Dopo Palamara ecco l'armistizio tra le correnti del Csm: Curzio presidente di Cassazione
Mattarella si congratula: “Un sincero apprezzamento per il modo in cui il Consiglio superiore è giunto all’ampia condivisione della nomina”
Pietro Curzio è il nuovo primo presidente della Corte di Cassazione. Curzio, 67 anni, esperto di Diritto del lavoro e attuale presidente della Sesta sezione civile della Suprema Corte, è stato nominato dal plenum del Consiglio superiore della magistratura, in una seduta straordinaria presieduta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Curzio prenderà il posto di Giovanni Mammone e sarà anche membro di diritto del Csm.
La nomina era stata proposta all’unanimità dalla Commissione incarichi direttivi del Csm. Per una volta, infatti, le varie correnti della magistratura si sono mostrate unite di fronte a una scelta così importante, complici probabilmente anche le forti preoccupazioni espresse di recente dal presidente Mattarella di fronte alle “gravi e vaste distorsioni” emerse dall’inchiesta di Perugia sul “caso Palamara” e le cosiddette nomine pilotate. “La documentazione raccolta dalla Procura della Repubblica di Perugia - la cui rilevanza va valutata nelle sedi proprie previste dalla legge - sembra presentare l'immagine di una magistratura china su stessa, preoccupata di costruire consensi a uso interno, finalizzati all'attribuzione di incarichi”, aveva affermato duramente Mattarella, prima di richiamare le toghe alla responsabilità: “Sono certo che queste logiche non appartengono alla magistratura nel suo insieme, che rappresenta un ordine impegnato nella quotidiana elaborazione della risposta di giustizia rispetto a una domanda che diventa sempre più pressante e complessa”.
Sembra quasi non essere un caso, in fondo, che a essere nominato nuovo primo presidente della Cassazione sia stato proprio il magistrato che lo scorso gennaio ha presieduto il collegio delle Sezioni unite civili che ha confermato la sospensione di Palamara dalle funzioni di pm e dallo stipendio.
E’ anche per queste ragioni che Mattarella, dopo la nomina di Curzio, ha espresso “un sincero apprezzamento per il modo in cui il Consiglio superiore è giunto all’ampia condivisione della nomina”, aggiungendo che il nuovo primo presidente della Cassazione “certamente saprà svolgere l'impegnativo incarico con consapevolezza e lungimiranza, e sono certo che saprà anche fornire un apporto significativo anche al Csm e al suo comitato di presidenza contribuendo a promuovere quel rinnovamento nel governo autonomo di cui vi è necessità da tutti avvertita”.
Se questa volta le correnti sembrano aver dato retta a Mattarella, la nomina al vertice della Cassazione assume comunque un importante significato per gli equilibri tra i gruppi togati. Tra dimissioni, elezioni suppletive e subentri, lo scandalo delle nomine ha provocato un ribaltone al Csm, con un forte ridimensionamento delle due principali correnti coinvolte nel caso (Unicost e Magistratura indipendente) e un netto rafforzamento del cartello progressista Area (Magistratura democratica e Movimento per la giustizia) e della corrente Autonomia e indipendenza (guidata da Piercamillo Davigo).
Il ribaltone ora si completa anche in Cassazione: se un anno fa a guidare la Suprema Corte erano il primo presidente Giovanni Mammone (Magistratura indipendente) e il procuratore generale Riccardo Fuzio (Unicost), ora le redini passano nelle mani di Magistratura democratica, a cui sono legati sia il nuovo primo presidente Pietro Curzio che Giovanni Salvi, divenuto procuratore generale dopo le dimissioni di Fuzio, coinvolto nel caso Palamara.