Codice rosso, la guerra senz'armi e senza soldati alla violenza domestica
Una donna accoltellata a Milano. La nuova legge difficile da gestire
Gli esperti, gli operatori del settore e anche le opposizioni in Parlamento lo avevano previsto in coro: senza lo stanziamento di nuove risorse, il Codice rosso (la legge che tutela le vittime di violenza domestica e di genere voluta da Lega e Movimento 5 stelle ed entrata in vigore lo scorso 9 agosto) si rivelerà inefficace. E così è stato. A confermarlo, tristemente, è la vicenda di Adriana Signorelli, la donna trovata morta accoltellata nella notte tra sabato e domenica nella sua abitazione a Milano. Tre giorni prima di morire, la donna aveva denunciato l’ennesima aggressione da parte del marito, ora fermato per omicidio, attivando la procedura prevista dal Codice rosso.
La donna era infatti stata sentita dalla Polizia giudiziaria, che le aveva consigliato di cambiare casa. Lei aveva assicurato che sarebbe andata a vivere dalla figlia per qualche giorno, ma non ha poi mantenuto la promessa. Per l’uomo, invece, nessun provvedimento nonostante meno di un anno fa avesse tentato di dare fuoco alla porta dell’appartamento di lei e di sfregiarla rovesciandole addosso una tanica di benzina e candeggina. Nemmeno un aggravio della misura dell’obbligo di firma disposta mesi fa per una condanna a 1 anno e 4 mesi per maltrattamenti del figlio. Nonostante l’attivazione del Codice rosso, così, la donna non è riuscita a salvarsi.
Un’ondata di polemiche ha travolto la procura di Milano, tanto da spingere il procuratore capo Francesco Greco a intervenire, evidenziando le oggettive criticità della nuova legge: “Qua nessuno vuole contestare il Codice rosso, dico che sta diventando un problema a livello pratico, il problema è come gestirlo, già ora ci sono 30 allarmi al giorno (ossia denunce o segnalazioni in procura, ndr) e ciò ci impedisce di estrapolare i casi più gravi”. Già nei giorni scorsi, infatti, si era saputo che gli uffici della procura milanese sono stati sommersi da “una marea” di segnalazioni di presunti abusi, violenze o atti persecutori e che ciò ha causato alcune “difficoltà” nella stessa gestione di segnalazioni e denunce.
Tra i punti principali della nuova legge, infatti, oltre all’aumento delle pene, c’è l’obbligo per la polizia giudiziaria di comunicare al magistrato (il pm di turno) le notizie di reato di maltrattamenti, violenza sessuale, atti persecutori e lesioni aggravate avvenute in famiglia o tra conviventi. E le vittime, secondo le nuove norme, devono essere sentite dal pm entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato. Greco lunedì ha chiarito che già nel 2018 la procura milanese ha gestito “5.395 procedimenti” per “reati da ‘codice rosso’”, quando non era ancora in vigore, ossia “2.121 per maltrattamenti, 1.151 per stalking, 574 per violenza sessuale e 34 per violenze su minori”. “Se quest’anno si ripetessero quei numeri – ha aggiunto il procuratore – avremmo, come l’anno scorso, 15 ‘codici rossi’ al giorno, ma già ora si viaggia sui 30 allarmi al giorno e ciò impedisce di estrapolare i casi più gravi”.
Per Greco, dunque, il Codice rosso è certamente “utile” e importante, ma “il problema è come gestirlo” e si rischia di non riuscire a “estrapolare i casi più gravi” dalla marea di denunce, anche perché tutti i casi per legge devono essere trattati “con urgenza”. Si tratta proprio del pericolo che era stato individuato da più parti (in primis dagli stessi operatori del settore, come i centri antiviolenza) lo scorso luglio, al momento dell’approvazione definitiva della legge sul Codice rosso da parte del Senato: il testo, oltre ad affrontare il fenomeno della violenza sulle donne con meri interventi repressivi, e non di prevenzione, è a “invarianza finanziaria”, cioè non prevede nessuno stanziamento di risorse che possa permettere agli uffici giudiziari di far fronte all’inevitabile aumento di denunce per maltrattamenti. Col rischio che, in questa “marea” di denunce, alcuni casi continuino a sfuggire all’attenzione della magistratura e possano risultare fatali per molte donne. Anche questa legge populista e inefficace fa parte dell’eredità lasciata dalla maggioranza gialloverde al governo che verrà.
L'editoriale del direttore