giro di tavole
Lo stupore del Sestriere. Il Giro d'Italia a parimerito di Hindley e Geoghegan Hart
L'australiano, ora in maglia rosa, e l'inglese si giocano tre settimane di corsa in quindici chilometri. Un finale mai visto e la speranza che anche i centesimi si azzerino e tutto possa finire in parità
Dopo aver salito la Val Chisone e ridisceso dalla Val Argentara, diretto verso la Francia, il cardinale Lorenzo Lajanni riuscì a stupirsi. Chiuse gli occhi per evitare che quel posto un po’ troppo spartano per i suoi gusti potesse distorcere la percezione di ciò che aveva in bocca. Lo stupore non scomparve. Da quella locanda in cima al passo il prelato non riuscì a portar con sé il cuoco, ché Avignone era lontana, e neppure la ricetta, ché certe cose si mangiano e non si dicono. Quel “pane caldo, fragrante d’interno e filante di cacio e morbido di mela cotogna, ristorò corpo e fiducia della bona influenza del Signore”, scrisse in quello che fu uno dei primi ricettari della cucina francese, rimase lassù in quel posto dimenticato da Dio per secoli, riscoperto dall’uomo per diletto sportivo e volontà degli Agnelli. Non certo quelli del Signore.
Lo stupore del cardinale per quel piatto scomparso non è diverso da quello del Giro d’Italia che a risalir prima la Val Chisone, a ridiscendere la Val di Susa, tre volte, e a risalir la Valle Argentara, due, ha scoperto che tutto ciò che è successo per tre settimane è servito null’altro che ad annullare il distacco tra ha iniziato a vestire questo pomeriggio la maglia rosa (Kelderman che ai Laghi di Cancano l'aveva conquistata si è perso tra le Alpi Cozie) e chi non l’ha potuta vestire per qualche centesimo di secondo. Jai Hindley ha sinora pedalato per 85 ore, 22 minuti e 7 secondi: è primo nella classifica generale del Giro d’Italia. Anche Tao Geoghegan Hart ha pedalato per 85 ore, 22 minuti e 7 secondi, ma la maglia rosa proverà a conquistarla domani. In mezzo ci sono 86 centesimi che hanno viaggiato per 3.321,6 chilometri da Palermo al Sestriere. La cronometro stabilirà ciò che le salite non sono riuscite a stabilire, ossia chi tra l’australiano e l’inglese vada più forte.
La speranza è che nemmeno gli ultimi quindici chilometri e settecento metri tra Cernusco sul Naviglio e piazza del Duomo a Milano riescano a cambiare le cose. Anzi che pure decimi, centesimi e millesimi diventino pari e che si debba utilizzare un orologio atomico per capire che pure i millionesimi e miliardersimi uguali sono. Non era mai successo che due corridori si presentassero appaiati al via dell'ultima tappa. Ora è accaduto.
Le tre scalate al Sestriere, revisione un po’ naif e semplicistica di quel semicerchio alpino che passa per Colle dell’Agnello, Col d’Izoard e Col del Monginevro – peccato, tant’è –, ha detto quello che il Giro ha aveva già iniziato a dire dal Piancavallo: che Hindley e Geoghegan Hart ne hanno di più degli altri quando la strada sale. Niente di nuovo anche sul fronte occidentale.
Eppure in questo canovaccio già visto, la ventesima tappa del Giro d’Italia 2020 è riuscita a stupire anche nel suo scorrere, non solo dopo la sua conclusione.
Stupore per le trenate infinite di Rohan Dennis mentre guidava Geoghegan Hart verso la cima e cercava di spianargli il Sestriere, agevolargli lo scatto e poi la difesa da Hindley. Stupore per Davide Ballerini e Pieter Serry che al penultimo passaggio in cima al Sestriere riuscivano ad azzerare la differenza di peso, oltre venti chili, e le differenze di attitudini in bicicletta; che riuscivano ad attaccarsi alla ruota di chi si stava giocando il Giro e tenerle per chilometri (il belga pure in salita); che una volta staccati hanno respirato, aspettato e poi trascinato e accelerato il loro capitano, Joao Almeida. Serry ha terminato la tappa al quattordicesimo posto, Ballerini al quarantacinquesimo. Entrambi esausti. Entrambi stupefacenti. Come quel “pane caldo, fragrante d’interno e filante di cacio e morbido di mela cotogna, ristorò corpo e fiducia della bona influenza del Signore”, il pan pieno, quello che ancora, se si è fortunati, lo si può trovare fatto in qualche valle.