L'ennesimo caso di cronaca mistificato dalla giustizia populista di Salvini
L’omicidio stradale a Bergamo e il ruolo del gip
Roma. Il vicepremier Matteo Salvini ha criticato pubblicamente la decisione del gip di Bergamo di scarcerare e porre agli arresti domiciliari l’uomo accusato di aver travolto e ucciso, lo scorso sabato notte ad Azzano San Paolo, due giovani ragazzi di 18 e 21 anni che viaggiavano su uno scooter, dopo una lite in discoteca. Il gip ha riqualificato l’ipotesi di reato a carico dell’uomo da duplice omicidio volontario a omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso. “Una persona che uccide due giovani è già fuori dal carcere dopo nemmeno quattro giorni. Una decisione che lascia sconcertati e offende le famiglie delle vittime”, ha scritto Salvini sui propri profili social. “E’ proprio vero che serve una riforma della giustizia che preveda la certezza della pena”, ha poi aggiunto il leader della Lega, spazzando via in un colpo solo secoli di conquiste di civiltà giuridica nel nostro paese e inventando un nuovo principio del diritto penale populista: la certezza della pena durante le indagini.
Evidentemente per un ministro dell’Interno abituato a mettere continuamente alla gogna chi è accusato di aver commesso reati (specialmente se immigrato) è normale concepire l’indagine come la semplice anticipazione della pena e non una fase in cui, come previsto dal nostro ordinamento, al massimo possono essere adottati provvedimenti di custodia cautelare quando necessari.
Nell’interrogatorio di convalida dell’arresto, l’uomo (che è stato anche trovato positivo all’alcol test) ha fornito la sua versione dei fatti: “Ho sentito un botto e sono andato nel panico, non volevo uccidere”, ha raccontato riferendosi al lunotto posteriore della sua auto, frantumato lungo la strada (non si sa ancora da chi e come) dopo avere lasciato la discoteca e prima di travolgere i due ragazzi in scooter. Ancora non è chiaro se il vetro sia stato rotto durante la lite da uno dei due amici poi deceduti. Alla luce delle prime indagini e della versione fornita dall’uomo, il gip di Bergamo ha ritenuto che non ci fossero elementi sufficienti per provare la dolosità della condotta e ha così riqualificato l’ipotesi di reato in omicidio stradale aggravato, concedendo gli arresti domiciliari.
Ovviamente non siamo di fronte ad alcuna sentenza definitiva, come Salvini vorrebbe far intendere, ma soltanto a una decisione di carattere cautelare e temporanea, peraltro suscettibile di cambiare nelle prossime ore se dovessero emergere elementi utili dal prosieguo delle indagini, ad esempio dall’autopsia sul corpo dei due giovani che verrà effettuata venerdì.
Anche nel caso in cui pm e giudice delle indagini preliminari dovessero rintracciare nuovi elementi a carico dell’uomo, sarà comunque il processo a chiarire le dinamiche dell’incidente e le responsabilità penali, come previsto in un normale Stato di diritto, anche se ciò pare inaccettabile per i cultori della giustizia “fast food”, come Salvini, impegnati a individuare subito il colpevole ogni qualvolta vi sia un caso di cronaca pur di raccattare like sui social.
Se usassimo la stessa logica, per giunta, dovremmo considerare già colpevoli le oltre novemila persone che – stando ai dati dello stesso ministero della Giustizia – sono detenute nelle carceri italiane e ancora in attesa di una sentenza di primo grado. Ma l’idea che più fa rabbrividire è che la Lega intenda riformare la giustizia italiana sulla base di un inarrestabile desiderio di giustizia sommaria e con l’annientamento dei diritti fondamentali degli indagati e imputati.