Politica, magistrati e cortocircuiti
Il pm che a Firenze indaga su Open potrebbe diventare capo della procura
Roma. Un filo sottile sembra legare l’inchiesta giudiziaria sulla fondazione renziana Open, portata avanti dalla procura di Firenze, e la nomina del nuovo procuratore capo di Roma, finita al centro dello scandalo che lo scorso giugno ha travolto il Consiglio superiore della magistratura. Un filo che, nonostante le dinamiche preoccupanti svelate dallo scandalo togato, continua a chiamare in causa nomine pesanti, giochi correntizi e aspirazioni di carriera.
Ieri la Quinta commissione del Csm, quella competente sul conferimento degli incarichi direttivi, è tornata a riunirsi per discutere della nomina del nuovo capo della procura di Roma. Il posto era vacante dallo scorso 8 maggio, quando il procuratore Giuseppe Pignatone è andato in pensione (per poi accettare, pochi mesi dopo, l’incarico di presidente del tribunale vaticano). In seguito al caso che si è abbattuto sull’organo di autogoverno dei magistrati – con gli incontri notturni tra alcuni consiglieri del Csm, il pm romano (ora sospeso e indagato per corruzione) Luca Palamara e i deputati pd (renziani) Cosimo Ferri e Luca Lotti – la procedura per la scelta del successore di Pignatone è stata azzerata. Con l’azzeramento sono mutati radicalmente i rapporti di forza tra i candidati. Se prima dello scandalo il favorito alla nomina, in quanto votato a maggioranza dalla quinta commissione, era il procuratore generale di Firenze Marcello Viola, ora in pole position ci sono Michele Prestipino, procuratore reggente della Capitale e fedelissimo di Pignatone, e il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi (ex collega e amico di Pignatone da decenni). La scelta del Csm, insomma, andrebbe in una direzione di continuità con la gestione precedente. Fuori dai giochi sembra essere proprio Viola, il nome su cui, secondo quanto emerso dallo scandalo, avevano deciso di puntare i consiglieri togati di Magistratura indipendente e Unicost, insieme ai parlamentari dem Ferri e Lotti, per impedire la nomina di Giuseppe Creazzo, capo della procura di Firenze che all’epoca stava portando avanti l’inchiesta sui genitori di Matteo Renzi. Se lo scandalo togato ha bruciato ogni possibilità di nomina di Viola a procuratore capo di Roma, anche le chances di vittoria di Creazzo ora sembrano ridotte al lumicino, visto che a sostenerlo ci sarebbe solo Unicost (la corrente a cui appartiene ma che paradossalmente cercò di ostacolarlo).
Il destino ha voluto che il “giro renziano” che avrebbe impedito la nomina di Creazzo ora si ritrova al centro dell’inchiesta portata avanti proprio dalla procura di Firenze sulla fondazione di Renzi, Open. La tesi degli inquirenti è che Open sia stata impiegata come una vera e propria “articolazione del partito”, cioè per raccogliere denaro da utilizzare per iniziative politiche, senza rispettare la legge sul finanziamento ai partiti. Le indagini sono coordinate da Creazzo, ma il titolare del fascicolo è il procuratore aggiunto Luca Turco. Seppur appartenente a un’altra corrente (Magistratura democratica), Turco è considerato l’uomo più vicino a Creazzo e forse adesso anche il più fidato, tanto da essere considerato il suo potenziale successore naturale alla guida della procura di Firenze (sulla falsa riga di quanto potrebbe accadere nella Capitale con Prestipino). Il curriculum di Turco è legato a inchieste importanti, come la riapertura del caso del “mostro di Firenze” e l’indagine che ha portato alla condanna in primo grado (poi confermata in appello) nei confronti dell’ex senatore Denis Verdini per il crac della banca Credito cooperativo fiorentino. Ma è certamente l’inchiesta sulla Fondazione Open e sulla rete renziana ad aver conferito oggi a Turco una notorietà di carattere nazionale. Il mandato di Creazzo scadrà nel 2022, a meno che egli non decida di abbandonare l’incarico prima e di trasferirsi in una sede più prestigiosa. Ci aveva provato con Roma, potrebbe provarci presto con Milano, se sarà confermata la notizia, fornita ieri dal Riformista, secondo cui l’attuale procuratore Francesco Greco sarebbe intenzionato a lasciare l’incarico prima della scadenza del suo mandato (prevista nel 2020), per una sua scelta personale.