C'è casta e casta
Inchieste, arresti e flop professionali della magistratura. Ma con loro nessuna indignazione. Tutti muti
Giustizia deviata. Le parolone le scrive, in prima pagina, soltanto il Fatto. Ma per una volta non sono i soliti pm amici di babbo Renzi, del Cav., o di tutti i nemici giurati del giornale di Travaglio. Il titolo riguarda “15 magistrati calabresi” su cui da mesi si sta indagando a procure incrociate, con accuse che vanno “dal favoreggiamento mafioso alla corruzione in atti giudiziari”.
Giorni fa c’era stato addirittura l’arresto di due magistrati, in servizio a Trani e poi trasferiti a Roma, per questioni di sentenze pilotate in cambio di benefici economici o di altra natura. Qui non entriamo nel merito: i chiamati in causa, per noi, sono del tutto innocenti fino a prova contraria. Non c’è un’indagine né un reato (qualcuno, polemicamente, ha suggerito il “procurato allarme”) che riguardi il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro. Ma il fatto che le sue rumorose inchieste sulle ong non siano mai arrivate oltre le indagini preliminari, dovrebbe far porre almeno qualche domanda generale sulla competenza di una parte della magistratura. Invece, niente. Il punto non è la magistratura. Il punto è l’informazione (e la politica). Avessero indagato 15 amministratori del paesino di Sant’Ilario, avessero beccato un medico che sbaglia diagnosi, ci sarebbe la mobilitazione di piazza, guidata da campagne stampa sulla corruzione dalla politica, la casta, l’inadeguatezza delle élite: la brutta canea che conosciamo da decenni, e che ha prodotto quel che ha prodotto.
C’è solo una casta – mai eletta, non meritocratica, autogiudicantesi – a cui nessuno non diciamo presenta il conto, ma nemmeno pone domande. Nel frattempo, il ministro con la giacca da guardia carceraria lavora alla grande riforma, ispirata da una parte della magistratura.