Salvare la prescrizione
La riforma Bonafede, la proposta di mediazione del Pd e la perplessità di Forza Italia e Italia Viva
“L’equilibrio perduto tra i poteri”: il titolo del Corriere della Sera di ieri, editoriale di Angelo Panebianco, fotografa la situazione nel giorno in cui il Pd presenta la proposta per attutire gli effetti della riforma della prescrizione. Dal primo gennaio si rischia infatti “il solenne funerale della presunzione di non colpevolezza”, per dirla con Panebianco, se non si interviene sulla riforma voluta dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, riforma contro la quale hanno già scioperato gli avvocati penalisti.
Ma ieri le Camere Penali non esultavano, anzi, quando il segretario del Pd Nicola Zingaretti illustrava la proposta, in vista del vertice di governo sulla giustizia (il 7 gennaio prossimo), sulla linea dell’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando: sospensione della prescrizione fino a due anni e sei mesi dopo la sentenza di primo grado, come punto di mediazione tra chi (nel M5s) vuole l’eliminazione “hic et nunc” della prescrizione e il resto della maggioranza. E in teoria quello doveva essere il punto d’incontro (o fine scontro) tra visione (giustizialista) a Cinque stelle e visione di chi si appella al principio di civiltà giuridica che dovrebbe impedire un procedimento giudiziario lungo un’eternità e un processo che di conseguenza diventa esso stesso una pena per l’imputato. In pratica però, mentre il segretario pd Nicola Zingaretti definiva la proposta un’iniziativa “che guarda agli interessi del paese, al rispetto della certezza del diritto e della legalità”, il presidente dell’Unione Camere penali Giandomenico Caiazza lanciava una domanda: “Chiederei ai deputati del Pd con quale maggioranza intendono vedere approvato il proprio disegno di legge. Se il ministro Bonafede non lo fa proprio, lo propongono comunque al voto del Parlamento anche accettando il voto dell’opposizione? Cosa succederà, visto che Bonafede si è già espresso drasticamente in negativo su qualsiasi ipotesi diversa dalla sua proposta? Vogliono arrivare davvero fino in fondo a questa proposta oppure no?”.
E il problema del possibile intoppo di gennaio (quando cioè si andrà in Aula) viene sollevato in altri termini da Forza Italia, nelle parole dell’ex ministro Enrico Costa: “Che faccia tosta” il Pd, dice: “Prima respinge più volte la nostra proposta, provocando l’entrata in vigore dello stop alla prescrizione targato Bonafede, poi presenta un testo con gli stessi contenuti della proposta appena bocciata. L’unica differenza sta in sei mesi di sospensione in più dopo il primo grado e sei mesi in meno dopo l’appello”. “Noi comunque andiamo avanti in modo lineare”, dice Costa: se il testo del Pd dovesse trasformarsi, l’8 gennaio, giorno della ripresa dei lavori, in un emendamento alla proposta di Forza Italia, Forza Italia “non avrebbe alcun problema a votarlo”. La preoccupazione per la tenuta del governo aleggia. Poi c’è la perplessità. Anche in Italia Viva, dove il coordinatore nazionale Ettore Rosato (vedi intervista in questa pagina) definisce la proposta del Pd “non risolutiva”. Dal Pd Walter Verini tenta la mediazione sulla mediazione: “Vorremmo che la nostra proposta non fosse utilizzata. Siamo contrari al giustizialismo ma anche al garantismo a corrente alternata”.