"Le garanzie per indagati e imputati non sono barattabili". Parla Morrone
“Non si interviene in modo frettoloso e improvvisato sulla giustizia”, ci dice il sottosegretario alla Giustizia leghista
Roma. L’altra sera, ospite a “Otto e mezzo”, Marco Travaglio appariva un tantino nervoso. “Lei dice? Non so, io Travaglio non lo leggo, non lo guardo…”. Sì, le assicuro: il direttore del Fatto quotidiano l’altra sera era un tantino nervoso. “Allora è una fortuna non averlo al governo”, soggiunge sornione Jacopo Morrone, sottosegretario leghista alla Giustizia. In zona pentastellata, qualche motivo di preoccupazione c’è. Il leader della Lega Matteo Salvini incassa il decreto sicurezza, invece Luigi Di Maio una riforma della prescrizione in vigore dal 2020 e i cui primi effetti si vedranno a partire dal 2024. “Un governo serio non interviene sulla giustizia in modo frettoloso e improvvisato” incalza Morrone.
“Il tavolo sulla magistratura onoraria che ho istituito insieme a una squadra di esperti, giudici di pace e avvocati, ha fissato un fitto calendario d’incontri per i dovuti approfondimenti”, prosegue Jacopo Morrone. “Vuole sapere quante audizioni hanno tenuto i colleghi responsabili dell’emendamento al ddl anticorruzione? Neanche una”. Non è solo questione di metodo. Il ministro Giulia Bongiorno ha evocato l’effetto “bomba atomica” sui processi, con l’accordo finale voi leghisti l’avete depotenziato. “Il blocco della prescrizione dopo il primo grado di giudizio significa procedimenti eterni, cittadini perseguibili a vita, una spada di Damocle francamente inaccettabile in uno stato di diritto. Noi vogliamo tempi celeri e certi, i processi infiniti non sono giustizia”. La Lega ritirerà gli emendamenti che abbassano la pena per il peculato e cancellano Daspo a vita per i corrotti e agente sotto copertura? “No, gli emendamenti restano in piedi, ne discuteranno le commissioni competenti”. Insomma, tregua apparente. “Noi vogliamo vincere la guerra, non una battaglia”. Resta da capire chi sia il vero nemico. “Siamo il governo dei fatti, non delle parole”.
Secondo il consigliere del Csm Piercamillo Davigo, gli effetti della prescrizione si manifesteranno quando lui sarà già morto. “Auguriamo lunga vita a lui e a tutti, però mi lasci dire: i magistrati non sono un corpo monolitico. Forse Davigo si riferisce ai governi precedenti, esprime un’opinione personale e noi ce ne facciamo una ragione. Molti suoi colleghi la pensano come noi”. Per i Cinque stelle il Davigo-pensiero è una stella polare. “Ognuno si sceglie la propria. Per noi le garanzie di indagati e imputati non sono barattabili, nondimeno vogliamo pene certe e senza sconti. Le vittime e i loro familiari hanno il diritto di vedere i colpevoli in galera, i processi veloci servono a questo”.
Ricette per imprimere un’accelerazione? “Vanno affrontati alcuni snodi organizzativi. Le sembra normale che nell’epoca della posta elettronica certificata s’impieghino sette mesi per una notifica? E che dire della regola per cui, se cambia un giudice, il processo ricomincia daccapo?”. Davigo ha fondato la propria corrente, e lei è allergico alle correnti. “Mi metto nei panni del cittadino che davanti a un giudice ha sempre le gambe che gli tremano. I magistrati non devono fare paura. Vogliamo che le persone sappiano di poter contare su un giudice imparziale e sul giusto processo”. Tornando alla prescrizione, la Lega ha precisato che la modifica è condizionata alla riforma organica del processo penale. “I due interventi sono inscindibili. Se cade l’uno, cade pure l’altro”.
Mettiamo, per ipotesi, che dopo le elezioni europee, preso atto dei mutati rapporti di forza, il governo cessi di esistere: addio riforma. “Il governo dura cinque anni”. I malumori grillini sono crescenti. “Luigi Di Maio si sta comportando benissimo. Sull’Ilva è stato impeccabile”. Ma la chiusura dello stabilimento siderurgico era un loro cavallo di battaglia, adesso la base è in rivolta. Lei, sottosegretario, ha voglia di provocare. “Io non provoco, dico che Di Maio sta rispettando i patti”. E perdendo consensi. “I sondaggi lasciano il tempo che trovano. Mentre i giornali annunciavano la caduta imminente del governo sulla prescrizione, i due vicepremier si sono incontrati e hanno risolto l’impasse nel giro di mezz’ora”. Dica la verità: come Guardasigilli, tra Bongiorno e Alfonso Bonafede, chi avrebbe preferito? “Io ho un debole per la Bongiorno, sono un suo fan da tempi non sospetti”.
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