Il nuovo processo
A Cartabia il testo della commissione Lattanzi. Agli antipodi del giustizialismo
La Relazione per la modifica del processo penale, del sistema sanzionatorio e della prescrizione della commissione Lattanzi è stata consegnata nelle mani del Guardasigilli Marta Cartabia. Potrà ora essere avviata la mini riforma della Giustizia attesa come segno di discontinuità con le scelte fatte dal precedente governo. Il faro, in tale prospettiva, è stato da subito puntato sulle modifiche alla disciplina della prescrizione, istituto tormentato sul quale lo scontro, ideologico più che giuridico, è senza fine. Si prospetta ora un ritorno a quote più normali, qualunque scelta verrà operata tra le due alternative proposte dalla commissione Lattanzi.
A una prima lettura della Relazione della commissione Lattanzi, si individua il comun denominatore della necessità di velocizzare i processi, esigenza sottesa a numerose delle modifiche del processo e del codice penale proposte e che si rende necessaria in un sistema giudiziario ingolfato e rallentato per molteplici fattori, senza rinunce alle garanzie. Per velocizzare occorre ove possibile il salto della fase dibattimentale, con le sue inevitabili lungaggini essendo il luogo deputato alla formazione della prova nel contraddittorio delle parti. La commissione è icastica sul dibattimento: “La fase del giudizio, cuore dell’istruzione probatoria, è certamente un passaggio particolarmente dispendioso di tempo e di energie, ma che difficilmente può essere razionalizzato senza comprimere garanzie irrinunciabili”.
Tra le proposte più significative, la riqualificazione dell’udienza preliminare: ne verranno limitate le ipotesi e verrà rielaborata la regola di giudizio per la pronuncia della sentenza di non luogo a procedere che dovrà fondarsi sulla valutazione di sufficienza degli elementi raccolti ai fini della condanna in dibattimento con uno spazio di controllo giurisdizionale e in contraddittorio sull’imputazione formulata dal pubblico ministero. In buona sostanza maggiori possibilità di proscioglimento pre-dibattimentale.
Il nuovo patteggiamento prevede, poi, maggior sconto di pena e allargamento dell’istituto ai delitti più gravi fin qui esclusi dall’accordo sulla pena, con possibilità di negoziare con il pm su pene accessorie e confisca, anche per equivalente (temutissimo strumento della patrimonializzazione del diritto penale che aggredisce sempre di più il portafoglio più che la libertà personale). Rappresenta un esempio palmare di offerta di fuga dal dibattimento.
Importante previsione riguarda il rito monocratico con l’introduzione, nei procedimenti a citazione diretta di un’udienza “filtro”, di fatto una parente stretta dell’udienza preliminare, “volta a verificare l’effettiva necessità della celebrazione del dibattimento (…) soprattutto perché il dibattimento per chi è costretto a subirlo costituisce già di per sé una ‘pena’, che non deve essere inflitta se ne mancano le ragioni”. Insomma, anche in questo caso, evitare ove possibili le lungaggini dibattimentali, ma con un’affermazione forte e significativa: il dibattimento è già la pena. Un approccio e una sensibilità al tema che pone la commissione Lattanzi agli antipodi di molte scelte punitive, giustizialiste e senza razionalità giuridica del precedente governo.
Da ultimo, segnalo l’ampliamento delle possibilità di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, istituto che, come scrive la commissione, ha “valenza strategica, rappresentando, da un lato, una valvola deflativa di primaria importanza ancor più in un sistema come il nostro, improntato al principio della obbligatorietà dell’azione penale”.
E qui siamo al cuore del problema. Il sistema tende ad accelerare all’infinito. Ogni riforma ha come scopo dichiarato deflazione e sempre maggior velocità. Evitare tutto ciò che possa rallentare un andamento già lento. Preservare garanzie, contraddittorio e ragionevole durata del processo potrebbe però essere quasi impossibile. Una pletora ingovernabile di norme penali, l’intangibile e non negoziabile necessità che nel rito accusatorio la prova si formi in dibattimento nel contraddittorio delle parti. Come conciliare tutto ciò con l’obbligatorietà dell’azione penale? Depenalizzare a oltranza? Una soluzione possibile. Centinaia di migliaia di notizie di reato iscritte ogni anno in Italia anche per fatti bagatellari. L’argomento è spinoso, suscita prese di posizioni forti e ideologiche. Ma sappiamo bene che questo è un tema caldissimo. Non era compito della commissione affrontarlo, ma prima o poi il legislatore dovrà farlo. La giustizia penale non è la Tav e non possiamo pensare che la velocità possa essere aumentata sempre di più: il rischio è lo schianto.
L'editoriale del direttore