Colpo ai manettari
Crolla l'inchiesta contro Oliverio di Gratteri, che non impugna l'assoluzione
L'ex presidente della regione Calabria era accusato di corruzione e abuso di ufficio. Il magistrato, di fronte all'infondatezza delle sue accuse, deve arrendersi
Mentre Nicola Gratteri, procuratore capo di Catanzaro, va in giro per televisioni e feste di giornale ad attaccare la riforma Cartabia e a spiegare come dovrebbe funzionare la giustizia italiana, crolla definitivamente l’inchiesta che lo stesso Gratteri lanciò con grande enfasi nel dicembre 2018 contro l’allora presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, accusato di corruzione e abuso d’ufficio. Lo scorso gennaio, Oliverio è stato assolto in rito abbreviato da tutte le accuse. Nei suoi confronti, la procura guidata da Gratteri aveva chiesto una condanna a quattro anni e otto mesi di reclusione. Ora, come confermato al Foglio dall’avvocato Enzo Belvedere, legale di Oliverio, la sentenza di assoluzione è diventata definitiva, in virtù della mancata impugnazione entro i termini da parte della procura. Insomma, anche Gratteri alla fine si è arreso di fronte all’infondatezza del proprio impianto accusatorio.
L’inchiesta deflagrò nel dicembre 2018. Il governatore Oliverio venne accusato prima di abuso d’ufficio e poi di corruzione per presunte irregolarità negli appalti per la realizzazione di alcune opere pubbliche a Cosenza, Lorica e Scalea. Con lui vennero indagati anche l’ex consigliere regionale Nicola Adamo e la parlamentare Enza Bruno Bossio. Anche quest’ultimi sono poi stati prosciolti in udienza preliminare. L’inchiesta sconvolse la politica calabrese. Oltre a muovere pesantissime accuse (ad alcuni indagati venne anche contestata l’aggravante di aver favorito la ‘ndrangheta), la procura guidata da Gratteri si spinse addirittura a chiedere per Oliverio gli arresti domiciliari, poi non accolti dal gip, che applicò nei confronti del governatore la misura – più morbida, ma comunque clamorosa – dell’obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore, suo comune di residenza in provincia di Cosenza. Il presidente di regione rimase confinato nel suo comune per tre mesi, fino a quando la Cassazione annullò il provvedimento demolendo l’impianto accusatorio dei pm con parole durissime. Secondo i giudici di Cassazione, infatti, dalle carte dell’inchiesta si rilevava un “chiaro pregiudizio accusatorio” ai danni di Oliverio. In particolare, si sottolineava come gli elementi indiziari fossero stati desunti dalle intercettazioni di conversazioni di altri indagati, alle quali Oliverio non aveva mai preso parte, intercettazioni che venivano “lette ed interpretate senza considerare la intonazione canzonatoria e irriverente assunta dagli interlocutori sintomatica del compiacimento per essere riusciti a persuadere il presidente della Regione della bontà dei loro progetti e della serietà della operazione imprenditoriale”. In sostanza, si leggeva nelle motivazioni del provvedimento della Cassazione, “la chiave di lettura delle conversazioni muove dal chiaro pregiudizio accusatorio che anche il ricorrente avesse condiviso le modalità fraudolente con cui dovevano essere finanziate le opere appaltate”.
Nonostante la bocciatura della Cassazione, i pm non si diedero pace, chiedendo per Oliverio nientedimeno che una condanna a quattro anni e otto mesi. Il 4 gennaio 2021 il gup di Catanzaro ha assolto Oliverio perché “il fatto non sussiste”. Solo di fronte a questa ennesima figuraccia la procura ha deciso di arrendersi, non impugnando la sentenza, che così ora è passata in giudicato. Oliverio resta coinvolto in altri due procedimenti, che però sembrano destinati al medesimo epilogo: in uno, nato dall’inchiesta “Passepartout”, la stessa procura di Catanzaro aveva chiesto il suo proscioglimento per quasi tutte le imputazioni, in un altro a Oliverio viene contestata l’accusa di peculato per un’intervista rilasciata al festival di Spoleto. L’immagine e la carriera politica di Oliverio nel frattempo sono state demolite. Il governatore calabrese respinse le richieste di dimissioni provenienti soprattutto da M5s e Lega, ma venne scaricato dal segretario del Pd Nicola Zingaretti, che alle elezioni regionali del gennaio 2020 preferì candidare l’imprenditore Pippo Callipo, poi sconfitto da Jole Santelli. In ottobre la Calabria tornerà al voto e Oliverio ha deciso di ricandidarsi con una propria lista, ma i sondaggi lo danno lontano dalla presidenza. Da Gratteri, ovviamente, nessun accenno di scuse. Il pm, anzi, da settimane attacca a testa bassa contro la riforma del processo penale voluta dalla ministra Cartabia. Accusato di gravi reati, confinato in un luogo lontano, distrutto politicamente e umanamente, infine assolto: è questo il modello di giustizia desiderato da Gratteri?