Fiano (Pd): "Avanti tutta con la riforma Cartabia, sul garantismo non si gioca"
"Fiducioso in una mediazione ragionevole, ma se il M5s si impunterà saremo fermi: la svolta della giustizia non è negoziabile", dice il deputato dem
Emanuele Fiano chiede un piccolo update: gli affari esteri lo avevano distolto dagli ultimissimi sviluppi. “Com’è andato l’incontro Draghi-Conte? Clima costruttivo? Bene, molto bene”. Poi il messaggio lo dà lui, forte e chiaro: “La riforma della Giustizia è un pilastro fondamentale del governo e del Recovery plan. Il Pd c’è. Sì ad eventuali aggiustamenti tecnici, no a una ridiscussione della ratio”. E boom, stoccata da far rabbrividire i pentastellati della prima ora: “Il garantismo è un misuratore del grado di democrazia di un paese. La direzione verso cui ci chiede di andare l’Europa. Vi dirò di più: racchiude un’idea di sinistra”.
Così il confronto tra le parti – una frangia del M5s è ancora restia ad abbandonare l’agenda Bonafede – dovrà avvenire nel campo della nuova Guardasigilli. Non sarà il Pd, come aveva lasciato intendere il segretario Letta, a inseguire la mediazione: “Questa riforma è stata approvata da tutto il Consiglio dei ministri”, ricorda Fiano. “E come dice Cartabia, la giustizia si deve muovere lungo due binari: ogni processo che si estingue è una sconfitta per lo stato, ma allo stesso tempo se va oltre la ragionevole durata è un danno per vittime e imputati. Ci vuole sintesi. Efficienza. E anche gli investimenti materiali per soddisfare le tempistiche dei processi indicate dalla riforma: attingeremo ai fondi del Pnrr, consapevoli che questo passo in avanti nella giustizia fa parte delle richieste sine qua non presentate dall’Unione europea, contestualmente al Recovery plan”.
Il testo del Ddl è ora all’esame della commissione Giustizia della Camera: gli emendamenti possono essere presentati entro domani e preoccupa fino a dove si spingeranno i parlamentari del Movimento. “C’è una cosa che non capisco”, continua il deputato dem. “Hanno votato anche loro: perché tutti questi interventi oggi? Non si deve in alcun modo uscire dai contenuti della riforma. Noi del Pd”, attraverso il capogruppo alla commissione Alfredo Bazoli, “presenteremo delle piccole migliorie formali, nulla che ne modifichi la ratio. E mi auguro che questa sia anche la linea delle altre forze politiche. Dopo questo vertice tra Draghi e Conte siamo più fiduciosi”.
Il premier di oggi e quello di ieri: Fiano non si spinge in parallelismi. “Sia il governo attuale sia il Conte bis hanno avuto la loro logica nel momento in cui sono iniziati, con il Pd protagonista in entrambi i casi”. E dà un punto a ciascuno: “Accettando Draghi, nessuno deve ignorare che il M5s ha fatto un passo in avanti molto importante. Ha messo in discussione sé stesso e si è riposizionato. Un atto che va riconosciuto”. Secondo, e più importante: “Questo governo fa bene all’Italia. Di fronte alla tragedia, abbiamo avuto la fortuna di allestire un esecutivo di quasi-unità nazionale con a capo una personalità straordinariamente competente: sfruttiamo l’occasione. Il Pd potrà mai essere d’accordo con certe uscite di Salvini? Chiaro che no. Certamente con il M5s c’è più vicinanza, ma permangono le differenze. E quelle sulla giustizia, tra garantismo e giustizialismo, per noi sono fondamentali”.
Quindi “si deve continuare nel segno della mediazione. Che significa che ognuno deve rinunciare a qualcosa: l’essenza del riformismo a cui ci appelliamo storicamente è affrontare la complessità della realtà accettando il compromesso, perché la rigidità ideologica porta al nulla di fatto”. Senza tuttavia cadere nel relativismo puro. “Ci vogliono alcuni capisaldi non negoziabili nella sostanza. Con la riforma Cartabia siamo arrivati a un punto di sintesi molto avanzato: non penso che il Movimento voglia metterci in crisi, ricalcando la stagione Bonafede”. E se così fosse? “Il Pd avrà fermezza. Sperando che la questione non sfoci in un voto di fiducia al governo Draghi. Sarebbe rischioso arrivare a tanto. Ma senza lo sprint sulla giustizia non si va avanti”.
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