Caro Salvini, i bambini hanno la priorità, anche giuridicamente
I flussi migratori vanno regolati, ma non si può usare la politica per non concedergli protezione speciale
Illustre ministro dell’Interno, fino a giovedì ci ha tenuto davvero tanto sulle spine con i quindici bambini che nessuno voleva, rimasti chiusi per interminabili giornate sulla Sea Watch in attesa di poter ottenere il permesso di attraccare da qualche parte. Dopo aver seguito il suo girovagare alla disperata ricerca di un porto amico, come non bastasse in un mare invernale e tempestoso, e dopo essere rimasto in apprensione così a lungo assieme a tanti altri, sento la necessità di farle avere a futura memoria qualche osservazione nella speranza che non succeda più.
Mi spiego. Solitamente mi infervoro per altri motivi, garantismo et similia. Forte di una certa esperienza di vita anche giudiziaria, sento spesso il prepotente bisogno di dire la mia ogni qualvolta appare – in parole povere quasi tutti i giorni – che il sistema giustizia del mio paese continui a far poco o nulla ossia a fregarsene del perché e del come viene continuamente additato o condannato dal resto del mondo: giustizia lenta fino al ridicolo per come indaga mediaticamente i giovanotti per poi sentenziare su vecchi moribondi. Centralità delle indagini preliminari con conseguente annichilimento sia delle garanzie sia del contraddittorio sia del diritto di difesa di cui al giusto processo così come costituzionalizzato (art. 111). “Pene disumane e degradanti” per le quali più volte la Cedu ci ha condannati. Arrogante dispotismo e sopraffazione da parte di tutto ciò che è cautelare e provvisorio perché non ancora definitivamente giudicato ai sensi dall’art.27 Cost., soprattutto misure cautelari e misure di prevenzione a carico di presunti non colpevoli, e chi più ne ha più ne metta.
Ma oggi mi indigno non in nome del garantismo o delle violazioni di legge o degli squilibri procedimentali o dei tormenti mediatici. Oggi mi infervoro perché, di fronte a ragazzi che soffrivano e soffrono gravissimi pericoli e disagi in balìa di una vita maledettamente sfortunata, non si è intervenuto immediatamente e a ogni costo per dare loro un po’ di umanità ma si è voluto prima disquisire e pontificare su tutto, su ragioni di equità, normazione, opportunità e convenienza economica oltre che politica, sicurezza e così via.
Oggi mi indigno non in nome del garantismo o delle violazioni di legge o degli squilibri procedimentali o dei tormenti mediatici. Oggi mi infervoro perché, di fronte a ragazzi che soffrono, in balìa di una vita sfortunata, non si è intervenuto immediatamente e a ogni costo per dare loro un po’ di umanità
Sono certo che solo gli imbecilli possano non convenire con vostra eccellenza sul fatto che i flussi migratori debbano essere controllati e se del caso prima o dopo fermati, ma sono altrettanto certo che di fronte a un bambino bisognoso non ci sono al mondo motivi che tengano per non tendere la mano a prescindere. Quando si tratta di minori saltano le regole ordinarie e conta solo l’interesse del cucciolo, è così per istinti primordiali e per conseguente adeguamento – diritto naturale, costituzioni materiali, trattati internazionali, controllare per credere – di buona parte degli ordinamenti nazionali e sovranazionali. Ossia saltano le questioni di competenza territoriale o funzionale o per materia. Saltano le questioni di convenienza socioeconomica o di emotività o di opportunità politica. Salta l’ordinario e finiscono per contare esclusivamente ragioni di umanità tanto legate ad archetipi, a imperativi categorici, all’istinto di conservazione della specie, da rendere contronatura qualsiasi tentennamento, contronatura qualsiasi calcolo.
Il minore è inerme di fronte a chi è senza scrupoli, non ha colpe, ha solo bisogno di essere comunque accolto e accudito, è un suo diritto naturale.
Le paiono solo vuote parole? Ministro, è per questi motivi che i diritti dei bambini dovrebbero essere – purtroppo spesso lo sono solo sulla carta – da sempre e dappertutto, assoluti e perfetti e prioritari e dunque incondizionati ed incondizionabili. Indiscussi e impermeabili a illazioni campate in aria, in aria maligna e basta, tipo quella sulla presenza dei minori quale callido espediente per aggirare le ordinarie discipline normative; come se la disperazione – indiscussa e indiscutibile – fosse un genere da supermercato. Né comprimibili, nemmeno per ragioni asseritamente politiche (esilarante la tesi che gli atti politici di governo in quanto tali non potrebbero costituire reato, come se i governanti potessero legittimamente per ragioni politiche di sicurezza sequestrare i cittadini in uno stadio – magnificamente lo motivò tempo fa Gianrico Carofiglio – o tatuare la cittadinanza o sacrificare una comunità etnica a beneficio di un’altra o che so altro). Non ci si metta anche vostra eccellenza, sarebbe troppo.
Non sono vuote parole anche perché tutto ciò è puntualmente suffragato – a meno che i trattati internazionali vengano considerati acqua fresca – dal sistema normativo vigente: “Il fanciullo ha bisogno di una protezione speciale (Dichiarazione Universale sui diritti del fanciullo 1924 e Dichiarazione dei diritti del fanciullo Onu, New York 20-11-1959 ) è minore – ovvero fanciullo – a norma delle leggi interne e internazionali ogni essere umano avente età inferiore ai 18 anni. L’infanzia ha diritto ad un aiuto e ad una assistenza particolari, con la conseguente necessità di concedere una protezione speciale al fanciullo. In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza sia delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente” (preambolo e art. 1 Convenzione New York 20.11.1989 ratificata e resa esecutiva con L. 27.5.1991 n. 176).
Signor ministro dell’interno, pur comprensibilmente inesperto della specifica materia minorile quantomeno per via della sua giovane età, a detta di tanti nella conduzione dei recenti eventi ha dimostrato abilità politica di buon spessore per cui è ragionevole prevedere che farà tesoro di come i fatti si sono progressivamente sviluppati. Forse allora non è necessario ricordarle che, sotto il profilo sia penale (art. 40 cp) sia morale, non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo. Oppure che integra il reato di omissione di soccorso (art. 593 cp) il non fare intervenire le autorità allorché ci si imbatta in un fanciullo minore degli anni 10 o comunque in persona incapace per qualsiasi ragione di provvedere a se stessa. O che la pubblica autorità deve collocare il minore in luogo “sicuro” (art. 403 cc) o in luogo “protetto” (art. 2 c.1 Legge 28.3.2001, n.149) quando per qualsiasi ragione esso minore viva in condizioni pregiudizievoli per la sua formazione educativa.
Lo si rammenta, signor ministro – sia chiaro! – non certo per ventilarle subdolamente pesanti responsabilità giudiziarie ma solo e soltanto per rappresentarle evidenti ragioni morali, possenti ragioni morali sedimentatesi ab immemorabili e sottese da ciascuna delle predette norme.
Ragioni che non vorrà sicuramente trascurare qualora in futuro si dovessero ripetere vicende dello stesso genere.