I bambini che crescono in carcere hanno problemi di vista. I loro occhi non sanno abituarsi a un orizzonte, perché in carcere un orizzonte non c’è. Ci sono porte di ferro, c’è il cortile con il muro alto, e oltre le sbarre delle finestre c’è un pezzo di cielo a volte, ma c’è sempre anche un altro muro grigio e livido contro cui sbattere anche lo sguardo. I bambini che crescono in carcere giocano senza orizzonte, costruiscono la prospettiva su spazi molto piccoli, e la continua luce al neon causa problemi di sdoppiamento degli oggetti e delle persone e di messa a fuoco. I pediatri devono ordinare la visita oculistica, e molto presto gli occhiali. I bambini che crescono in carcere sviluppano anche problemi di udito, perché i loro rumori non sono i rumori che sentiamo tutti noi, di chiacchiere, strada, vicini di casa, motorini che passano, vento e uccellini, persone che si incontrano, rumore di biscotti messi nel carrello del supermercato, anche canzoncine di padri sotto la doccia, ma ascoltano rumori strani, molto forti, troppo acuti: ascoltano la battitura dei ferri, quando un agente batte la sbarra metallica contro l’inferriata della finestra, o quando le altre detenute battono contro la porta di ferro per farsi aprire, o quando urlano di dolore e rabbia, quando litigano fra loro, e poi ecco il rumore delle chiavi che chiudono e delle chiavi che aprono.
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