"La legge sul dopo Bibbiano è inutile e dannosa" dice la presidente delle Camere minorili
A settembre è iniziato l'iter del ddl voluto dal M5s per limitare l'allontanamento dei minori. “Una proposta scritta male, che nasce da un pregiudizio verso gli operatori del settore”. Parla Grazia Ofelia Cesaro
La torbida battaglia politica attorno all’inchiesta di Bibbiano che ha infuriato l’estate scorsa potrebbe lasciare in eredità una nuova legge in materia di affidamento dei minori. Il 17 settembre è stato incardinato alla commissione Giustizia della Camera il testo della proposta di legge – prima firmataria la deputata del M5s Stefania Ascari – che interviene sul sistema delle tutele del minore nei procedimenti in tema di responsabilità genitoriale definito dal codice civile; e sulla legge n.184 del 1983, per modificare la disciplina dell’affidamento e della revoca dello stato di adottabilità. Lo scopo dichiarato è quello “di limitare quanto più possibile l’allontanamento dei minori dalla propria famiglia di origine”. Fin dalla relazione introduttiva si intuisce che il disegno di legge nasce dalla convinzione che in Italia ci sia un ricorso incontrollato agli allontanamenti dei minori dalla famiglia di origine. “Questa legge parte da delle domande sbagliate. Non c’è un allarme allontanamenti in Italia, ce lo dicono le statistiche: in Italia (dati del 2014 ndr) i minori fuori famiglia sono circa 26.000, mentre in Francia sono 138.000 e la Germania ne conta 125.000”, dice al Foglio l’avvocato Grazia Ofelia Cesaro, presidente dell’Unione delle camere minorili, associazione forense che rappresenta oltre 34 camere minorili lungo tutta la penisola. “Sono altri i problemi che preoccupano. Ad esempio, una percentuale molto alta dei minori in fascia adolescenziale che vivono in comunità, poiché non la famiglia di origine non è in grado di accoglierli e rischiano di essere abbandonati per mancanza di risorse. Mentre sono sempre meno le famiglie che danno la disponibilità a percorsi di affido o adozione. ”, spiega l’avvocato. La proposta di legge, invece, va proprio nella direzione opposta, limitando la possibilità per le strutture di accoglienza di ricevere contributi pubblici. “Questo è il cortocircuito che si mette in atto quando si vuole legiferare sull’onda dell’emotività, strumentalizzando un caso di cronaca, come quello di Bibbiano. Questa proposta di legge chiaramente ha una visione viziata delle comunità e delle famiglie che danno disponibilità a percorsi di affido o adozione, come se le persone che accolgono un minore coltivassero secondi fini”, dice la Cesaro.
Messa da parte la vena polemica, da un punto di vista prettamente tecnico – e questo è un caso isolato nel diritto di famiglia – il testo è estremamente denso e complesso. “Questo disegno di legge ha una tecnica legislativa che è lontanissima da quella che deve essere l’essenzialità poiché la norma giuridica deve essere generale e astratta. Quando in passato il legislatore è intervenuto su questi temi, lo ha fatto con estrema attenzione e rigore. A mio giudizio un disegno di legge scritto con articoli lunghi oltre 100 righe e con terminologia approssimativa non dovrebbe essere ricevibile”, dice la presidente delle camere minorili.
Il ddl si basa su un concetto elementare, quello dell’allontanamento come extrema ratio, che viene ripetuto più volte all’interno del testo. “Ma questo è già il principio fondante del nostro ordinamento. Lo sa anche uno studente al terzo anno di università. Non c’è bisogno di scrivere un ridondante articolo di tre pagine per ribadirlo. Scritto così, suona come un atto di sfiducia nei confronti del giudice che applica e degli operatori che intervengono; anche qui, come nel caso delle strutture di accoglienza, scatta il pregiudizio”, chiosa l’avvocato.
Insomma, secondo l’avvocato Cesaro il ddl non migliorerebbe il sistema degli affidamenti perché si propone di risolvere dei problemi che “non esistono”. Ma una legge più equilibrata potrebbe permettere agli operatori di agire in modo più efficiente. “Io partirei con un testo ad hoc sobrio per disciplinare meglio la procedura di quello che è l’articolo 403 del codice civile, ovvero l’allontanamento del minore con l’intervento delle forze dell’ordine (che il disegno di legge modifica ma in modo confuso ndr). La norma potrebbe essere implementata prevedendo precisi step e dando maggiori garanzie di intervento alle parti coinvolte. Poi si può certo metter mano ad una miglior procedura dei procedimenti minorili e lavorare sulla figura del rappresentante del minore. Ad oggi, infatti, nessuno si preoccupa di dire che questa figura debba avere delle caratteristiche precise, un’elevatissima specializzazione e formazione. Il rischio, attivando una persona che non è formata a trattare questi argomenti, è quella di rendere ancora più drammatica l’esperienza dell’allontanamento”.