La settimana che si avvia verso la conclusione è stata dominata da una serie di piccole e grandi notizie giudiziarie che hanno contribuito a rafforzare l’immagine di un paese che quando si ritrova a fare i conti con il tema della giustizia si comporta sempre seguendo il modello del letame nel ventilatore. Quando il ventilatore con il letame viene puntato contro di noi, il ventilatore viene sempre considerato come un qualcosa di osceno e detestabile. Quando il ventilatore con il letame viene invece puntato contro gli altri, viene considerato come uno strumento utile a mostrare le oscenità degli altri. Il risultato di questo allegro gioco fatto di letame e di ventilatori è che una parte non indifferente della nostra classe dirigente, della nostra informazione e del nostro mondo politico offre ogni giorno un indizio utile a inquadrare un problema per così dire strutturale del nostro paese che potremmo provare a sintetizzare così: la difesa dello stato di diritto è una battaglia che vale la pena combattere a condizione che quella battaglia non porti benefici ai propri avversari. E il risultato di questo approccio per così dire culturale è che ogni volta che l’Italia prova a fare un passo in avanti sulla cultura del garantismo un secondo dopo ne fa due in avanti sulla cultura del giustizialismo. Prendete quello che è successo negli ultimi giorni all’interno di una serie di storie apparentemente scollegate l’una dall’altra.
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