La repubblica degli ayatollah giudiziari

Claudio Cerasa

L’incubo del governo Davigo è l’idea che la democrazia rappresentativa possa trasformarsi in una democrazia dove le patenti morali vengono stabilite dalla magistratura

Al direttore - Il giustizialismo, purtroppo, riscuote nel nostro paese grande successo. Sia quello ossessivo di Davigo, quello di pancia del pubblico ululante o quello sorridente ed, apparentemente, innocuo del giornalista. Forse esiste un’Italia anti populista, anzi esistono italiani anti populisti, ma rischiano di apparire non garantisti, bensì, favoreggiatori. La strada che porterebbe Davigo a essere ministro della Giustizia resta, comunque, irta e colma di ostacoli.

Lorenzo Lodigiani

 

La repubblica degli ayatollah giudiziari è uno dei drammi del nostro paese e quando il populismo penale e il populismo giudiziario si saldano con gli istinti anti casta (e con la legittimazione della gogna) la democrazia ne risente e lo stato di diritto tende a perdere di significato. L’incubo del governo Davigo è questo. E’ l’idea che la democrazia rappresentativa possa trasformarsi in una democrazia dove le patenti morali vengono stabilite dagli ayatollah della repubblica giudiziaria. Il grillismo, prima di ogni altra cosa, significa questo.

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  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.