Il rapporto Antigone
"Oltre il virus": carceri stracolme mentre arranca la campagna vaccinale
Vaccinazioni a rilento, con il tasso di affollamento che arriva al 115 per cento: un detenuto su tre sconta una condanna non ancora definitiva. "Con misure alternative alla detenzione risolveremmo parte del problema", dice l'Associazione
Il carcere di Taranto ospita 603 detenuti, dovrebbero essere al massimo 307. A Regina Coeli i reclusi sono 893, il penitenziario di Roma potrebbe ospitarne nella peggiore delle ipotesi 606. La situazione è simile anche Bologna, 746 detenuti per 500 posti, e in tante altre città del territorio. Se è vero che la civiltà di un paese si misura anche in base allo stato delle carceri, allora per l'Italia la strada è ancora lunga. Tanto più in periodo di pandemia e con una campagna di vaccinazione che va a rilento.
A un anno dalle rivolte, arrivano i numeri di "Oltre il virus", il XVII rapporto dell'associazione Antigone, presentato questa mattina in streaming, che fotografa il sistema penitenziario italiano nel 2020. L'anno della pandemia ha accentuato gli effetti già degradanti dell'affollamento carcerario, che ora diventa anche una questione di salute pubblica. I detenuti, a fine febbraio, erano 53.697, in calo del 12,3 per cento rispetto a un anno prima: una diminuzione incoraggiante ma di certo non ancora sufficiente, considerando che il tasso medio di affollamento delle galere va ben oltre la capacità delle strutture. A questo si aggiunga che praticamente un detenuto ogni 3 (il 32 per cento) non ha ancora ricevuto una sentenza definitiva e che uno ogni sei (16,5 per cento) è affidato alla custodia dello stato ma non ha ancora subito nessuna condanna, nemmeno in primo grado.
Sovraffollamento: numeri e rimedi
Da Taranto ad Asti, la situazione dei penitenziari presenta criticità su tutto il territorio, come mostra la seguente tabella. Più in generale in Italia si contano 189 case circondariali, per un totale di 50.551 posti. In media il tasso di sovraffollamento ufficiale si attesta al 106,2 per cento, bel al di sopra di quel 98 per cento che, come afferma Antigone, in molti paesi è "considerata la percentuale fisiologica di un sistema che abbia sempre disponibilità di posti liberi, per eventuali e improvvise ondate di arresti o esecuzioni".
Inoltre, il dato ufficiale sulla capienza delle carceri non tiene conto di eventuali reparti temporaneamente chiusi, una circostanza che per l'Associazione potrebbe riguardare circa 4mila posti. In questo caso allora, il tasso di sovraffollamento salirebbe addirittura al 115 per cento. Una situazione difficilmente sostenibile per il sistema nel suo insieme, e soprattutto per la popolazione carceraria, che in seguito alla pandemia ha visto peggiorare nettamente le già difficili condizioni di vita. Eppure in questo senso, sebbene la costruzione di nuove strutture, insieme alla riorganizzazione di quelle presenti, resti un'esigenza inderogabile, si potrebbe intervenire subito per ridurre la pressione. Sono infatti ben 19.040 i detenuti che hanno un residuo di pena inferiore a tre anni, e questi potrebbero accedere a misure alternative. Per Antigone, "se solo la metà di loro ne fruisse avremmo risolto parte del problema dell'affollamento carcerario".
Bisognerebbe, insomma, favorire percorsi altri rispetto alla detenzione, come già accade alle 61.589 persone (al 15 febbraio) che scontano la propria pena attraverso sanzioni sostitutive, libertà vigilata, lavori di pubblica utilità e soprattutto grazie alla messa alla prova, una "forma di probation giudiziale che nel settore degli adulti è innovativa e consiste nella sospensione del procedimento penale nella fase decisoria di primo grado". Oggi questa formula interessa 18.936 persone.
La campagna di vaccinazione
Secondo l'ultimo aggiornamento del ministero della Giustizia pubblicato martedì, sono 468 i detenuti positivi al Covid, 612 invece sono i contagiati tra il personale di polizia penitenziaria. La campagna vaccinale nelle carceri è partita in tempi differenti, tra febbraio a marzo, a seconda delle regioni. Per ora, sempre secondo quanto comunicato da via Arenula, si contano 972 vaccinazioni tra i reclusi, mentre sarebbero 5.764 gli agenti penitenziari avviati alla prima somministrazione, con molte regioni in cui nessuno poliziotto è stato ancora vaccinato. Ma "il dato fornito dall'Amministrazione - spiega Aldo Di Giacomo, segretario generale del Sindacato polizia penitenziaria Spp - è un dato non reale, in quanto si parla di avvio alla vaccinazione e non di reale somministrazione che ad ogni buon conto inizierà in questi giorni. Siamo molto preoccupati perché se il virus, ma soprattutto le sue varianti, dovessero entrare nelle carceri il pericolo sarebbe altissimo".
Più in generale, ricostruisce ancora il rapporto di Antigone, troviamo che in regioni come Friuli, Sicilia e Calabria, la campagna è partita già alla fine del mese scorso o all'inizio di marzo, mentre la gran parte delle altre regioni inizieranno dalla settimana prossima. Infine si contano, dall'inizio della pandemia 18 decessi per Covid tra i detenuti e 10 nel personale di polizia.
Donne, bambini e minori
Solo il 4,2 per cento della popolazione carceraria è composta da donne, "una percentuale sostanzialmente stabile nel tempo", arrivata al massimo al 5.4 per cento nel 1992 e al minimo nel 1998, quando si attestava al 3,8. Sul territorio italiano si contano solo quattro carceri femminili mentre sono 46 le sezioni dedicate alle donne all'interno di penitenziari maschili. Diminuisce poi il numero di bambini in carcere con le madri: sono 27 ed erano 57 un anno fa.
Quanto ai minori, i detenuti registrati alla metà di gennaio erano 281, dislocati nei 17 Istituti penali per minorenni presenti in Italia. In totale però, i ragazzi in carico agli uffici di servizio sociale per minorenni sono 13.282.
In calo i detenuti stranieri mentre emergono i primi i casi di tortura
Rappresentano il 32,5 per cento dei detenuti in Italia, ma si tratta di un numero che va lentamente diminuendo: erano infatti il 37, 15 alla fine del 2009, in numeri assoluti meno 6.723. Tuttavia emerge come gli stranieri subiscano maggiormente la custodia cautelare a fronte di reati meno gravi, oltre il 18 per cento è infatti detenuto in attesa del primo giudizio.
Infine una parte del rapporto di Antigone è dedicata al reato di tortura, introdotto nel 2017, e ricostruisce nove casi di questo genere. Il primo dei quali riguarda un agente penitenziario in servizio al carcere di Ferrara, condannato con rito abbreviato, lo scorso 15 gennaio, a tre anni di reclusione per aver pestato un detenuto nella propria cella, dopo averlo ammanettato. Insieme a lui sono stati indagati altri due colleghi che hanno scelto la via ordinaria della giustizia. Gli altri episodi citati, riguardano le strutture di San Gimignano, Torino, Palermo, MIlano, Melfi, Santa Maria Capua Vetere, Pavia e Monza.