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Verdelli e la Repubblica anticorruzione

Caso Renzi, caso Formigoni: si torna al manettarismo d’antan? Peccato

Il sito di Repubblica e quello del Corriere ieri mattina hanno pubblicato, lesti, i video rubacchiati e maramaldi dell’arrivo al carcere di Bollate di Roberto Formigoni (chi oserà più criticare quello di Bonafede con Cesare Battisti?). Ma l’ordalia fa clic, la decenza molto meno. Peggio Repubblica, però. Perché, nell’edizione in carta di ieri, almeno il Corriere aveva optato per un titolo sobrio e laterale. Mentre Repubblica aveva sparato a centro pagina un sonante “Formigoni è corrotto, ora va in carcere”. Peggio aveva fatto solo il Fatto, per il quale Formigoni è addirittura “supercorrotto”. Ma al giornale di Travaglio, forse, il nuovo direttore Carlo Verdelli ha deciso di fare concorrenza. Accanto al pezzo di cronaca, faceva mesta mostra di sé un ritratto del “Celeste” di Piero Colaprico, stella della pattuglia di cronisti-portaverbali del pool milanese, scritto in colaprichese: cioè con l’astio esibito e la superficialità nell’eludere il senso vero dei fatti che è stata il marchio di fabbrica del giornale principe del manettarismo ai tempi di Mani pulite: “Già ieri sulla rete gli sfottò erano crudeli”, “in carcere deve entrare. Senza se e senza ma”, “Formigoni si era condannato in qualche modo da solo”. L’ultimo urrà della vecchia guardia. Duole però doversi domandare quale strada voglia prendere, oggi, la Repubblica di Verdelli. Ce lo si era già chiesti leggendo il pessimo articolo di Claudio Tito dopo l’arresto dei coniugi Renzi, che rispolverava la vecchia retorica manipulitista, capace di assumere sempre e soltanto il punto di vista delle procure. Negli scorsi anni il giornale di Largo Fochetti, con Ezio Mauro, aveva compiuto qualche apprezzabile sforzo, faticoso e pieno di cautele, per riflettere sulle proprie ruggini ideologiche e sulle deformazioni prodotte da decenni di circo mediatico-giudiziario. Mario Calabresi, timidamente, ha provato a cambiare pagina e Repubblica aveva provato a contrastare la canea dei giustizialisti inopinatamente giunti al governo. Sarebbe un peccato se Verdelli volesse tornare all’antico, e rifare il giornale farlocco dell’anticorruzione militante, vista anche la situazione oggettiva del paese. Per qualche copia o qualche scalpo in più, poi.