La solita gogna
Antonio Caridi era innocente. Vittima del "populismo penale", dice Manconi
L'ex senatore ha trascorso 18 mesi in carcere, venerdì scorso è stato assolto perché il fatto non sussiste. "Si trattava di un’indagine superficiale e pretestuosa"
Venerdì scorso, il tribunale di Reggio Calabria ha assolto, perché il fatto non sussiste, l’ex senatore di centrodestra Antonio Caridi dall’accusa di associazione mafiosa, nell’ambito del processo “Gotha” contro la ’ndrangheta. I pm avevano chiesto una condanna a 20 anni di reclusione, ritenendo Caridi componente di vertice di una cupola mafiosa. Con lui sono stati assolti 14 imputati, mentre altri 15 sono stati condannati, tra cui l’ex parlamentare del Psdi Paolo Romeo (25 anni di reclusione).
La fine di un incubo per Caridi, che a causa dell’inchiesta ha trascorso 18 mesi di custodia cautelare in carcere. L’arresto fu autorizzato dal Senato il 4 agosto 2016. L’allora presidente dell’Aula Pietro Grasso decise a sorpresa di invertire l’ordine del giorno in modo da votare per l’arresto di Caridi prima delle vacanze estive, prima che il tribunale del Riesame si esprimesse sulla legittimità dell’arresto e prima che i parlamentari avessero anche solo il tempo di leggere il materiale giudiziario. Nel caos più totale, mentre i parlamentari del Movimento 5 stelle facevano il gesto delle manette e riprendevano con i cellulari Caridi che giurava la sua innocenza, il Senato diede il via libera all’arresto con i voti favorevoli di M5s e Pd.
L’unico senatore dem (all’epoca guidato da Matteo Renzi) a non votare per l’arresto di Caridi fu Luigi Manconi, che sottolineò “palesi carenze e gravi debolezze delle motivazioni addotte a sostegno della richiesta di arresto”. Proprio Manconi ora al Foglio concede che “dalla sentenza emerge come l’apparato accusatorio fosse bene organizzato, tant’è vero che il processo si è concluso con numerose condanne”. Ma c’è un ma.
“Come i fatti dimostrano, si trattava di un’indagine superficiale e pretestuosa nella parte che riguardava la posizione di Caridi. Questo acuisce il sospetto che nei confronti di quell’indagato fossero state determinanti le considerazioni pregiudiziali, che riguardavano il suo ruolo politico”. “Ancor di più colpisce il fatto che per Caridi la procura avesse chiesto una condanna a vent’anni di reclusione – aggiunge Manconi – Di fronte a tale enorme richiesta, la sentenza che dichiara l’assoluzione perché il fatto non sussiste mi è sembrata la conferma di una sorta di atteggiamento sospettoso nei confronti del rappresentante istituzionale tirato dentro l’indagine”.
Per Manconi è difficile negare la “frettolosità” con cui il Senato autorizzò l’arresto di Caridi: “Eravamo nel pieno del populismo penale e quel fatto traumatico, cioè che Caridi uscisse come senatore dall’Aula del Parlamento e il giorno dopo entrasse a Rebibbia, venne demagogicamente interpretato da qualcuno come un utile contributo a quelle pulsioni. Non mi riferisco a Grasso, che non è uomo volgare. Ma certamente quel clima accelerò la procedura”. Così, Caridi ha trascorso 18 mesi in carcere da innocente. “Finalmente si incomincia a comprendere che la custodia cautelare è per sua stessa natura qualcosa di incivile e che viene utilizzata e interpretata quale forma di pena anticipata. La riforma Cartabia utilmente rende più tassative le esigenze necessarie per disporre la custodia cautelare”, conclude Manconi.
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