Il pallino di Woodcock per l'anticorruzione
Il pm anticamorra, Raffaele Cantone e Luigi de Magistris, “tre primedonne” della magistratura locale a Napoli per presentare l’ultimo libro del presidente Anac
Il pm anticamorra Henry John Woodcock, saldamente inquadrato nella Dda partenopea, ha in testa un pallino, l’anticorruzione. Lo schermo dello smartphone mostra un messaggio, mittente “Henry W.”, così l’ha registrato chi scrive. Il pm m’invita alla presentazione napoletana, a Palazzo san Teodoro, dell’ultimo libro del presidente Anac Raffaele Cantone, “La corruzione spuzza”. I super ospiti, insieme a Woodcock, sono l’autore, il sindaco Luigi de Magistris ed Enrico Mentana nella veste di gran cerimoniere. Ringrazio il magistrato con il quale, in tempi di “intesa cordiale”, archiviata la burrascosa stagione delle querele, il rapporto si è fatto, per così dire, più disteso.
“Non so se riuscirò a esserci”, in effetti non riesco ma vale la pena raccontare l’attesissimo evento con le “tre primedonne” della magistratura locale, e un folto pubblico nel quale fanno capolino, tra gli altri, l’ex patron del Napoli Corrado Ferlaino e l’ex direttore Emilio Fede con la moglie Diana. Dopo una digressione etimologica sul termine “corruzione” e un’ardita piroetta transnazionale che, come in una figura di danza, lambisce Tangentopoli, i “regimi arabi sconvolti dalle primavere” e il governo brasiliano di Lula (che, a giudizio di Woodcock, “meriterebbe un giudizio sostanzialmente positivo”), il pm, arcinoto per la lunga schiera di arresti eccellenti, sfoggia l’armamentario dell’anticorruttore unico delle coscienze: “Nel nostro sistema opera un doppio binario che rende celerissimi i processi contro la criminalità di strada e molto meno celeri, a volte tartarugheschi, quelli contri i colletti bianchi”.
Il mantra nuovo, nell’eterna crociata woodcockiana, si chiama “giustizia di classe”. Da una parte, professionisti e politici che possono permettersi “abili avvocati” e processi senza fine; dall’altra, i “poveri cristi”, gli “ultimi” per antonomasia, quelli senza santi in paradiso. Esiste poi un “dato umano” a dir poco inedito: “Quando davanti al giudice compare un personaggio i cui tratti sociali e culturali denotano una distanza siderale dal tuo ambiente di nascita, ti viene più facile mantenere il distacco necessario per giudicare”. Se invece l’imputato ti ricorda il tuo compagno di classe, se “c’è il pericolo di identificarsi”, il giudice diventa più indulgente.
È un’analisi accattivante, quella di Henry W., non estranea a una certa dose di demagogia e che lascia inevaso un quesito: perché il sessanta percento delle prescrizioni matura nella fase delle indagini preliminari quando il ruolo dell’avvocato è pressoché nullo? Il pm Woodcock che il 19 febbraio si sottoporrà al procedimento disciplinare del Csm per il caso Consip tace sulla vicenda che lo ha esposto anche a un’indagine penale, infine archiviata su richiesta della procura capitolina, per le intercettazioni del padre dell’ex premier Matteo Renzi. “C’è una questione morale molto seria nella magistratura. E chi si vende una volta, si venderà altre trenta, senza pensarci”, rincara il magistrato, colpito ma non atterrato.
Il copione del combattente che sta in piedi sul ring, nonostante tutto e tutti, impone la severa autocritica della categoria: scoperchiando le colpe altrui si distoglie l’attenzione dalle proprie. “La soglia della tolleranza nelle condotte, l’asticella si è abbassata tra noi, va detto con sincerità. Vedo nei giovani colleghi la paura di mettere una firma, sembrano schiacciati dall’incubo di sbagliare. Siamo una magistratura che da un lato aspira e dall’altro teme”. Un bonario Cantone risponde ai saluti da ospite corteggiatissimo nella Napoli che conta, poi ascolta i colleghi, pondera le parole e preannuncia il rientro, a fine mandato 2020, nei ranghi della magistratura: “È il mestiere che amo”, dice. Il sindaco-Masaniello de Magistris, pure lui ex pm fino alla “scelta” di abbandonare la toga per l’Europarlamento nella squadra dell’Italia dei valori, corre in soccorso dell’amico napoletano: “Ne ho subite di tutti i colori, io e Woodcock siamo stati messi sotto processo dagli stessi magistrati. Poi quelli fanno carriera, magari diventano procuratore generale”. Il convitato di pietra è lui, Pasquale Ciccolo, pg presso la Cassazione fino allo scorso mese e grande accusatore di Woodcock. Qualcuno se ne accorge, i più ignorano l’allusione e sgomitano per una stretta di mano, almeno una photo opportunity. Gli applausi scrosciano, i sorrisi si sprecano, tutti al buffet.