Tre metri quadrati. Secondo la Corte europea dei diritti dell’uomo è questo lo spazio vitale minimo per ogni detenuto. Lo ha stabilito nel 2009 con la sentenza Sulejmanovic e lo ha confermato nel 2013 con la sentenza Torreggiani, con la quale ha condannato l’Italia per sovraffollamento delle carceri, disegnando il limite fra la detenzione umana e quella degradante. In questi anni però le condizioni dei detenuti non sono migliorate, anzi è cominciato un braccio di ferro con il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sul conteggio di questi tre metri quadrati: ci rientrano, per esempio, i letti? La domanda a questo punto avrà già fatto sorridere chi legge, ma è dal 2019 che se ne discute. Da quando cioè il Dap ha presentato ricorso in Cassazione contro una decisione del Tribunale di sorveglianza dell’Aquila, che aveva calcolato lo spazio disponibile per ogni detenuto al netto di quello occupato dai servizi igienici e dagli arredi fissi, letto dunque compreso.
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