Mai stato bassoliniano il sottoscritto: sempre suo amico critico, sfottente e irridente. Ma ero con lui il giorno in cui Walter Veltroni sbarcò a Napoli per le elezioni politiche del 2008, e al presidente della Regione fu chiesto di non farsi vedere in giro, per non mettere in imbarazzo il partito e i suoi candidati assiepati sul palco (Massimo D’Alema, Vincenzo De Luca, Marco Follini tra i tanti). Lui andò in piazza, mulo incassatore e testardo, e recitò la parte del bravo militante, “circondato dalla folla che l’applaude”, scrivono le gazzette dell’epoca. Così come ero con lui 15 anni prima, nel 1993, quando Giorgio Napolitano era presidente della Camera e cercò di evitare ogni contatto con il candidato sindaco del suo partito, osteggiato tra Posillipo e via dei Mille come “cafone afragolese”.
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