Tra archiviazioni e assoluzioni breve ripasso del caso Cpl Concordia (e del metodo Woodcock)

Luciano Capone

Nel 2015 l'inchiesta era stata presentata come uno dei più grandi scandali del paese. Due anni dopo l'impianto accusatorio è quasi completamente crollato. Che fine hanno fatto i protagonisti di questa incredibile vicenda

Nel 2015 l’inchiesta sulla Cpl Concordia, condotta dai pm Henry John Woodcock, Celestina Carrano e Giuseppina Loreto con il supporto dei carabinieri del Noe (Gianpaolo Scafarto), era stata presentata come uno dei più grandi scandali corruttivi del paese: un giro di mazzette e favori per la metanizzazione di Ischia che vedeva coinvolti amministratori locali del Pd, una grande “coop rossa” e lambiva i vertici della sinistra italiana (da D'Alema a Renzi). Dopo due anni il processo si è concluso con l'assoluzione completa dei principali imputati. Non c'è stata alcuna corruzione. Di seguito un riepilogo della storia attraverso il percorso giudiziario dei principali protagonisti di un'inchiesta che ha occupato a lungo le prime pagine dei giornali e le prime serate dei talk show.

 

GIOSI FERRANDINO È il sindaco di Ischia, primo dei non eletti del Pd alle elezioni Europee, arrestato con l'accusa di corruzione per l'appalto sulla metanizzazione di Ischia, insieme al dirigente comunale Silvano Arcamone. In carcere per 22 giorni più i domiciliari. Sia lui che Arcamone sono stati assolti.

Qui la sua intervista al Foglio

 

 

 

 

 

 

 

MASSIMILIANO D'ERRICO Imprenditore capuano arrestato con l'accusa di riciclaggio internazionale. In carcere per 22 giorni sulla base di prove inesistenti, la sua posizione è stata archiviata su richiesta stessa di Woodcock. Ha fatto causa al pm napoletano per danni chiedendo un risarcimento di 10 milioni di euro. L'udienza del processo è già stata fissata per il 14 febbraio. 

 

 

 

 

 

 

 

MICHELE ADINOLFI Generale della Guardia di Finanza è stato intercettato con l'accusa di corruzione, pare per uno sbaglio di persona. Ha continuato ad essere intercettato nonostante si capisse che non era lui il generale di cui parlavano gli indagati di Cpl Concordia. Alcune delle sue telefonate con Matteo Renzi ed esponenti del cosiddetto “Giglio Magico”, tutte conversazioni prive di rilievo penale, sono finite sui giornali. Dopo il processo mediatico la posizione di Adinolfi è stata archiviata su richiesta dello stesso Woodcock

 

 

 

  

 

 

ROBERTO CASARI Storico presidente della cooperativa Cpl Concordia, costretto alle dimissioni dopo le indagini, è stato indicato come il corruttore di Ferrandino. Il suo caso, insieme ad altri manager Cpl, è stato spostato per competenza a Modena dove il processo non è ancora iniziato. Ma dopo l'assoluzione di Ferrandino la sua posizione si è alleggerita: se non c'è il corrotto è difficile sostenere che ci sia il corruttore. In un altro filone della stessa inchiesta, il terzo, Casari è già stato prosciolto dal gup di Roma per l'accusa di corruzione di un agente dei servizi segreti. In pochi anni l'ex presidente e la Cpl Concordia sono stati travolti da una serie di inchieste: oltre al caso di Ischia c'erano anche il processo che lo vedeva imputato con la grave accusa di aver stretto un patto con i Casalesi, e l'inchiesta per una presunta truffa milionaria sul fotovoltaico. Per adesso ha collezionato tre assoluzioni su tre. Ora si attende l'inizio del processo a Modena il cui esito pare in gran parte già segnato.

