Bollino anti gogna

Ilaria Capua

Due francobolli, con l’iter giudiziario, possono aiutare a combattere il giustizialismo. Appello ai giornali

Avrete notato anche voi che nei negozi di elettrodomestici troneggiano etichette oversize su apparecchi di grosso consumo elettrico: AA+, A+, A-, B… in modo che l’acquirente si possa regolare su qual è la categoria energetica a cui appartiene lo strumento, visto che il consumo di energia è importante nella scelta. Le etichette fluo maxi-size servono sostanzialmente affinché ci si possa orientare, si possa contestualizzare. Voi sapete anche che sulla documentazione dei circuiti accreditati secondo norme Iso o altri standard internazionali di qualità, esiste sempre uno specchietto o una griglia riassuntiva.

 

E’ posizionata strategicamente nella pagina che riassume i dati più importanti dello strumento o della procedura in modo che l’ispettore, l’operatore o il manutentore si possa orientare, possa contestualizzare. Orientarsi, contestualizzare è necessario per applicare un sistema che permetta di capire come stanno realmente le cose sulla base di parametri inoppugnabili. Farsi un’idea, però corretta. Il buon punto di partenza. Veniamo al nocciolo. Quando si legge di un’indagine giudiziaria, si fa fatica a contestualizzare. Le procedure e le fasi dell’iter giudiziario non sono semplici da comprendere nella loro interezza e complessità. E poi, anzi soprattutto, ci sono fasi diverse, diciamo di “affinamento” verso la verità. Essere indagato o essere condannato in primo grado sono due situazioni ben diverse. Ed è bene che i lettori lo sappiano. Proprio a questo proposito penso che possiamo dare per assunto che il numero e la gravità di imprecisioni ed errori che possono essere contenuti in un brogliaccio e in un documento non sottoposto ad alcun vaglio o verifica ufficiale sono di gran lunga superiori al volume di imprecisioni o errori che possono essere contenuti in un resoconto di uno stato più avanzato del giudizio. E inoltre credo che possiamo anche essere d’accordo che quando si leggono i primi articoli di cronaca giudiziaria su di un argomento, questi spesso sono relativi a vicende articolate dai confini poco chiari e con un numero di presunti colpevoli molto maggiore o comunque diverso da quello che sarà nella lista degli eventuali condannati.

 

Ed è proprio da queste riflessioni che nasce una proposta semplice che arriva dal mondo dei frigoriferi e da quello dei circuiti accreditati. Come aiutare il lettore a orientarsi, a contestualizzare e valutare il reale significato di quella notizia? E come fare con un sistema giudiziario così lento complicato e difficile senza annoiare il lettore? Con un’etichetta come quella dei frigoriferi. In uno degli occhielli o in uno dei box dell’articolo si potrebbe riportare un semplice riassunto che contestualizzi la fase dell’iter giudiziario a cui ci si riferisce. Sia la prima volta che le volte successive in cui si tratta di quell’argomento. Si potrebbero succintamente riportare le informazioni più rilevanti: ipotesi giornalistica, indagini preliminari, rinvio a giudizio (richiesta o conferma di), primo grado, secondo grado, Cassazione, con magari accanto riportata anche qualche data. Nello spazio di due francobolli.

 

Un piccolo strumento di contestualizzazione, un aiutino per il lettore. Potremmo paragonarlo a una specie di “bollinatura” o di “tracciabilità” di garanzia per il lettore, visto che di “doc” – specialmente quando si tratta di notizie segrete ottenute da fonti non precisate – proprio non si può parlare.

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