Anti casta nei guai
Il silenzio dei media sul caso dei pm vaccinati. Un altro lato del gran caso Gratteri
La polemica sorta dopo l’infelicissimo comunicato di A.N.M. a proposito di priorità vaccinali è intrisa di ipocrisia e doppie verità. E’ certamente inaccettabile l’idea stessa che una categoria professionale invochi per sé un trattamento sanitario privilegiato rispetto ai propri concittadini. Sono valutazioni riservate a chi ha la responsabilità di governare il Paese, rispondendo perciò delle proprie scelte davanti al corpo elettorale. Al tempo stesso, il comparto Giustizia è sicuramente un servizio pubblico essenziale, ed è legittimo chiedersi -magari senza bisogno di minacciare alcunchè- come mai abbia meritato una considerazione inferiore, per dirne una, a quello dei docenti universitari, e dei docenti in generale, da oltre un anno impegnati quasi esclusivamente nella didattica a distanza.
Quando le regole -e le relative deroghe- non sono chiare né univoche, è inevitabile che ne conseguano il caos, il senso di arbitrio, e le recriminazioni più o meno legittime. Tuttavia, è bene che si sappia che, a prescindere dalla improvvida richiesta di ANM, la Magistratura italiana già riceve trattamenti differenziali di favore in più parti d’Italia, quasi sempre insieme al personale di cancelleria, quasi mai insieme agli avvocati. Mi riferiscono dalle Camere Penali territoriali che, per fare qualche esempio, In Liguria, nelle Marche, in Abruzzo ed in Veneto stanno vaccinando Magistrati e personale di Cancelleria. A Trento e a Brindisi addirittura solo i Magistrati. Ma di questo non si è sentita né letta una sola parola, mentre i nostri impavidi cronisti si sono scatenati in Toscana, dove la Regione ha deciso (come in Sicilia) di dare priorità all’intero comparto Giustizia, per una volta compresi gli avvocati; ovviamente, esponendo al pubblico ludibrio solo questi ultimi.
Non una sola di quelle interviste-agguato sul perché e sul per come, e come mai non si vergognassero, a magistrati e cancellieri. Così come si finge tutt’ora, per fare un altro esempio, che non esista un caso Gratteri. Per difendersi dall’accusa di essere un magistrato “no-vax”, avendo egli scritto una partecipe prefazione ad un oscuro libello che prospetta la tesi che la pandemia sia una planetaria e truffaldina operazione politica pluto-giudaico-massonica, ha pubblicamente dichiarato, e poi mai smentito, che nel suo ufficio “siamo tutti vaccinati”. Il dott. Gratteri ha 62 anni, immagino che nel suo ufficio non vi siano ottantenni, mentre la Calabria è il fanalino di coda delle vaccinazioni nazionali.
A parte il personale appartenente alle forze dell’ordine, credo che occorrerebbe spiegare secondo quali criteri e per decisione di chi ciò sia potuto avvenire. Sentito niente? Visto nulla? Chessò, un bel servizio aggressivo con appostamento sotto gli uffici della Procura di Catanzaro a microfono e telecamere accese con giornalista trafelato, che fa tanto giornalismo di inchiesta che non fa sconti a nessuno? Macchè. Tutti muti. Solo lo scivolone di A.N.M., con quel comunicato precipitosamente rimangiato, ha finalmente dato voce alla (moderata) indignazione, ben al riparo, in verità, dei secchi e garbati niet del Presidente Draghi e della Ministra Cartabia. Mi viene il dubbio, leggendolo, che il coraggio e la indignazione siano stati alimentati dalla parte di quel comunicato nella quale si reclamava la vaccinazione “anche per gli avvocati”. Perché sul resto, cioè sui magistrati che continuano a vaccinarsi da soli o in compagnia dei cancellieri, come dicevano i latini, ne verbum quidem.
Gian Domenico Caiazza
presidente Unione camere penali italiane