Piercamillo Davigo (foto LaPresse)

Cosa cambia al Csm dopo l'elezione di Piercamillo Davigo

Ermes Antonucci

Il magistrato ottiene un successo personale ma il vero trionfo è quello del gruppo moderato di Magistratura Indipendente

Si è concluso lo spoglio dei voti per l’elezione dei 16 componenti togati del prossimo Consiglio Superiore della Magistratura. Dai risultati definitivi emergono due dati fondamentali: il successo personale dell’ex pm di Mani pulite, Piercamillo Davigo, e il trionfo del gruppo moderato di Magistratura Indipendente, con il crollo delle toghe di sinistra.

 

Lo spoglio delle schede relative ai collegi elettorali dei pubblici ministeri e dei giudici di merito, avvenuto oggi, conferma che il successo ottenuto ieri da Davigo nel collegio di Cassazione ha natura personale e non è condiviso dalla sua corrente, Autonomia e Indipendenza (A&I). Oltre a Davigo, infatti, A&I, non è riuscita a eleggere nessun candidato nelle fila dei giudici di merito (bocciati sia Ilaria Pepe che Giuseppe Marra), mentre ha ottenuto l’elezione del proprio candidato tra i pubblici ministeri (il procuratore aggiunto di Catania, Sebastiano Ardita). Un’elezione scontata dal momento che per la categoria dei pm i gruppi avevano presentato quattro candidati per quattro posti, e persino questa segnata da un pessimo risultato (Ardita è risultato il pm meno votato tra i quattro candidati).

 

Trionfa invece, il gruppo di Magistratura Indipendente, che avrà cinque rappresentanti a Palazzo dei Marescialli, due in più rispetto all’ultima consiliatura. Il gruppo di MI è riuscito a far eleggere tutti e tre i candidati nelle fila dei giudici di merito (Paola Braggion, Corrado Cartoni e Paolo Criscuoli), il proprio candidato in quota pubblici ministeri (Antonio Lepre) e soprattutto la candidata nel collegio di Cassazione, Loredana Miccichè, cosa che non avveniva da oltre 20 anni.

 

Dall’altro lato, non era invece mai avvenuto che né la corrente centrista di Unità per la Costituzione (Unicost) né la corrente di sinistra Area (che riunisce Magistratura democratica e Movimento per la giustizia) non riuscissero a far eleggere almeno un candidato di Cassazione. Se, però, nel complesso Unicost mantiene la sua consistenza numerica in Csm con cinque rappresentanti, crollano clamorosamente le toghe di sinistra, che perdono tre rappresentanti su sette.

 

L’elezione di Davigo, a differenza di quanto alcuni fanno credere, non è segno di un’adesione improvvisa della maggioranza delle toghe italiane alle tesi manettare e politicamente interventiste dell’ex pm di Mani pulite, anzi. In numeri assoluti, infatti, A&I è stata battuta da Magistratura Indipendente, che da sempre sostiene una linea radicalmente opposta a quella di Davigo: equilibrio, rispetto dei propri ambiti istituzionali, sobrietà a livello mediatico. Dietro all’elezione dell’ex presidente dell’Anm pare celarsi un semplice spostamento da Area ad A&I dei voti espressione dei sentimenti interventisti.

 

La trasformazione degli equilibri in seno al Csm è stata ben sintetizzata in una nota dai leader di Magistratura Indipendente, Antonello Racanelli e Giovanna Napoletano: “Prendiamo atto del significativo successo personale del collega Davigo, al quale manifestiamo le nostre congratulazioni, ma allo stesso tempo il gruppo da lui fondato, Autonomia e Indipendenza (A&I), non è stato in grado di eleggere nessun rappresentante nella categoria dei giudici di merito (dove vi era una vera competizione, non potendosi essere presa in considerazione la categoria dei pubblici ministeri, dove vi erano 4 candidati per 4 posti). La grande differenza tra i voti presi dal collega Davigo e i voti presi nella categoria dei giudici di merito dai rappresentanti di A&I è significativa del carattere personale del risultato del collega Davigo (dovuta, forse, anche alla sua notevole visibilità mediatica)”.

 

La capacità di Davigo di incidere sui lavori del prossimo Csm, data l’esigua consistenza numerica del suo gruppo, dipenderà molto dalla figura che sarà scelta dall’organo di autogoverno della magistratura per ricoprire il ruolo di vicepresidente, scegliendo tra i tra i componenti laici che il Parlamento dovrebbe eleggere la prossima settimana.

 

Secondo la distribuzione dei consensi tra i parlamentari, tre membri laici dovrebbero essere indicati dal Movimento 5 Stelle, due dalla Lega, due dal Pd e uno da Forza Italia. La scelta per la vicepresidenza spetterà a tutti i consiglieri (quindi i togati, i laici e i membri di diritto, cioè il presidente della Repubblica, il presidente di Cassazione e il procuratore generale). Il ruolo di Davigo in Csm potrebbe essere rilanciato se la scelta dovesse ricadere su uno dei laici indicati dal M5S, con un carattere fortemente “giustizialista”. Al contrario, potrebbe giocare un ruolo di maggior equilibrio un laico indicato dalla Lega, dal profilo più moderato.

Secondo alcune indiscrezioni, tuttavia, il M5S si sarebbe già accordato con la Lega per provare a ottenere la vicepresidenza del Csm, lasciando ai “verdi” la nomina del giudice costituzionale vacante. Tutto, però, è ancora da vedere.