Davigo ha un guaio. Parla Zanettin (ex Csm)
Perché sul caso Amara la versione del magistrato non torna. "Il vero scandalo riguarda la gestione dei fascicoli da parte delle procure”
“Lo scandalo che nessuno vuole vedere riguarda la gestione dei fascicoli da parte delle procure”, esordisce così l’onorevole Pierantonio Zanettin, esponente di Forza Italia ed ex consigliere del Csm. “I fascicoli vengono letteralmente gestiti: alcuni viaggiano spediti, altri procedono a rilento o vengono riposti nelle cassaforti. Tutto ciò denota un’anomalia sistemica”. Ce l’ha con la procura di Milano? Da quanto risulta, il procuratore capo Francesco Greco riteneva poco attendibile la fonte delle rivelazioni su magistrati, politici e logge segrete. “Mi domando se la procura avrebbe usato la stessa cautela nell’ipotesi in cui il dossier avesse coinvolto una figura di centrodestra. Per non parlare del pm, Paolo Storari, che in modo del tutto irrituale si è rivolto a un singolo consigliere del Csm per investirlo della questione”. A rigor di norma, come avrebbe dovuto agire? “Contro il presunto tentativo di insabbiamento, Storari avrebbe dovuto rivolgersi prima al vertice gerarchico, Greco. Appurata l’inerzia della procura, avrebbe dovuto adire il procuratore generale presso la Cassazione in quanto titolare del potere di avocazione”.
Ma anche la condotta dell’allora consigliere del Csm Davigo non sembra senza macchia... “Ai tempi del mio incarico al Csm, sono stato per due anni in prima commissione, quella incaricata del cosiddetto paradisciplinare. La prassi vuole che un consigliere, qualora a conoscenza di una vicenda simile, investa immediatamente il comitato di presidenza composto dal vicepresidente del Csm, dal procuratore generale e dal primo presidente di Cassazione”. Invece il dossier secretato è stato inviato ai giornalisti, a quanto pare grazie alla mediazione di una ex collaboratrice dello stesso Davigo. “Per me la signora resta una indagata, non è mio costume lanciare attacchi contro persone sottoposte a indagini. Eventuali congetture o sillogismi sull’operato dei protagonisti li lascio ai giornalisti”.
Siamo davanti all’ennesimo scandalo che restituisce l’immagine di una magistratura a pezzi: è la guerra di tutti contro tutti. “L’episodio di cui parliamo è forse il più grave perché coinvolge un componente del Csm, tira in ballo corvi veri o presunti e fa emergere la totale discrezionalità delle procure nella gestione dei fascicoli. E’ sempre più urgente l’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della giustizia”.
Finalmente i presidenti delle Commissioni Affari costituzionali e Giustizia di Montecitorio hanno nominato i due relatori per la proposta di legge vostra e della Lega. “La nostra proposta risale a un anno fa, all’indomani dello scandalo Palamara, e oggi è ancora più necessaria. Non devono esistere santuari inviolabili. Certo, non lascia ben sperare il fatto che siano stati scelti due relatori (Stefano Ceccanti e Federico Conte, ndr), entrambi di sinistra, che nelle scorse settimane si sono espressi pubblicamente contro la nostra iniziativa. Evidentemente i colleghi non comprendono l’urgenza di intervenire su una materia incandescente: dal processo a Matteo Salvini per la storia degli sbarchi fino alle sentenze contro Silvio Berlusconi, derubricate a ’porcheria’ da un noto magistrato, è palese che esiste un cortocircuito irrisolto tra politica e giustizia”.
Il governo Draghi ha annunciato una riforma del sistema: riuscirà nell’impresa? “Viviamo un momento storico unico per varare una vera riforma della giustizia ma temo che non sarà il governo in carica a intestarsi questo risultato”.