giro di tavole
Giro d'Italia 2020, a Madonna di Campiglio vincono O'Connor e l'attesa dello Stelvio
Nella diciassettesima tappa arriva ancora la fuga. Nessuno attacca davvero Joao Almeida che resta in maglia rosa. Domani la Cima Coppi e l'arrivo in salita ai Laghi di Cancano possono riscrivere la corsa
La diciassettesima tappa del Giro d’Italia 2020 non è poi diversa dallo Zelten, uno dei dolci più diffusi tra le valli attorno a Trento. Per capire come è venuto, e quindi poterlo apprezzare, serve pazienza. Lo Zelten è un coacervo di frutta secca e candita tenuta assieme da miele e un impasto di farina di segale aromatizzato al cumino e all’anice. Prepararlo è abbastanza semplice. Si mettono in una ciotola uva passa, fichi secchi, mandorle, noci, nocciole, cannella, pinoli e la frutta candita a pezzetti, si aggiunge il miele intiepidito con del vino bianco, e poi lo si mescola all’impasto. Dopo aver dato a tutto ciò la forma che si vuole (va molto il cuore, anche perché almeno sino agli anni Cinquanta le donne trentine lo facevano come dono d’amore al proprio amato), lo si guarnisce di frutta secca, lo si inforna per quaranta minuti e, una volta tolto dal forno si aspetta. Una settimana, meglio dieci giorni.
Il ciclismo ha altre tempistiche, tutto è più accelerato, soprattutto nell’ultima settimana di un grande Giro. Per capire come è venuto lo Zelten della Bassano del Grappa-Madonna di Campiglio basterà aspettare domani. Perché gli oltre cinquemila metri di dislivello pedalati oggi si sommeranno agli oltre cinquemila metri di domani. E così quello che oggi sembra essere rimasto inalterato domani probabilmente inalterato non continuerà a esserlo. O almeno si spera.
Non la Forcella Valbona, non il Monte Bondone, non il Passo Durone, non l’ascesa verso l’arrivo hanno modificato il canovaccio del Giro. I contenti delle prime due settimane sono rimasti assieme agli scontenti. I soliti dieci, quelli che strada facendo si sono sempre trovati più avanti degli altri. O almeno più avanti del gruppo. Perché qualcuno è sempre riuscito ad anticiparli partendo da lontano.
Anche oggi la fuga è arrivata ed è arrivata al modo di sempre. Per motivazione e ostinazione. Quelle che mai sono mancate agli avanguardisti da inizio Giro, quella che si sono fatte intravedere a sprazzi in chi punta a togliere la maglia rosa a Joao Almeida. Capita. La bicicletta è ondivaga di natura, ogni tanto la reazione del gruppo non può nulla contro la rivolta dei fuggitivi.
Oggi a fuggire dall’ordine che queste sedici tappe hanno stabilito sono stati in diciannove. Molti volti noti, qualche nuova entrare: Ruben Guerreiro (EF), Rohan Dennis (Ineos), Geoffrey Bouchard (Ag2r La Mondiale) Diego Ulissi (UAE Team Emirates), Thomas De Gendt e Harm Vanhoucke (Lotto Soudal), Hector Carretero, Eduardo Sepulveda, Dario Cataldo e Davide Villella (Movistar), Kilian Frankiny (Groupama FDJ), Oscar Rodriguez (Astana), Ilnur Zakarin e Ivan De La Parte (CCC), Jesper Hansen (Cofidis), Louis Meintjes, Amanuel Ghebreigzabhier e Ben O'Connor (NTT). Tra loro anche Hermann Pernsteiner (Bahrain McLaren) che da Bassano era partito a quasi dieci minuti da Almeida e che a Madonna di Campiglio si è ritrovato a 5’07” e a poco più di mezzo minuto dal decimo posto, che per uno che con una bicicletta da corsa ha sempre tirato acqua al mulino degli altri (in sella alle mountain bike invece più di una soddisfazione se l’è tolta nelle marathon) è mica niente.
Primo sotto il traguardo si è presentato Ben O’Connor. L’australiano il suo Zelten l’aveva preparato ieri verso San Daniele del Friuli, secondo dietro lo sloveno Tratnik, l’ha gustato oggi. E l’ha trovato buono.