un po’ turbolento con la sua squadra, il Team Sunweb. L’australiano ha concluso al quarto posto. Avrà bisogno di un’altra porzione di màccu di favi.
Mezza porzione servirà ancora invece a Peter Sagan che c’avrebbe tenuto parecchio a superare la linea d’arrivo a braccia alzate dopo un Tour che l’ha visto grande attore protagonista, per poi fare la fine di un Leonardo Dicaprio qualsiasi agli Oscar. Anche oggi era lì a fare lo spettatore privilegiato del colpo vincente di Diego Ulissi, uno che aveva davvero bisogno di risistemarsi, confortarsi e soprattutto risolversi. Il toscano ha passato qualche anno indigesto. Vittorie poche, qualche affanno di troppo. Quest’anno l’aveva iniziato bene, l’ha ripreso meglio dopo il lockdown. Oggi ha lanciato Valerio Conti, gli ha fatto fare la menata, l’ha seguito, ha staccato i più, ha lasciato far credere a Mikkel Frølich Honoré e Peter Sagan di potersela giocare e poi ha salutato pure loro. Al Giro non vinceva dal 18 maggio 2016 ad Asolo.
A sorridere di più con Ulissi paradossalmente è il quinto, Luca Wackermann. Lui il màccu l’ha apprezzato, digerito e c’ha bevuto pure due bicchieri di rosso forte. Wackermann era un talento, uno di quelli su cui si poteva puntare, perché veloce, resistente, scattante. S’era un po’ annacquato Wackermann, era finito ai margini di tutto. E una volta arrivato ai margini di tutto si era ripreso, aveva iniziato a risalire. Bene, forte, ma non abbastanza, perché dove aveva risolto con la volontà, non aveva risolto con la sfortuna. Sembra aver risolto quest’anno di assurdità e pandemia. E forse non poteva andar meglio.