Contro un'Europa infanticida che passa dal diritto al dovere di morire
La folle decisione della corte Ue condanna il piccolo Charlie contro il volere del padre e della madre
I giudici inglesi, aiutati da quelli dell’Unione europea, hanno stabilito il passaggio dal “diritto di morire”, in cui i genitori dispongono della vita di un bimbo malato, all’antico “dovere di morire”. E’ il triste destino di Charlie Gard, neonato condannato a morire dai soloni della Corte europea dei diritti dell’uomo contro il volere del padre e della madre, che lo volevano portare negli Stati Uniti per tentare di curarlo.
Giudici e medici che si arrogano del diritto alla vita dei bambini malati. Dopo il Belgio, che nel settembre del 2016 mise a morte legalmente il primo bimbo, adesso tocca all’Inghilterra. Ma il mainstream britannico aveva da tempo sdoganato l’infanticidio. Lo hanno fatto gli accademici, come il professore del King’s College Jonathan Glover, che ha giustificato l’infanticidio sulla base del fatto che “va considerata l’autonomia della persona la cui vita è in gioco, se valga la pena di essere vissuta”. Lo hanno fatto le università mediche reali, come il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, che ha sdoganato l’eutanasia di neonati malati e disabili.
In occidente dipingiamo giustamente la Corea del nord come un incubo a cielo aperto. Ma qualcosa unisce il regno dell’anacoreta comunista di Pyongyang alla democrazia di Strasburgo: in entrambe le città ci sono burocrati che stabiliscono quando un bimbo malato debba morire. L’infanticidio fu praticato a lungo, da Tahiti alla Groenlandia fino agli spartani, che gettavano i loro bambini dalla cima di una collina, e fu teorizzato da Platone e Aristotele, che raccomandavano che lo stato disponesse l’uccisione di bambini disabili. Poi, per duemila anni, è diventato tabù. Perché si è affermata la civiltà occidentale. Adesso sembra che l’infanticidio sia tornato mainstream.
Ne sanno qualcosa i bimbi di Manchester come Saffie, le cui vite sono state spezzate dal terrorista suicida Salman al Abedi. Ma ne saprà presto qualcosa anche un altro bimbo inglese oggetto di un suicidio coatto, Charlie Gard. I kamikaze che fanno visite nelle città dell’Europa occidentale ci ripetono: “Noi amiamo la morte come voi amate la vita”. Si sbagliano.