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La selezione “all'italiana” dei magistrati: fanno un concorso e non li assumono

David Allegranti

Il caso che ha tenuto in scacco i 251 vincitori

Roma. Il concorso per diventare magistrato è lungo, estenuante e complicato. Lo sa chiunque voglia buttarsi nell’impresa. I 251 vincitori di quello bandito con decreto ministeriale il 31 maggio 2017 non avevano però probabilmente programmato che dopo aver completato le prove (nel maggio 2019) ed essere inseriti nella graduatoria stilata dal Csm avrebbero dovuto attendere ancora per iniziare a lavorare. Una storia italiana paradigmatica.

 

I fatti. Il 24 luglio 2019 il Csm pubblica la graduatoria dei 251 magistrati che attendono di poter iniziare, come da legge, il tirocinio di un anno e mezzo. C’è però una riserva sul candidato che occupa la posizione numero 142. Si stratta di Angela Di Dio e su di lei sono in corso “approfondimenti istruttori”. Il Csm non specifica quali siano gli approfondimenti in corso, ma la vicenda è nota alle cronache giudiziarie campane. Angela Di Dio è figlia di Antonino Di Dio, consigliere del X Municipio di Napoli, eletto con DeMa (il movimento di Luigi De Magistris), arrestato a inizio luglio nell’ambito dell’operazione San Gennaro. Secondo l’accusa, Antonino Di Dio – che è stato intercettato – avrebbe cercato aiuti per far superare alla figlia la prova orale del concorso in magistratura. Il Riesame però a fine luglio annulla questa accusa per carenza di gravità indiziaria. “L’annullamento rispetto a questo vicenda prova l’assoluta correttezza e trasparenza delle prove concorsuali, brillantemente sostenute dalla dottoressa Angela Di Dio”, dicono gli avvocati Marco Campora e Aniello Cozzolino che assistono Antonino Di Dio. Il Csm, nel frattempo, discute della vicenda. O almeno, è probabile che lo abbia fatto, visto che i verbali delle sedute contengono alcuni passaggi secretati. E comunque è il Csm a dover sciogliere la riserva su Di Dio.

 

Le settimane passano, nel frattempo, e niente succede. I vincitori del concorso avrebbero potuto iniziare il tirocinio già a settembre, anche perché la legge stabilisce che fra l’approvazione della graduatoria del concorso del Csm e il decreto di nomina (firmato dal ministro della Giustizia, in questo caso Alfonso Bonafede), devono passare venti giorni. Anziché lavorare come magistrati, i vincitori del concorso restano con le mani in mano. Alcuni di loro sono giovani, nati negli anni Novanta, e hanno soprattutto studiato per prepararsi al concorso. Altri sono meno giovani, nati negli anni Ottanta, qualcuno anche nel Settanta e nel Sessanta, e già lavorano. Qualcuno è avvocato e ha lasciato il posto dopo avere superato il concorso. Niente da fare, la nuova graduatoria arriva solo il 16 ottobre. L’elenco è completo e Angela Di Dio è ammessa senza riserva. Quindi, come gli altri, aspetta di poter iniziare a lavorare. Il decreto di nomina però non arriva. Passa un altro mese e arriviamo a oggi, 16 novembre 2019. Il Foglio ha chiesto ieri al ministero della Giustizia che fine abbia fatto quel decreto di nomina che avrebbe dovuto firmare il ministro ed è tutt’ora in attesa di una risposta.

 

Nell’ultimo mese, dopo la pubblicazione della graduatoria del 16 ottobre, sono accadute altre cose che vale la pena menzionare in questa ricostruzione. Il 31 ottobre, un lancio dell’agenzia Ansa ha annunciato che “nella legge di Bilancio ci sono circa 200 milioni di euro destinati all’assunzione di 250 nuovi magistrati vincitori di concorso già bandito e per le relative progressioni di carriera, a partire dal 2020 e fino al 2029. Le nuove assunzioni serviranno a rafforzare gli uffici giudiziari più in sofferenza. In particolare, per il 2020 ci sono circa 14 mln di euro; 16.695.800 per il 2021; 18.258.140 per il 2022; 18.617.344 per il 2023; 23.615.918 per il 2024; 23.755.234 per il 2025; 24.182.536 per il 2026; 24.681.056 per il 2027; 25.108.360 per il 2028 e 25.606.880 per il 2029”. Da questa notizia si desume dunque che le questioni problematiche relative a questo concorso erano due. Uno, la riserva sulla candidata (riserva che è poi stata tolta). Due, la reperibilità dei fondi per assumere i magistrati che hanno superato il concorso pubblico. Se diventa una notizia che a fine ottobre sono stati trovati i soldi per iniziare a far lavorare (non si sa ancora quando) magistrati che lo stato avrebbe potuto mettere in attività già a fine estate, forse c’è qualcosa che non torna per il “sistema Italia”. Poi lamentiamoci dei giovani che se ne vanno e di Milano che non restituisce le risorse. Il problema qui è lo stato che non mantiene le sue promesse.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.