Pio Del Gaudio

Essere messi alla gogna costa 2.498 euro

Ermes Antonucci

L'ex sindaco di Caserta, Pio Del Gaudio, fu arrestato ingiustamente. Lo stato lo ripaga e lo umilia ancora

Accusato di corruzione e di collusione con la mafia, arrestato in un blitz con tanto di elicottero sopra la sua abitazione (neanche fosse Pablo Escobar), sbattuto in carcere, travolto dal tritacarne mediatico-giudiziario e alla fine prosciolto dopo un anno e mezzo. Quanto vale una vita distrutta dalla malagiustizia in Italia? Poco meno di duemilacinquecento euro. Ammonta precisamente, infatti, a 2.498 euro il risarcimento per ingiusta detenzione riconosciuto dalla Corte d’appello di Napoli a Pio Del Gaudio, commercialista, ex sindaco di centrodestra di Caserta dal 2011 al 2015. Del Gaudio venne arrestato il 14 luglio 2015 nell’ambito dell’operazione “Medea”, lanciata dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, con l’accusa di corruzione aggravata dall’aver favorito addirittura il clan camorristico Zagaria.

 

Ai tempi fece scalpore il fatto che per arrestare Del Gaudio, che non ricopriva più l’incarico di sindaco da un mese, i carabinieri utilizzarono persino un elicottero con cui sorvolare la sua abitazione, neanche si trattasse di un pericoloso boss mafioso. L’ex primo cittadino trascorse dodici giorni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere. Dopo un anno e mezzo venne prosciolto da ogni accusa dal gip di Napoli, su richiesta della stessa procura antimafia. La sentenza è poi diventata definitiva, quando però la gogna mediatico-giudiziaria aveva ormai stravolto la sua vita. Lo scorso novembre la Corte d’appello di Napoli ha riconosciuto a Del Gaudio un risarcimento di 2.498 euro per l’ingiusta detenzione subita. Insomma, briciole.

 

“Nell’udienza di risarcimento danni, non solo i giudici non mi hanno riconosciuto nulla a livello di danno psicologico ed economico, ma sono pure stato trattato come un delinquente, non mi hanno neanche fatto sedere o parlare”, racconta Del Gaudio al Foglio, spiegando comunque di essere stato costretto ad accettare l’esiguo risarcimento per non andare incontro a ulteriori spese. “Dopo l’arresto ho subito un crollo del reddito, sono stato costretto a chiudere lo studio associato con i colleghi. Ma i danni maggiori sono stati sul piano morale e della salute. Non riuscivo a prendere casa per mio figlio a Milano perché tutti andavano su Internet e trovavano notizie sulla mia vicenda. Oggi sono costretto a prendere medicine per il cuore e ad andare dallo psicologo”.

 

Ma i paradossi della vicenda non sembrano finiti. “Lo scorso novembre, quindi dopo cinque anni dalla vicenda, sono stato chiamato dalla Dda. Gli investigatori candidamente mi hanno detto che si erano dimenticati le cimici nella mia auto e che dovevano toglierle”, ricorda Del Gaudio, che di recente ha pure scritto un libro sul suo calvario giudiziario dall’emblematico titolo “Guai a chi capita”.

 

Lunedì scorso, in piena emergenza coronavirus, l’ennesima beffa, proprio sul magro risarcimento: “Ero convinto di aver chiuso ormai la vicenda, e invece ho ricevuto una comunicazione dal ministero dell’Economia in cui si afferma che il mandato di pagamento deve essere sottoposto agli uffici competenti per ulteriori controlli. Ancora? Cos’altro devo subire dopo sei anni?”.

“Sono stanco. Per me, che ho sempre creduto nelle istituzioni, è una sconfitta. Chi viene distrutto da procedimenti giudiziari infondati è costretto subire cinque-sei anni di mortificazioni. Quando lo Stato sbaglia, deve chiedere scusa e risarcire”, conclude Del Gaudio. 

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