Sequestri preventivi, espropri e accuse infondate. Quello del siderurgico è un fallimento politico-giudiziario, non di mercato
Taranto. Le 127 pagine di motivazioni della sentenza di assoluzione di Fabio Riva per l’ipotesi di bancarotta certamente piomberanno in tutte le future vicende giudiziarie e non legate all’Ilva di Taranto. Il Tribunale di Milano, ovviamente, dichiara che non è suo compito valutare se siano stati o meno commessi reati ambientali, accertamento che è demandato ai giudici di Taranto, ma se sia stata compiuta da parte degli amministratori dell’Ilva “quella sistematica omissione delle tutele ambientali e sanitarie” che però è il necessario presupposto del castello accusatorio dell’inchiesta “Ambiente svenduto”, formulato nel 2012 da cui derivano tutte le intricate vicende giudiziarie, economiche, industriali e politiche che ci hanno condotto alla soglia del 2020 alla sostanziale distruzione, per mano pubblica, di quella che sulla carta è ancora la più grande acciaieria d’Europa.
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