 

 

 

 

 

JOHN HENRY WOODCOCK È il grande accusatore, insieme alla collega Celeste Carrano e ai carabinieri del Noe (stessa squadra dell'inchiesta Consip). La sua indagine su Cpl Concordia è stata clamorosa, settimane di prime pagine e talk show in prima serata: era l'inchiesta che doveva svelare il grande patto corruttivo tra coop rosse e amministratori locali che lambiva i vertici della sinistra (ricordate i vini e i libri di D'Alema? E le intercettazioni penalmente irrilevanti di Renzi su Enrico Letta?). Indagini fatte malissimo, persone sbattute in carcere con prove inconsistenti. Finora tutti gli indagati sono stati archiviati o assolti.

 

 

 

 

 

GIANPAOLO SCAFARTO Il capitano – ora promosso a maggiore – del Noe, divenuto una celebrità dopo le manipolazioni dell'inchiesta Consip ai danni di Renzi. È anche l'autore dell'inchiesta Cpl Concordia, e pure in questo caso, nel dibattimento sono emersi diversi errori e imprecisioni nelle indagini e nella trascrizione delle intercettazioni. Per il caso Consip Scafarto è accusato di falso, rivelazione del segreto e depistaggio. Lo scorso dicembre, su richiesta della procura di Roma, è stato sospeso dal servizio per un anno, ma poi l'interdizione è stata annullata.

 

 

 

 

 

 

LUCIA MUSTI La procuratrice di Modena – dopo aver parlato con Woodcock – incontrò gli uomini del pm napoletano, il capitano Ultimo e Scafarto, per ricevere le carte dell'inchiesta che da Napoli si spostava a Modena. Dopo la scoperta delle manipolazioni nell'inchiesta Consip, è stata ascoltata dal Csm e ha dichiarato che i due carabinieri del Noe si comportavano da “matti” ed erano “spregiudicati” (“Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi”, avrebbe detto Scafarto). “Mi sembravano veramente molto spregiudicati questi carabinieri - avrebbe raccontato -, con un delirio di onnipotenza, soprattutto il colonnello e il capitano, perché poi c’era questo maggiore De Rosa che è quello che ha firmato l’informativa in questione, che mi sembrava più equilibrato, ma gli altri due erano veramente matti. Scusi matti no, erano esagitati, non mi piaceva neanche il rapporto con l’autorità giudiziaria che avevano, perché a me avevano detto: dottoressa, lei se vuole ha una bomba in mano, lei se vuole può fare esplodere la bomba”. E poi ancora: “Scoppierà un casino, arriviamo a Renzi”. (Proprio ieri, il 17 gennaio, la quinta sezione del Consiglio di Stato ha “accolto” il ricorso del pm Paolo Giovagnoli “con conseguente annullamento del provvedimento di nomina” di Lucia Musti, che a questo punto è ex capo della procura di Modena).  

 

La versione della procuratrice Musti sembra coincidere con quella raccontata da Ferrandino al Foglio: “Volevano arrivare a Renzi, ci hanno provato già nel mio caso, ma visto che tutto si è fermato in altre procure hanno continuato con il caso Consip. È l’unica spiegazione a quello che mi è accaduto, accuse completamente inventate e 15 giorni di prime pagine e talk-show a livello nazionale che un sindaco di provincia, anche se di un luogo bellissimo come Ischia, di certo non merita”.

 

MODENA L'ultimo filone del processo Cpl Concordia inizia il 1 marzo e uno dei primi a essere ascoltati sarà Scafarto, come principale teste d'accusa. La situazione sarà questa: gli imputati (Casari e Cpl) sono finora sempre stati assolti, chi ha condotto le indagini è accusato a Roma di falso, depistaggio, fuga di notizie e per questo è stata richiesta la sospensione dall'Arma dei carabinieri (Scafarto) e l'(ex) procuratrice capo di Modena, ovvero l'accusa, ha descritto chi sarà il principale teste dell'accusa (sempre Scafarto) come un “matto” e un “esagitato”. Sembra insomma che in poco tempo i ruoli si siano ribaltati.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali