Se Mafia Capitale non è mafia allora la legge è sbagliata, dice Rep. Ma Pignatone sostiene il contrario
Il Tribunale non ha individuato per i gruppi criminali “alcuna mafiosità autonoma o derivata da altre”. Per il quotidiano invece i giudici non hanno sbagliato nella sentenza e che “Mafia Capitale” è mafia vera
Roma. Siccome la sentenza sul “Mondo di mezzo”, che non è più “Mafia Capitale”, non è piaciuta allora la colpa è della legge. E’ più o meno questo il commento di Repubblica alle motivazioni della sentenza di condanna che esclude la mafiosità delle associazione criminali di Massimo Carminati e Salvatore Buzzi. Secondo i giudici per parlare di mafia devono esistere requisiti specifici previsti dalla legge e la descrizione della “Mafia Capitale” fatta dal procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e dagli altri pm che si sono occupati dell’inchiesta “non è quella recepita dal legislatore nell’attuale formulazione dell’articolo 416 bis, per il quale non è sufficiente il ricorso sistematico alla corruzione ed è invece necessaria l’adozione del metodo mafioso, inteso come esercizio della forza della intimidazione”. In sintesi, il Tribunale non ha individuato per i due gruppi criminali “alcuna mafiosità autonoma o derivata da altre”. Questo è quello che hanno stabilito i giudici. E, per carità, la sentenza può anche essere criticata dalla stampa, ma non è quello che fa Repubblica. La linea invece è che i giudici non hanno sbagliato nella sentenza e che “Mafia Capitale” è mafia vera. Come si fa a tenere in piedi queste due tesi contraddittorie? Semplice, è la legge che è sbagliata! Bisogna cambiarla in modo da far diventare mafia anche ciò che mafia non è: “Stiracchiato dalla giurisprudenza, il 416 bis appare insufficiente a contrastare una mafia che si evolve più velocemente della legge – scrive Rep. – ed è questo il limite davanti al quale si sono arresi i giudici di Mafia capitale, che hanno rigettato la tesi dell’accusa”. Il tribunale avrebbe anche voluto spingersi oltre “ma chiamare col nome mafia questa realtà criminale, secondo i giudici, equivarrebbe a riscrivere la norma. Compito che detta un’urgenza alla politica”. In sintesi, bisogna cambiare ed estendere il 41 bis perché, così com’è, è una legge vecchia e inefficace.
La replica a questa tesi acrobatica arriva dalle parole di qualche mese fa pronunciate proprio da Pignatone: “Non credo che sia opportuno modificare il 416 bis – ha detto a giugno il procuratore di Roma –. E’ una norma collaudata in tanti anni, ampiamente sperimentata, sistematizzata e chiarita dalla Cassazione. Così com’è, è già sufficiente per contrastare la criminalità violenta, sia la mafia che la corruzione a essa legata”. Per quanto su questa vicenda la fantasia non manchi, risulterebbe davvero difficile definire “negazionista” pure Pignatone.