Caiazza ci spiega la deriva giustizialista di chi gioca con la prescrizione
La riforma voluta dal M5s “darebbe la matematica certezza dell’irragionevole durata dei processi”, spiega il nuovo presidente dell’Unione delle Camere penali italiane
Roma. Gli avvocati penalisti si mobilitano contro la riforma della prescrizione proposta dal Movimento 5 stelle con un emendamento al ddl anticorruzione in discussione alla Camera, che prevede l’interruzione dei termini di prescrizione dopo solo una sentenza di primo grado. La giunta dell’Unione delle Camere Penali Italiane (UCPI) ha deliberato mercoledì sera lo stato di agitazione per una riforma che, se approvata, consegnerebbe processi infiniti. Nemmeno il tempo di insediarsi per Gian Domenico Caiazza, il nuovo presidente dell’UCPI, eletto successore di Beniamino Migliucci appena dieci giorni fa, al termine del congresso dei penalisti a Sorrento. Il blitz del M5s, voluto dal Guardasigilli Alfonso Bonafede, richiama subito all’azione: “Siamo di fronte a una proposta non solo inaccettabile, ma anche tecnicamente abnorme – spiega Caiazza al Foglio – Parlare di sospensione della prescrizione fino a sentenza definitiva significa abolire il decorso della prescrizione, non sospenderlo. Inoltre non si distingue tra sentenza di assoluzione e di condanna. Insomma io, cittadino, potrei essere assolto in primo grado, il pubblico ministero potrebbe impugnare la sentenza e l’udienza d’appello sull’impugnazione del pm potrebbe essere fissata anche tra vent’anni, lasciando pendere su di me una spada di Damocle per tutto questo tempo”.
Insomma, è una riforma che, laddove fosse approvata – ribadisce il neopresidente dell’UCPI – “darebbe la matematica certezza dell’irragionevole durata dei processi”, in violazione del principio stabilito dall’articolo 111 della nostra Costituzione: “Se non si prevede un meccanismo che imponga prima o poi al giudice di fissare l’udienza, l’imputato è nelle mani dell’arbitrio del giudice. E’ una cosa pazzesca. Chiunque faccia di mestiere l’avvocato o il magistrato sa perfettamente che oggi, proprio in virtù della prescrizione, le udienze vengono fissate per far durare il meno possibile i processi, tant’è che la prima cosa che si fa è scrivere sul fascicolo la data di prescrizione del reato. Ora si vorrebbe togliere questa regola, ottenendo il risultato opposto a ciò che si dichiara”.
D’altronde, aggiunge Caiazza, introdurre la riforma di un istituto di questa complessità attraverso un emendamento a un disegno di legge, quello anticorruzione, che non c’entra nulla col tema, “dà già l’idea della qualità dell’intervento”. Non solo: l’emendamento era stato preannunciato da Bonafede poche ore prima, al termine di un incontro con diverse associazioni che riuniscono i familiari delle vittime di alcune tragedie (scuola di S. Giuliano di Puglia, Viareggio, Hotel Rigopiano, Amatrice, ponte di Genova). Il trionfo del populismo penale. Una coincidenza subito notata da Caiazza, eletto nuovo presidente dei penalisti al termine di un congresso dedicato proprio alla “difesa delle garanzie nell’epoca dei populismi”: “Bonafede ha raccolto un po’ di persone offese da reati di vicende complesse, i cui processi sono necessariamente lunghi e la gran parte dei quali sono ancora in fase di celebrazione, non certo a causa della prescrizione. Quindi è anche un gesto non pertinente: cosa c’entrano le persone offese dal crollo del ponte di Genova con la prescrizione? E’ populismo puro”.
“Siamo di fronte a un quadro politico inedito per la sua gravità, in cui il populismo penale si è fatto governo – approfondisce Caiazza – Si va verso una deriva giustizialista irrefrenabile, con la giustizia penale oggetto di riforme a costo zero e ad altissimo impatto di consenso, ma ciò che più spaventa è che non si vedono reazioni a tutto questo. Non si vedono forze politiche in grado di proporre una risposta credibile. In questo quadro allarmante, i penalisti italiani sono pronti a intervenire e a porsi come punto di riferimento di una politica liberale della giustizia”. E il neopresidente dei penalisti individua un particolare retroterra culturale all’origine di questo populismo di governo: “E’ figlio di una semina durata 25 anni da parte della magistratura che, sovente fuori dai propri limiti costituzionali, ha governato, soggiogato, intimorito e qualche volta persino ricattato la politica. In tutti questi anni, la magistratura ha alimentato la rappresentazione, attraverso i media, di una classe politica che equivale a corruzione, di una classe industriale che equivale a depredamento del territorio e dell’ambiente, di una finanza che è solo speculazione infame. Quando si semina tutto questo per decenni, poi si crea il mostro. Il paradosso ora è che il mostro può fare a meno della sua levatrice. Basta vedere come Salvini ha reagito in modo liquidatorio all’iniziativa dei pm sul caso della nave Diciotti”.
L’iniziativa del M5s sulla prescrizione, intanto, rischia di creare una frattura proprio con l’alleato di governo. Il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari, ha parlato di “forti perplessità”, anche perché l’argomento “non è stato concordato all’interno del governo”. La giunta dell’UCPI ha deliberato lo stato di agitazione, riservandosi ogni ulteriore decisione alla verifica dell’iter parlamentare dell’emendamento: “Fin dall’inizio abbiamo notato il silenzio dell’altro partito di maggioranza, la Lega, e il fatto che l’emendamento fosse stato presentato da due relatori del M5s – spiega Caiazza – Aspettiamo quindi di vedere se la proposta diventerà una scelta di riforma legislativa dell’intera maggioranza parlamentare. Se sarà così, passeremo a forme di proteste molto più forti. Chiederemo di incontrare tutti i gruppi parlamentari e stiamo già preparando un documento tecnico per evidenziare le incongruità, veramente grossolane, dell’emendamento. Perché l’impressione è che sia stato redatto da persone che non frequentano la materia. Speriamo di poter dare un contributo che aiuti quella parte della maggioranza che, in maniera molto cauta, non sta sostenendo l’iniziativa”. In caso di approvazione dell’emendamento, si staglia all’orizzonte l’ipotesi estrema dell’astensione di tutti i penalisti dalle udienze.