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Magistrati in rivolta

David Allegranti

L’incredibile storia di 251 magistrati che hanno vinto un concorso ma sono tenuti in ostaggio dallo stato che non li fa lavorare

Hanno finito il concorso, bandito nel 2017, nel maggio scorso; la prima graduatoria è stata pubblicata a luglio; la seconda (caso eccezionale, ma c’era da sciogliere una riserva su una candidata) a metà ottobre. Il tempo tuttavia continua a passare inutilmente: duecentocinquantuno neo magistrati, come ha spiegato il Foglio la settimana scorsa, attendono ancora di iniziare a lavorare.

  

Dopo la pubblicazione dell’articolo, abbiamo contattato il ministero della Giustizia per sapere che fine abbia fatto il decreto di nomina che per legge deve essere firmato dal ministro della Giustizia, in questo caso Alfonso Bonafede, entro venti giorni dalla pubblicazione della graduatoria. Dall’ufficio stampa fanno sapere che non esiste alcun decreto di nomina. Anche all’Ufficio centrale di bilancio presso il ministero dicono che da loro non è passato niente da vistare. Eppure i neo magistrati, giustamente esasperati dalle lungaggini, si sono attivati e hanno cercato di reperire informazioni. Una situazione surreale, visto che stiamo parlando di un concorso pubblico e che la trasparenza dovrebbe essere totale. Specie visto che al governo ci sono alcuni presunti paladini dello streaming. Finora però è accaduto tutto il contrario: i neo magistrati si sono dovuti ingegnare raccogliendo informazioni per conto proprio e, in base alle notizie da loro raccolte, il decreto sarebbe stato firmato il 13 novembre ma già il 14 novembre sarebbe stato rimandato indietro al ministro e al suo capo di gabinetto dalla direzione generale del Bilancio. La Ragioneria, secondo quanto ricostruito dai partecipanti al concorso, avrebbe negato il visto. “La nota che ho visionato diceva che il visto non poteva essere apposto perché nel decreto di nomina si faceva riferimento, ai fini della copertura finanziaria, a una norma inidonea (in sostanza un capitolo nel quale non c’erano soldi)”, spiega al Foglio uno dei magistrati che hanno partecipato al concorso. “Si diceva quindi che il decreto doveva essere ‘modificato ed integrato’ facendo riferimento all’articolo 48 della legge di Bilancio 2020”. Insomma, dice un altro candidato che ha partecipato e vinto il concorso, “hanno bandito un concorso ma poi non avevano i soldi per assumerci. Ma perché non ce l’hanno detto per tempo? Alcuni di noi hanno lasciato il lavoro che facevano. Altri hanno preparato questo esame per anni, potendo contare sull’impegno delle loro famiglie”.

  

Ma che cosa c’è scritto nell’articolo 48 della legge di Bilancio 2020, che fa parte del Capo II, “misure in materia di giustizia”? “La disposizione consente al ministero della Giustizia di assumere i magistrati vincitori del concorso per 320 posti bandito con decreto ministeriale 31 maggio 2017, le cui procedure si concluderanno nel corso dell’anno 2019. Si prevede che l’immissione in servizio dei nuovi magistrati avverrà a decorrere dal 1° gennaio 2020 e si prevede un totale di 250 vincitori”. Insomma, la legge di Bilancio che deve ancora essere approvata prevede l’assunzione per il 2020 dei 250 (in realtà 251 magistrati) che hanno superato il concorso e impegna le risorse economiche per farli lavorare. Questi magistrati però potevano già essere assunti nel 2019. Solo che nessuno gliel’ha detto e hanno dovuto ricorrere a informazioni parziali o di seconda mano. La situazione è diventata ancora più assurda perché, nel frattempo, è stato indetto, pochi giorni fa, un nuovo concorso per la copertura di 310 posti di magistrato ordinario. E, in più, il ministro Bonafede da giorni si vanta dei risultati straordinari raggiunti dal suo ministero.

  

“Rivendico con orgoglio lo storico risultato che abbiamo già raggiunto ampliando di ben 600 unità il ruolo organico della magistratura grazie alla previsione contenuta nella legge di bilancio per il 2019”, ha detto il ministro Bonafede in un question time alla Camera. “Si tratta probabilmente di un incremento senza precedenti di cui vado particolarmente fiero, perché segna una svolta reale per il ripristino dello stato di salute degli uffici giudiziari di tutto il territorio”. Senz’altro è vero che con la legge di Bilancio 2019 Bonafede ha aumentato il ruolo organico del personale della magistratura per il triennio 2020-2022, ma lascia a casa – per ora – i 251 magistrati che hanno finito quest’anno, a maggio, le prove del concorso bandito nel 2017 da Andrea Orlando, le cui coperture economiche erano state previste durante la precedente legislatura. Il problema è che i vincitori del concorso finito nel maggio 2019 non inizieranno a lavorare prima dell’anno prossimo e ancora non si è capito se questo decreto di nomina esiste per davvero oppure, per evitare una figuraccia sulle mancate coperture, si continua a far finta che non ci sia.

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.