Ecco le proposte per riformare il Csm (in tempi brevi)
La commissione di studio sulla riforma dell'ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura ha pubblicato la sua relazione conclusiva e l'ha trasmessa al ministro Cartabia: si prevedono regole più stringenti per la discesa in campo delle toghe
Aumento del numero dei componenti del Csm e modifica del sistema elettorale, istituzione di un’Alta corte della magistratura, regole più stringenti sulla discesa in politica delle toghe, maggiore rigore su illeciti disciplinari, valutazioni di professionalità e collocamento fuori ruolo dei magistrati. Sono queste le principali proposte di riforma avanzate, nella sua relazione conclusiva, dalla commissione di studio sulla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, istituita a fine marzo dal ministro della Giustizia Marta Cartabia e presieduta dal professor Massimo Luciani.
Pur consapevole che la soluzione dei tanti problemi che riguardano la magistratura italiana necessiterebbe di “un più complessivo sforzo di analisi e di riforma”, che “tuttavia richiederebbe tempi assai lunghi” (incompatibili con le esigenze di rapidità legate all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza), nella relazione la commissione di studio avanza una serie di proposte di riforma che toccano i principali nodi legati al funzionamento del Csm e all’organizzazione della magistratura, alcuni dei quali tristemente emersi negli ultimi mesi a partire dallo scandalo Palamara.
Per quanto riguarda il Csm, la commissione propone di aumentare il numero dei componenti da ventiquattro a trenta (venti togati e dieci laici) e suggerisce di introdurre – attraverso una modifica della Costituzione – il rinnovo parziale ogni due anni dell’organo, con l’obiettivo di “ostacolare il consolidarsi di aggregazioni di interesse che trascendano il corretto esercizio delle funzioni consiliari”. Per quanto riguarda le elezioni del Csm, e sempre nel tentativo di ridurre il peso delle correnti, si propone di ridurre il numero delle firme necessarie per la presentazione delle candidature e il ricorso al sistema del voto singolo trasferibile, che prevede il trasferimento ad altri candidati delle preferenze espresse dagli elettori di candidati già eletti o giunti ultimi.
Attraverso una modifica costituzionale viene inoltre suggerita l’istituzione di un’Alta Corte della magistratura, composta da magistrati ordinari e speciali, a cui affidare il contenzioso sui provvedimenti del Csm e degli organi di garanzia dell’autonomia e dell’indipendenza delle magistrature speciali, nonché la risoluzione dei conflitti di giurisdizione. Previste poi regole più stringenti per la discesa in politica dei magistrati, nella convinzione che “qualsiasi incarico di natura politica sia suscettibile di appannare l’immagine di indipendenza e imparzialità della magistratura”. Per candidarsi alle elezioni il magistrato dovrebbe chiedere l’aspettativa almeno quattro mesi prima e presentarsi in un “luogo territorialmente diverso e lontano” da quello in cui ha svolto le funzioni giudiziarie (la candidatura del pm Catello Maresca a sindaco di Napoli, per capirci, non sarebbe possibile).
Alla luce delle esigenze di buon funzionamento dell’organizzazione della magistratura, la commissione richiama l’attenzione sulla necessità di “un’applicazione rigorosa delle norme concernenti gli illeciti disciplinari” commessi dai magistrati, e inoltre propone una serie di misure per rendere effettive e “non rituali” le valutazioni di professionalità delle toghe (al momento puramente formali, con oltre il 99% di giudizi positivi da parte del Csm). In maniera altrettanto significativa, la commissione presieduta da Luciani suggerisce una rigorosa definizione delle condizioni per il collocamento dei magistrati fuori ruolo, ad esempio nei ministeri o nelle organizzazioni internazionali (oggi le toghe distaccate sono ben duecento). Su questo si prevede che il collocamento possa disporsi “solo se corrisponde a un interesse dell’amministrazione di appartenenza e solo se non ne derivano conseguenze negative per il profilo dell’imparzialità e dell’indipendenza del magistrato”. Le proposte sono sul tavolo, spetterà ora al ministro Cartabia farne una “sintesi”, nella speranza che siano sufficienti a risolvere i mali della magistratura italiana.
il decreto paesi sicuri