Per garantire che il Sistema sanitario nazionale superi al meglio la pandemia, per uscire dalla recessione sostenendo le imprese capaci di produrre e innovare, per dotare l’Italia di infrastrutture adeguate, occorre un grande piano di investimenti pubblici. Alle risorse finanziarie, che ne costituiscono il primo elemento indispensabile, provvede il Next Generation Eu: come ha osservato il presidente Mattarella, si tratta di una preziosa “opportunità che va colta per ammodernare il paese”. Ma ai piani, l’altro elemento indispensabile, provvedono i singoli stati, sia pure nel quadro dei criteri generali stabiliti dalle istituzioni europee. E’ essenziale che i loro piani muovano dai problemi esistenti, indichino soluzioni idonee a porvi rimedio, ne scandiscano la realizzazione nel tempo. Un banco di prova tra i più importanti, soprattutto per l’Italia, è la giustizia. Di ciò il Piano nazionale di ripresa e di resilienza (Pnrr), in circolazione nei giorni scorsi, mostra consapevolezza. Esso precisa che quella della giustizia è una riforma “di sistema”. Indica vari obiettivi generali, coerentemente con le raccomandazioni impartite dalla Commissione Ue. In particolare, dà importanza all’efficacia dei tempi e alla qualità delle decisioni giudiziarie. Francesco Giavazzi ha obiettato (sul Corriere della Sera dell’11 dicembre 2020) che dire di voler garantire “procedimenti snelli e processi rapidi” rischia di ridurre, anziché aumentare, la credibilità del progetto per la sua genericità.
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