Il caso Consip diventa il caso Woodcock
La procura di Roma indaga il pm. Dice l’avvocato: “Schifo Renzi”
Roma. In un articolo apologetico di ieri il Fatto Quotidiano definiva Woodcock come “l’ultimo nemico pubblico nel paese dei furfanti”, ma per uno strano scherzo del destino, nella stessa giornata, si è scoperto che a trattarlo alla stregua di un manigoldo sono i suoi colleghi della procura di Roma: violazione del segreto d’ufficio. Henry John Woodcock – il pm della procura di Napoli che ha avviato l’inchiesta Consip – è accusato di aver passato, proprio al Fatto quotidiano, atti coperti da segreto della sua indagine. Insieme a lui è indagata Federica Sciarelli, la giornalista conduttrice di “Chi l’ha visto?” molto legata a Woodcock, che avrebbe fatto da intermediaria nella fuga di notizie. A dicembre, appena un filone dell’indagine passò per competenza da Napoli a Roma, il Fatto pubblicò alcune carte segrete, in particolare la notizia che tra gli indagati per fuga di notizie ci fossero il ministro Luca Lotti e i generali dei carabinieri Tullio Del Sette ed Emanuele Saltalamacchia. Secondo le indagini del procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Mario Palazzi dietro questa fuga di notizie, che è avvenuta in contemporanea al passaggio del fascicolo a Roma, ci sarebbe Woodcock.
Appena saputa la notizia dell’indagine a carico di Woodcock, il Foglio ha contattato lo studio legale Carrano, che difende (ma, si è scoperto dopo, non in questa vicenda) Woodcock e Celestina Carrano, entrambi titolari dell’inchiesta Consip. Ha risposto l’avvocato Luigi Carrano, “dominus” dello studio e padre della pm Celestina oltre che amico di Woodcock: “Considero Henry alla stregua di un figlio, metterei ambedue le mani sul fuoco sulla sua correttezza e professionalità”. Alla richiesta di una conferma rispetto all’indagine per rivelazione del segreto d’ufficio, l’avvocato Carrano ha risposto che non poteva né smentire né confermare ma ha commentato dicendo che “ormai siamo nella barbarie della storia”. Si riferisce ai giudizi sommari basati sugli avvisi di garanzia? “Ormai l’Italia si fonda sugli avvisi di garanzia, ma la verità è che siamo sotto attacco. Il fascismo sorse in camicia nera mentre ora sta arrivando in camicia rossa”. In che senso? “Ora lo dico chiaramente: schifo profondamente Renzi e posso dirglielo in faccia!”. Naturalmente, sottolinea l’avvocato amico di Woodcock e padre della pm Carrano, “queste sono mie considerazioni personali, che posso ribadire senza timore in ogni altra sede”. Non ha dubbi su come stiano evolvendo le inchieste a Roma: “Henry è un grandissimo signore, lo dico perché è vero, non lo direi se fosse un fetente”.
In difesa di Woodcock e della Sciarelli si è espresso anche Marco Lillo, il giornalista del Fatto beneficiario della fuga di notizie: “Io posso testimoniare che in questo caso la procura di Roma ha sbagliato”, scrive. Non è giusto che Woodcock e Sciarelli vengano “sbattuti sulle prime pagine di tutti i giornali”, non si può aspettare che la procura accerti da sola la verità perché “stiamo parlando di personaggi pubblici”. E pertanto il giornalista è andato “in moto in procura a chiedere di essere sentito”. Lillo se l’è presa anche con il giornalista Bianconi del Corriere , che ha dato la notizia dell’indagine a carico di Woodcock senza aver prima “chiesto la mia versione”.
In attesa che tutti – dalla procura di Roma al Corriere – parlino con Lillo, ciò che emerge è che la vicenda Consip si è trasformata in un’inchiesta sull’inchiesta. Da quando il fascicolo è passato alla procura di Roma saltano fuori continuamente ipotesi di reati commessi dagli inquirenti: Woodcock è indagato per rivelazione del segreto, il capitano Scafarto per falso e fuga di notizie verso i servizi segreti, il vicecomandante del Noe Sessa per depistaggio. Ci sono poi un’indagine contro ignoti per la pubblicazione delle intercettazioni di Tiziano e Matteo Renzi, un’azione disciplinare del procuratore generale della Cassazione nei confronti di Woodcock, un fascicolo del Csm sulle inchieste Consip-Cpl Concordia. Anche il ministero di Giustizia, a quanto risulta al Foglio, ha disposto, a Napoli, accertamenti preliminari sui rapporti tra la polizia giudiziaria e la procura. Ormai l’inchiesta ha prodotto più ipotesi di reato di quante ne stia cercando.