La Cassazione annulla le misure cautelari ma De Vito non torna libero
Il presidente del Consiglio comunale di Roma è agli arresti domiciliari. Le accuse a suo carico restano gravi ma si attende il tribunale del Riesame
De Vito libero? Non ancora. Intanto la sesta sezione penale della Cassazione ha annullato con rinvio le misure di custodia cautelare disposte nei suoi confronti per la vicenda di corruzione legata alla realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle.
Ora la palla torna dunque al tribunale del Riesame che dovrà prendere una nuova decisione sulla necessità di tenere agli arresti o meno il presidente grillino dell'Assemblea capitolina, arrestato lo scorso 20 marzo. Intanto, alcuni giorni fa il Gip Maria Paola Tomaselli aveva accolto l'istanza dei suoi legali per l'attenuazione della misura cautelare: De Vito, adesso, è agli arresti domiciliari.
E qualcuno in Campidoglio teme di rivederlo sullo scranno della presidenza. Una beffa frutto del poco coraggio della maggioranza M5s che tra il giustizialismo di facciata e le proprie tasche ha preferito quest'ultime. De Vito è ancora presidente, ma poteva essere revocato dall'incarico con un voto a maggioranza previsto dal regolamento del consiglio comunale. Con una lettera dal carcere il numero uno dell'aula Giulio Cesare ha diffidato i suoi ex compagni dal votare la revoca promettendo, in caso contrario, una consistente richiesta di risarcimento.
La mancanza di audacia ha portato alle dimissioni dal suo ruolo di vicepresidente vicario dell'Assemblea Enrico Stefàno, designato come successore di De Vito alla guida dell'aula, ma costretto a lavorare senza staff (e soldi) in attesa della revoca. "Hanno prevalso paura, menefreghismo e timori", ha detto giorni fa al Messaggero spiegando la sua scelta. Intanto il consiglio comunale non riesce più a rinunirsi.
La Cassazione ha anche annullato senza rinvio la misura cautelare disposta per un'altra vicenda di corruzione imputata, tra gli altri a De Vito, relativa alla riqualificazione nella zona della stazione Trastevere. In questo modo sono immediatamente stati interrotti gli arresti domiciliari per l'imprenditore Gianluca Bardelli e per l'architetto Fortunato Pititto, accusati di traffico di influenze illecite. Mentre per l'eventuale liberazione, De Vito e il suo presunto principale socio, l'avvocato Camillo Mezzacapo, dovranno attendere la nuova decisione del tribunale del Riesame sulla vicenda stadio.
L'indagine su De Vito, infatti, riguarda in realtà tre diversi fatti. Oltre alla presunta corruzione nel affare Stadio, per lo stesso reato il presidente dell'Assemblea capitolina è indagato anche per la riqualificazione dell'ex fiera di Roma che avrebbe dovuto realizzare il gruppo Toti, e la quella di piazza Ippolito Nievo, nei pressi della stazione Trastevere, un'operazione che interessava il costruttore Giuseppe Statuto. Tutti avrebbero pagato De Vito, assegnando consulenze fittizie all'avvocato Mezzacapo. Quest'ultimo - secondo le indagini - poi provvedeva a versare i soldi alla società Mdl. "La cassaforte" - come l'hanno definita i pm - di cui era comproprietario insieme a De Vito.