L'omertà di chi lincia il carabiniere stupratore ma tace su quello golpista
E’ molto facile dire che i due di Firenze hanno tradito l’uniforme e il dovere. Ma sul capitano del Noe indagato nel caso Consip c'è stata una rimozione collettiva
"E’ curioso" disse il capitano, come continuasse un discorso interrotto "come da queste parti ci si sfoghi in lettere anonime: nessuno parla ma, per nostra fortuna, dico di noi carabinieri, tutti scrivono. Dimenticano di firmare, ma scrivono”. Oppure, volendo ribaltare il tratteggio dell’omertà di Sciascia nel Giorno della civetta, è vero anche il contrario: sui carabinieri tutti firmano, ma si dimenticano di scrivere. Una sorta di omertà del Cittadino Collettivo. O una rimozione. Che, come ogni rimozione, innocente non è. Per spiegarci. E’ molto facile, persino sacrosanto fino alla banalità, dire che i due carabinieri di Firenze sono indegni, inqualificabili, hanno tradito l’uniforme e il dovere. E dirlo al volo, da Fiorenza Sarzanini in giù: “E’ giusto attendere l’esito delle verifiche disposte dalla magistratura”, ma “chi indossa la divisa”, eccetera. Nei confronti dei due carabinieri è stato disposto “un provvedimento di sospensione precauzionale”. Applausi. Meno da applausi è il baccano di chi ha gridato per l’espulsione dall’Arma subito e senza processo. Ma immaginate se, tra qualche settimana, i due carabinieri in questione venissero promossi, scatto di carriera, per anzianità.
Eppure è successo, senza che nessuno abbia detto niente. Il capitano del Noe Giampaolo Scafarto, quello di “dottoressa, ha una bomba in mano. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi”, già indagato, è nel frattempo diventato maggiore, “in attuazione di una norma di legge entrata in vigore nel luglio scorso”, “in quanto la posizione di indagato non costituisce motivo ostativo all’avanzamento di grado”. Ma questo assurdo è stato bellamente rimosso. Non solo dal Cittadino Collettivo, ma anche dai giornalisti (distratti?) e dai politici, che sarebbero tenuti a capire e parlare chiaro, ogni tanto. E’ facile accusare il carabiniere stupratore. Ma il carabiniere golpista? Che agisce in modo illegale contro politici o altri cittadini? O forse che “c’è carabiniere e carabiniere”, la doppia Arma dopo il doppio stato? O il caso del maresciallo dei carabinieri Saverio Masi, attuale capo scorta del magistrato Nino Di Matteo. Ha subìto un condanna, definitiva, per falso materiale e tentata truffa. E stato rinviato a giudizio con le accuse di calunnia e diffamazione nei confronti di ufficiali superiori dell’Arma. Ebbene, fa ancora il caposcorta del magistrato più scortato d’Italia. Il quale Di Matteo pure lo chiama a testimonio d’accusa nel mitico processo della Trattativa. Nessuno ha fiatato, nessuno indignato, nemmeno un imbecille sui social.
Il problema, e speriamo di essere stati chiari, non è raddoppiare l’elenco delle indegnità dei carabinieri, nel gioco cinico di “ognuno ha la sua rogna”. Il problema del carabiniere percepito è la doppia morale dei moralisti e l’ignavia dei politici. Tutti capaci alla lapidazione per lo stupro (vi piace vincere facile, eh?) ma omertosi quando invece ci sono di mezzo dei carabinieri che vogliono “arrivare a Renzi”, che montano un complotto contro i politici, in combutta con chissà chi. O che cercano di incastrare un superiore. Quello va bene, forse a qualcuno fa persino comodo. Adesso qualcuno se ne sta accorgendo. Qualche politico come Luigi Zanda ieri ha usato la parola “complotto”. Ma fino a oggi – diciamo dall’inizio del caso Consip, tanto per mettere una data recente – dov’erano? Dov’erano quelli che adesso, come verginelle, diranno: “Carramba, che sorpresa!”.